12 luglio 2017

IL PROGETTO DI RIAPERTURA DEI NAVIGLI: ANCORA UN PARERE

La reale attuabilità economica e finanziaria è ancora tutta da determinare


Il recente Studio di Fattibilità del Politecnico di Milano in merito al Progetto Riapertura dei Navigli (PRN) non risponde adeguatamente in merito alla fattibilità economica, cioè al Bilancio Benefici/Costi dell’Opera. Data la novità, l’importanza dell’opera e il rilevante impegno finanziario richiesto, non è possibile, o quantomeno sarebbe consigliabile, non assumere decisioni in merito all’implementazione della progettazione e dell’opera, prima di aver approfondito adeguatamente la sostenibilità economica del Progetto.

10pugno26FBSi deve esaminare in primo luogo la natura del Progetto di Riapertura dei Navigli. Il Progetto non è riconducibile a un progetto d’infrastruttura di trasporto ma piuttosto a un progetto di Eredità Culturali (Cultural Heritage) e come tale va trattato con la metodologia secondo lo Stato dell’Arte in materia.

La proposta di Riapertura dei Navigli e l’Area C sono fra di loro funzionali e al tempo stesso in contraddizione e rappresentano probabilmente l’intervento urbanistico più importante della Città di Milano degli ultimi decenni. Come tali non può essere lasciato nel vago in merito alla loro fattibilità in termini Bilancio Benefici/Costi perciò meritano un approfondimento adeguato.

Oltre a cambiare/integrare la metodologia di valutazione economica, l’approfondimento del Bilancio Benefici e Costi potrebbe portare a risultati positivi solo se si mettono in conto anche i benefici delle inevitabili ed ineludibili trasformazioni urbanistiche nel centro della città, e nelle altre aree.

Queste trasformazioni urbanistiche devono però essere finalizzate al fine di rendere il Progetto di riapertura sostenibile economicamente. Questo è possibile solo proponendo trasformazioni urbanistiche funzionali a quella che è stata, è dovrà essere la “mission” di Milano: fornire opportunità di lavoro, di reddito e di promozione sociale ampiamente superiori a quelle che le altre realtà urbane italiane possono offrire.

Il problema pertanto non è se ci sono o no le condizioni per rendere fattibile il Progetto dei Navigli, queste probabilmente potrebbero esserci. Il problema principale è che si tratta di un progetto complesso, legato alla riconversione dell’area del Policlinico e che non può essere realizzato con i tempi con cui si fanno le Opere Pubbliche in Italia, ma richiede un Project &. Construction Management (P&CM) di qualità, necessario per garantire i risultati in termini di tempi e di costi. Senza questa condizione le conclusioni positive in merito non ci saranno ed il progetto non sarà sostenibile economicamente, vale a dire non contribuirà alla crescita del PIL.

Purtroppo però in Italia questa cultura e predisposizione nella Committenza Pubblica non c’è né è possibile acquisirla in breve tempo. Non solo, ma in Italia, manca anche un’adeguata cultura e conoscenza dell’Analisi Benefici/Costi (ABC), anche e soprattutto nelle Università, queste materie o non sono insegnate o sono insegnate male, non fornendo in conseguenza ai futuri quadri e dirigenti gli elementi di base necessari. Quindi, il rischio di realizzare la riapertura dei navigli come si sono realizzate le Opere Pubbliche in Italia è elevato e potrebbe compromettere la sostenibilità economica dell’opera.

Non solo, ma è auspicabile che si palesi la necessità di cambiare radicalmente la prassi urbanistica seguita fino ad oggi. Non è più possibile continuare con un metodo che si limita a porre dei vincoli alla edificazione, vedendo quest’ultima come un aspetto negativo. La conseguenza di questa prassi è stata ed è la necessità di ricorrere ai Finanziamenti Pubblici a Fondo Perduto per realizzare, male, le urbanizzazioni. Prescindendo cioè dalla compatibilità di questi interventi con la Finanza Pubblica. Questo è stato possibile in passato grazie al ricorso a (1) il debito Pubblico, (2) aumento della tassazione e (3) la svalutazione monetaria.

Quell’epoca oggi non esiste più. Non è più possibile finanziare l’inefficienza e l’inefficacia di tali operazioni con il ricorso all’aumento delle tasse e/o all’aumento del Debito Pubblico. La grave crisi economica e la perdita di sovranità monetaria e dell’autonomia del Bilancio Pubblico non possono più permetterlo. Questa è una sostanziale e radicale novità per il sistema di realizzazione delle opere pubbliche: si apre una nuova epoca in questo campo per l’Italia.

L’unico problema è che in Italia non c’è affatto la consapevolezza di questo “cambiamento epocale” soprattutto in materia di Opere pubbliche e urbanistica. Esiste infatti un “silenzio assordante” sulla materia della produttività da parte di quelli che dovrebbero essere gli “addetti ai lavori”: responsabili politici, responsabili amministrativi, mondo accademico e mass media.

L’urbanistica in futuro dovrà non tanto porre vicoli edificatori, ma solo vincoli di mercato. Lasciando a quest’ultimo il compito di verificare se l’intervento urbanistico è sostenibile economicamente, cioè contribuisce alla crescita del PIL e quindi può o deve essere fatto. Per questo è indispensabile sviluppare adeguate analisi economiche sui progetti e sulle trasformazioni urbanistiche proposte.

Si dovrà cioè pensare non a limitare l’edificazione ma pensare l’edificazione come uno strumento di accumulazione del capitale (rendita urbana) e utilizzare le plusvalenze immobiliari per obiettivi di crescita economica e sociale. In altre parole, si deve pensare a utilizzare le plusvalenze immobiliari per finanziare nuove opere: necessarie nei processi di urbanizzazione decisi.

Così facendo il problema non sarà se aumentare o no le volumetrie ma se quest’ultime richiedono o no risorse pubbliche e, in tal caso, utilizzare le plusvalenze immobiliari per finanziare i nuovi interventi: e i servizi connessi. Purtroppo il ritardo culturale del Project &. Construction Management anche in questo campo in Italia da parte della Committenza Pubblica è enorme e in particolare nelle Università. Come si vede le condizioni per rendere fattibile la riapertura dei Navigli sono di difficile realizzazione.

Renato Pugno



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