10 luglio 2018

UNA MORATORIA AI CANTIERI DI MILANO

Utile effervescenza o ansia di visibilità dell'amministrazione?


La disputa verbale in atto su diversi ring, sulla opportunità o meno di riaprire i navigli, offre lo spunto per richiamare l’attenzione sul tema dei cantieri, dei tanti, dei troppi cantieri aperti in tutta la città; la città è ormai da molto tempo tutta un cantiere, senza esclusione di zona. Si può dire che l’attività delle costruzioni non abbia conosciuto soste, non abbia conosciuto la crisi, neppure quella del 2008, non l’ha neanche vista di striscio. Dubbi sulla provenienza di tutti quei soldi che facevano svettare verso il cielo imponenti e altissime gru, certamente ne venivano, ma erano prontamente tacitati con la risposta “sono fondi arabi”, di Abu Dhabi, Dubai, e via così, col beneficio d’inventario ovviamente.

09_szego_26Ma non è la provenienza dei soldi l’argomento che ci interessa, bensì questa eterna precarietà di strade, marciapiedi, linee tranviarie, ecc a causa dei moltissimi cantieri, dove certamente la MM, prima con la linea 5 ora la 4, fanno la parte del leone.

Milano sembra un po’ la signora che per migliorare il suo aspetto inizia a frequentare le cliniche di chirurgia plastica, prima gli occhi, e quando le ferite non sono ancora rimarginate, attacca gli zigomi e quel poco poco di pappagorgia, e quando non tutto è ancora rimarginato, si sottopone all’operazione di rassodamento del seno, e lì la parziale uscita di scena si protrae un po’ di più. Ma non ha ancora finito l’isolamento che già parte con la liposuzione di glutei e cosce. E così ancora avanti col risultato che tutto quel sacrificio fatto per essere più bella, la costringe da lungo tempo ad essere impresentabile e infrequentabile. E magari al momento in cui ha finito la “ristrutturazione”, già cedono i punti o la pelle sui primi interventi, e idem a catena per tutte le altre porzioni del corpo aggredite, per cui si ricomincia il ciclo continuando ad essere brutta e impresentabile. Ci vuole un momento di tregua o moratoria per godere dei risultati man mano conseguiti.

Ovviamente questo era un esempio estremo e metaforico, ma di certo Milano in questo momento è parecchio sottosopra, brutta da vedere e da vivere, perché … si sta facendo bella; se non ci si ferma un momento a riflettere il rischio sarà davvero questo.

Ed ecco le riflessioni che si suggeriscono: una volta terminata la linea 4 della MM, basta! si chiuda ogni cantiere di Metropolitana ed altri della mobilità pubblica. A Milano c’è fortunatamente un lay out di rete, di superficie e underground, forse tra i migliori al mondo: si può coi mezzi pubblici andare da un qualsiasi punto a qualsiasi altro, al massimo con un cambio di mezzo e al massimo con qualche decina di mt da percorrere a piedi all’arrivo o alla partenza. Non c’è assolutamente un problema di scarsa copertura di rete, per cui non si aprano nuovi cantieri, almeno per una decade, per poterci vivere la città abbellita, ripulita, sgombera da transenne, da rumori addizionali, polvere, mezzi di cantiere, ecc Se si vuole collegare Monza con la MM, ben venga, perché comunque i cantieri sarebbero fuori città.

Ma non c’è solo la MM, si pensi solo alla paventata riapertura dei navigli, quale ulteriore caos comporterebbe, e quindi a maggior ragione si può e deve sostenere che le componenti di disagio per il cittadino, aspetto estetico e funzionalità della città, debbano essere tenute in maggior conto quando si pianificano opere a grande impatto cantieristico

Infine ci sono i cantieri di edilizia privata, davvero molti, a cui però non è pensabile l’applicazione forzata di moratorie, ma crediamo che una sorta di pianificazione concordata che offra i minori disagi alla popolazione sia sempre auspicabile e possibile.

Eduardo Szego



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