11 febbraio 2019

UNIVERSITÀ DI MILANO TRIPOLARE

Riaprire la discussione senza condizionamenti finanziari


Il 7 febbraio scorso il nuovo rettore Elio Franzini ha inaugurato l’anno accademico. Uno dei primi argomenti che ha esposto nella prolusione è stato l’assetto strutturale dell’Università degli Studi di Milano su tre poli: Cà Grande, Città degli Studi, Rho-expo. È una novità, rispetto all’impostazione dell’ex-rettore Vago, che va considerata favorevolmente, seppur nei suoi limiti. Come si è saputo anche dai giornali, l’attuale rottura del progetto di Vago (trasferimento globale e vendita delle aree universitarie non vincolate) deriva dalla razionale e coraggiosa posizione espressa dai dipartimenti di Matematica, Informatica e Fisica, contrari al trasferimento. Essi, recentemente, hanno formulato un documento programmatico indirizzato al rettore e reso pubblico.

Due anni fa su questo settimanale raccomandavo al sindaco Sala di evitare due grossi errori, cioè trapiantare i due IRCCS (Istituto Nazionale Tumori e Istituto Neurologico Besta) e tutti i dipartimenti scientifici di UniMi (matematica, informatica, fisica, biologia, chimica, scienze della terra, scienze agricole e alimentari, scienze farmaceutiche), in due aree di risulta: gli istituti di ricerca medica a Sesto S. Giovanni nell’area dell’ex industria metallurgica Falck, e l’università nell’area rimasta invenduta dopo la fine di Expo.

Questa scelta strategica del Comune di Milano era dettata non da un inesistente progetto di miglioramento urbanistico, bensì da preoccupazioni finanziarie, cioè valorizzare aree abbandonate da anni. Dal 2016 ho seguito, in particolare, tutto l’iter della proposta di spostamento di UniMi scientifica, della quale hanno scritto anche su ArcipelagoMilano molte persone bene informate. Il dibattito ha avuto numerosi occasioni pubbliche (“audizioni” !?) a Palazzo Marino, che hanno in pratica costituito un alibi di democraticità per l’assessore e le commissioni consiliari. Nessuno degli argomenti portati nei vari interventi dei cittadini ha avuto un riscontro. Parallelamente nell’Università di Milano l’ex-rettore Vago ha impostato una campagna agguerrita per convincere i propri colleghi ad aderire al trasferimento a Rho-ex-expo, ottenendo così l’assenso (a maggioranza) del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione.

L’Amministrazione comunale, per rispondere alle forti critiche sollevate in numerose occasioni, ha commissionato uno studio al prof. arch. Balducci (ex assessore prima di Maran). La relazione prodotta trattava il miglioramento di piste ciclabili e di percorsi per jogging, creazione di parcheggi per bici, alcune pedonalizzazioni, ma non c’era una sola pagina che descrivesse tecnicamente l’inadeguatezza strutturale e la fatiscenza degli attuali edifici universitari (delle quali aveva parlato Balducci in un’intervista al Corriere nel 2017).

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Nell’aprile 2018 la società di progettazione australiana Lendleasing, ha presentato (al Politecnico) tramite una sua branca italiana, uno studio preliminare di realizzazione di MIND (Milano INnovation District) a Rho-expo, ricca di gergo inglese (fa sempre effetto pubblicitario) e di ammalianti rendering, con automobiline elettriche a guida automatica, montagnette artificiali con alberelli (però mancava il laghetto con i cigni !). Ovviamente un succoso boccone per i professionisti.

Il trasferimento di Veterinaria a Lodi, a mio avviso, è, giustificato dall’esistenza in quella città di un moderno centro di ricerca pluridisciplinare localizzato in un’area tipicamente agricola. Ovviamente non si può invece dimenticare che la facoltà agro-alimentare non si è affiancata a veterinaria (questione già proposta da anni) ma ha accolto favorevolmente la scelta di ex-expo, un’area ormai definitivamente sottratta al verde agricolo e nettamente più distante dalle proprie aziende sperimentali – didattiche situate nel lodigiano, nel pavese, e nella provincia di Alessandria.

Uno degli errori di democrazia reale del Sindaco e dell’Assessore Maran è di proporre un “uditore” al tavolo dei decisori (vedi sue dichiarazioni orali in un incontro il 25 novembre 2018, in Via Feltre, poi ripreso dai giornali in gennaio 2019). Come assessore all’urbanistica, da oltre due anni, tiene una posizione subalterna incompatibile con il mandato di rappresentanza: “… da Città Studi sappiamo chi va via [l’università] non sappiamo chi viene …”. La rinuncia (o forse incapacità?) a impostare un serio discorso di strategia urbanistica è a dir poco irresponsabile.

Il rappresentante di centinaia di migliaia di cittadini non può attendere le scelte fatte sia da interessi privati, che da orientamenti di singole istituzioni pubbliche. L’invito, come uditore, di un rappresentante della cittadinanza, al tavolo dei “potenti” è palesemente la classica foglia di fico per sbandierare la democrazia partecipativa. Questa proposta di delocalizzazione globale, tra l’altro è in palese contrasto con le strategie di altre due università milanesi, la Cattolica e la Boccconi, che hanno ampliato le proprie strutture edilizie nel centro e semi-centro di Milano vicino alle sedi storiche.

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Un argomento ostativo che ci viene opposto è il “Patto per la Lombardia” che prevede un finanziamento pubblico di 1,6 miliardi di euro in dieci anni per realizzare MIND (Milan Innovation District) a Rho-ex-expo. Ma fortunatamente questo patto non è scritto nelle tavole del Monte Sinai o nella nostra Costituzione, quindi si può ridiscuterne l’articolazione, in particolare la condizione del trasferimento di UniMi scientifica.

In conclusione, partendo dalla dichiarazione di tripolarità del Rettore Franzini, e considerando che la situazione non ha carattere emergenziale, tale da doversi decidere subito un intervento, credo sia ragionevole chiedere innanzitutto una moratoria per la pubblicazione di bandi di progettazione.

Contemporaneamente il Comune di Milano dovrebbe creare una consulta di esperti designati da ciascuna delle componenti della cittadinanza: istituzioni (Comune, Regione, Università, due IRCCS, altri enti pubblici di ricerca presenti in Città Studi), associazioni di residenti, associazioni del commercio e del lavoro. Scopo principale della consulta dovrebbe essere l’analisi, sufficientemente approfondita, di alcuni punti determinanti:
1. Criteri e metodologia per definire scelte così importanti di trasformazione urbanistica, (con effetti valutabili sulla scala del secolo).
2. Motivazioni tecniche ed economiche addotte per sostenere la proposta di trasferimento (finora sono stati forniti soltanto argomenti superficiali quindi discutibili).
3. Valutazione comparativa di scenari alternativi al trasferimento.
4. Stesura di una relazione finale che tenga conto di tutti i pareri espressi, entro sei-otto mesi.
Al termine dei lavori si dovrà chiedere ai Cittadini di esprimersi su scelte chiare e motivate.

Ennio Galante



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  1. Edvige CambiaghiConcordo con quanto esposto dal Dr. Galante, l'unico appunto è la mancanza di analisi sui costi economici previsti dal trasferimento, sia parziale sia totale, delle facoltà scientifiche di UNiMi, che rischiano di creare un indebitamento insostenibile per il buon andamento dell'Università, considerando anche che, a tali costi, vanno aggiunti anche quelli che comunque l'Università dovrà sostenere per rendere a norma i Dipartimenti, che ne necessitano, durante il periodo di attesa fino all'eventuale trasferimento.
    13 febbraio 2019 • 12:45Rispondi
  2. AndreaLa metodologia è condivisibile ma non si può proporre ogni volta che non si è d'accordo con le decisioni prese. Pur condividendo in parte le preoccupazioni di tale trasferimento ormai la strada è tracciata. Per esperienza le facoltà scientifiche di Città Studi hanno una sede inadatta per il loro scopo e sono totalmente scollegate dall'industria che potrebbe/dovrebbe supportarle. L'ex area Expo dove già si stanno insediando multinazionali ed il IIT è il posto ideale per creare quelle sinergie di cui la statale ha sempre avuto bisogno. Discorso diverso è il caso degli spazi che come documentato da voi causeranno dei problemi. Il fatto che Matematica ed Informatica possano rimanere dove sono attualmente può giovare a Fisica, Chimica e Biologia. Tuttavia questi discorsi bisogna farli pensando anche al lato economico: non si può tergiversare in continuazione quando le NON SCELTE hanno anch'esse un peso economico. Tantomeno pensare che le scelte proposte dall'autore hanno anche esse dei costi, molto probabilmente più elevati.
    13 febbraio 2019 • 19:14Rispondi
  3. Roberto RamascoSono d'accordo con Andrea. Auspico che si eviti di fare come i nostri politici, che quando non sono d'accordo creano una Commissione, così si rimanda ogni scelta e poi non si fa niente
    15 febbraio 2019 • 12:04Rispondi
  4. AndreaPremesso che l'assunto "le facoltà scientifiche di Città Studi hanno una sede inadatta per il loro scopo" è molto discutibile (dato che studenti e professori in buona parte NON sono d'accordo con il trasferimento) sarebbe anche da riflettere sul fatto che ad Expo gli spazi saranno MINORI rispetto a quelli in Città Studi... Spazi che saranno, peraltro, in affitto con costi assolutamente assurdi rispetto a quelli che comporterebbe una razionalizzazione degli edifici attuali (situati in una zona molto più centrale di Milano...). Insomma, a chiunque non in mala fede, risulta abbastanza evidente che la collettività non avrebbe alcun vantaggio da tale trasferimento... l'unico vantaggio l'avrà la società di Expo che troverà qualcuno a cui "rifilare" quei terreni inutili e inquinati in modo da riassestare le sue finanze.
    7 aprile 2019 • 02:05Rispondi
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