29 maggio 2018

I SAPERI DEL TERZO MILLENNIO NON SONO ARRIVATI A MILANO

Un PGT della continuità del '900


Come sarà la Milano del 2030? Con questo quesito il Sindaco, l’Assessore all’urbanistica ed il sistema di tecnici ed esperti che li coadiuvano si accingono a propagandare il Piano di Governo del Territorio in fase di stesura, in tre sedute, di cui la prima si è tenuta alla Triennale sabato 19 maggio. Il titolo/quesito fa presupporre scenari, alternative di sviluppo, processi di system thinking e proposte di partecipazione attiva dei cittadini alla costruzione del piano, in coerenza e simmetria con le moderne prassi programmatorie in atto nelle città dei paesi sviluppati. Nulla di tutto questo: la presentazione consiste in una illustrazione passiva ai cittadini (considerati sedentari destinatari di un processo di sviluppo del territorio lineare) articolata in due momenti.

PGT Piano di Governo del Territorio

Nel primo l’Assessore all’urbanistica ed una serie di tecnici illustrano le regole dello sviluppo fisico, nel secondo l’Assessora all’innovazione, coadiuvata dai Rettori di Bicocca e Politecnico e da esperti illustrano le regole di sviluppo del sapere e dell’economia.

Le regole di sviluppo fisico sono sintetizzabili in:

– grosso peso alle iniziative fondiarie ereditate dal passato: le solite aree ferroviarie dismesse (il discusso mito che ci accompagna dall’inizio del secondo millennio), ed il riuso delle aree ex Expo, secondo i principi progettuali dei tecnopoli ‘pesanti’ del secondo dopoguerra;

– un ammodernamento infrastrutturale, la realizzazione della “circle line”, ossia il completamento della cintura ferroviaria, utile ma che non esce da una visione ottocentesca delle infrastrutture urbane. Questo intervento è enunciato nei soli elementi tecnici, con una completa assenza delle sue implicazioni in termini di nuova visione urbana. Essa dovrebbe essere compensata dalla liberalizzazione delle volumetrie sulle aree d’interscambio. Ossia il Far West volumetrico come antidoto all’assenza di progettualità;

– interventi nelle ‘periferie’ per far fronte all’emergenza abitativa (la virtuosa ristrutturazione di 3.000 alloggi) e riqualificazione di sei aree grazie alla magia dell’urban design;

– una dose massiccia di verde (verde ovunque: nuovi parchi, lungo la cintura ferroviaria, sui tetti, sul tuo terrazzo…) a mitigare la pressione della nuova edificazione. Interventi di cui non viene misurato l’effetto di mitigazione e neppure il costo.

Come si vede lo strumento è costruito secondo la metrica dell’urbanistica di epoca industriale, basata sulla relazione volumi costruibili e accessibilità a scala metropolitana (una dimensione quest’ultima assente nelle presentazioni).

É una metrica ormai obsoleta, superata dalle più attuali interrelazioni fra tempo analogico e tempo virtuale e fra spazio fisico e spazio biologico. In sintesi, un moderno progetto urbano deve essere supportato da una metrica capace di rappresentare le interdipendenze fra gli storici m2 , i bit (che misurano la connettività di un contesto) ed i gram di DNA (1 gram di DNA può stoccare 145 miliardi di CD) che rappresentano il passaggio dalla città ‘del fossile’, costruita sul principio di sottrazione di materia, alla città biologica, costruita sulle nano-biotecnologie, che lavora in termini additivi, ma è destinata ad azzerare gran parte degli storici spazi funzionali della città. Questa metrica si accompagna ad una visione dello spazio e delle relazioni umane che non opera per luoghi circoscritti ma per ecosistemi. É il passaggio fondamentale dall’urbanistica come miglioramento di un luogo, all’urbanistica come catapulta di nuovo sviluppo, in un processo che travalica i confini amministrativi.

La spiegazione dell’arretratezza nell’impostazione del PGT viene dalla seconda serie di interventi, dedicati allo sviluppo del sapere e dell’economia.

Le presentazioni dei Rettori (del Politecnico e di Bicocca), se pur avverte l’esigenza di ripensare l’organizzazione delle scienze in relazione alla loro dirompente evoluzione, non trae adeguate conseguenze dagli ‘tsunami’ che stanno investendo il mondo del sapere, con il declino dell’istruzione ‘stanziale’ a favore di sistemi ubiqui destinati: 1) ad accompagnare i cittadini nel loro intero ciclo di vita, 2) ad attrarre in modo continuo nuovi saperi nella città, per aumentare le potenzialità “del suo cervello”. É proprio sulla dilatazione del cervello urbano che puntano le più avvedute politiche di rigenerazione urbana, per far fronte ai nuovi processi cognitivi, e questo implica un enorme balzo in avanti nella qualità dei servizi erogabili da università, da centri di ricerca ma, soprattutto, dalla pubblica amministrazione.

Tutto questo è assente nelle relazioni dei Rettori, i quali puntano ad un miglior attrezzaggio per gli studenti stanziali (in termini di residenze, ispirandosi al mito dei campus made in USA), e a interventi di ‘design’ per la ristrutturazione delle vecchie sedi (Politecnico), oltre che la migrazione degli edifici-container da Città studi nel recinto ex Expo.

La visione economica si basa sull’equivoco che i nuovi processi produttivi urbani saranno dominati dal ‘Futuro artigiano’ in grado di usare Arduino e 3D printing. Senza negare la funzione dell’artigiano, anche nell’era digitale, questa visione è consolatoria ma catastrofica, perché una grande metropoli deve avere la consapevolezza e le capacità per dialogare con le grandi “platform capitalist” (Alphabet, Apple, Facebook, Amazon, Baidu, Alibaba, Tencent,…) che dominano la scena economica e che minacciano di espropriare le funzioni della pubblica amministrazione.

Per concludere occorre fare ogni sforzo per aiutare Milano ad uscire dalla logica di questo “Bubble PGT”, che illude di gestire processi dirompenti con ricette appartenenti al passato.

Questo sforzo può concretizzarsi con due azioni di emergenza: 1) imparare, imparare, imparare, attivando un nuovo modello di scuola civica capace di diffondere rapidamente una nuova cultura dell’innovazione, 2) riqualificare con urgenza la pubblica amministrazione perché l’innovazione abbia una testa civica adeguata alle esigenze/opportunità di rinnovo della metropoli ambrosiana.

Giuseppe Longhi


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