26 luglio 2017

REFERENDUM SUI NAVIGLI: RACCOMANDAZIONI PER L’USO

Sulla chiarezza del quesito poggia il giusto giudizio dei cittadini


È uomo d’azione, Beppe Sala e il progetto della Riapertura dei Navigli comincia a tradursi da sogno di una notte (elettorale) di mezza estate in ipotesi concreta. In occasione delle prossime elezioni regionali, fa sapere il Sindaco, la cittadinanza sarà chiamata a esprimere un sì o un no.

08ucciero28FBAl di là del merito corposissimo della vicenda, su cui ArcipelagoMilano sta raccogliendo diverse e per fortuna non sempre intonate voci, è bene mettere fin d’ora le mani avanti: il metodo sarà questione di grandissima rilevanza, incidendo sulla corretta formazione della pubblica opinione e quindi della decisione collettiva.

Il ricorso alla volontà popolare non garantisce di per sé la bontà della scelta e del resto è già accaduto che una piazza manipolata ad arte scegliesse senza rimpianti di salvare l’assassino Barabba e non il Figlio di Dio. Il confine tra espressione matura della volontà democratica e ricerca del consenso plebiscitario è spesso labile e chiede di essere molto ben presidiato.

Già la formulazione del quesito appare dirimente, ed anche qui il Sindaco sembra tagliare il nodo: «Non porrò mai la domanda “siete favorevoli alla riapertura dei Navigli”, ma presenterò un progetto che tenga conto dei costi, dei lavori, dei disagi per il traffico». È un buon inizio, ma non sufficiente.

Del resto, come tutti sanno, la cittadinanza si è già pronunciata sul tema in generale, e non avrebbe senso riproporre un quesito su cui si è già espressa nel 2011. Per quale motivo dunque Beppe Sala cerca di nuovo il timbro della volontà popolare?

Per sensibilità democratica, certo e non è legittimo dubitarne, ma forse anche per condividere la responsabilità gravosa di tradurre l’indirizzo politico del 2011 in un concreto atto di governo. Gravoso perché non sfuggono problematiche e complessità degli interessi in campo: meglio allora richiamare il popolo alle urne perché si esprima questa volta su di un quesito organizzato attorno alla forma del progetto concreto. Scelta lodevole nell’ispirazione democratica dichiarata, ma non agevole, anzi decisamente problematica per non dire contraddittoria nella sua attuazione.

C’è da dubitare che la cittadinanza possa esprimersi con cognizione di causa sul merito di un progetto, che per la sua complessità tecnica divide gli esperti, già avviluppati in un selvaggio corpo a corpo attorno al concetto degli interessi “edonici” … .

Si avverte il rischio di confondere la titolarità dell’indirizzo politico con quella della gestione amministrativa, essendo ben chiaro che il primo può toccare alla cittadinanza, mentre il secondo forma lo specifico ambito dell’amministrazione “competente”. Del resto, la nostra pratica istituzionale è d’insegnamento: mentre si è chiesto al popolo italiano di scegliere tra monarchia  e repubblica, si è affidato alla classe politica di elaborare e decidere sulla Costituzione.

Dunque, come si diceva una volta, il problema è (dovrebbe essere) politico più che tecnico e solo a questa stregua avrebbe davvero senso il coinvolgimento della cittadinanza, a cui andrebbe semmai posto il quesito di fondo nei suoi termini più essenziali e generali e quindi: la Riapertura dei Navigli è la priorità cittadina su cui investire oltre 400 milioni di euro? Sono ben spesi tutti questi soldi o c’è qualcosa, e cosa, di più meritevole e urgente?

Questo l’autentico quesito da proporre ai milanesi nel forum cittadino, al di là della scheda referendaria, e non vale dire che forse non  sarebbero soldini estratti dalle tasche dei milanesi ma da quelle comunitarie, che intanto son sempre soldi pubblici e poi soprattutto potrebbero essere spesi ben altrimenti.

Sul punto, a dire il vero, Beppe Sala sottace quanto disse nei giorni elettorali: “Non è la priorità, può far paura ma ha un grande fascino e fa sognare”. Se nel maggio 2017 i Navigli non erano prioritari, è lecito chiedere  cosa sia successo nel frattempo? Si sono risolte o avviate a soluzione le altre dure questioni che mordono la vita di centinaia di migliaia di cittadini: il disagio delle periferie, la condizione dell’edilizia popolare e scolastica, la disoccupazione giovanile, il disagio sociale, l’immigrazione?

Non pare, e allora per quale motivo una “non priorità” come la riapertura dei Navigli avrebbe subìto una tale metamorfosi da motivare solo un anno dopo un investimento così rilevante, sottraendo risorse ad altri interessi assai più corposi, legittimi ed insoddisfatti?

La questione referendaria, dunque, sarà bene che non si limiti a considerare se i conti son giusti o se il traffico sarà ben regolato, ma piuttosto dovrà ampliarsi alla valutazione, più ampia e complessiva, del se la Riapertura dei Navigli sia l’iniziativa prioritaria nel quadro complessivo dello sviluppo cittadino e metropolitano.

Ma detto tutto questo, è anche bene che il dibattito referendario approfondisca per bene il merito del progetto proposto e delle questioni che intende sciogliere. Non è sufficiente qui, allora, che si presenti il progetto tutto ben rivestito, con il suo bravo rendering, con i conti su carta patinata ed il timbro degli autorevoli studiosi del Politecnico, ma occorre essenzialmente che a tutte le voci pro e contro sia dato eguale spazio dialettico.

In Svizzera, patria dei referendum, la proposta referendaria viene accompagnata da una campagna informativa istituzionale di garanzia, al punto che il quesito referendario  sottoposto viene supportato da schede illustrative redatte dai fautori del sì e del no.

Prenda appunti la Giunta Sala,  e si facesse una bella gita in Canton Ticino, magari in barca sulla idrovia Venezia Locarno, tanto apprezzata. Ma anche questo non basta, occorre che venga garantito al dibattito pubblico tutto quanto serve per generare una opinione informata, e quindi tempo adeguato, strumenti informativi, occasioni di vero confronto.

Occorre una piattaforma di informazione, confronto, approfondimento, aperta a tutti. Occorre non solo quando il progetto sarà definito, ma soprattutto ora, nella misura in cui è dal confronto che potranno venire le alternative, le soluzioni intermedie, la varianti, che peraltro già cominciano fare capolino.

Insomma, caro Sindaco, facciamo dei Navigli l’occasione per accrescere, e di quanto, la partecipazione democratica al processo deliberativo prima e decisionale poi. Apriamo una piattaforma condivisa in rete, rendiamo pubblici documenti e conti, presentiamo in contraddittorio le ragioni delle diverse opinioni, coinvolgiamo i cittadini e le imprese direttamente toccate dai lavoro dell’opera, preoccupati dell’impatto locale, o i cittadini e le associazioni che in periferia cominciano a vedere le finalità messe in secondo ordine.

Stimoliamo cittadinanza, istituzioni e stakeholder,  e magari anche i partiti (se gli interessa … ), in un dibattito onesto che sappia chiarire se e come l’investimento sulla riapertura dei Navigli è organico e prioritario nella visione complessiva del futuro di Milano, nella ripetizione sempre più stanca della logica del grande evento mediatico, o se il futuro di Milano passa attraverso altre operazioni, altre visioni e altre priorità.

Formulazione del quesito, garanzia di completezza dell’informazione istituzionale, spazi e strumenti di partecipazione, sono tutti aspetti che concorrono a fare dell’occasione referendaria sui Navigli, se ci sarà, un’occasione comunque preziosa di crescita democratica e civica. Prepariamoli bene, prepariamoci bene.

Giuseppe Ucciero



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