31 gennaio 2017
Cristina Bellon
L’UOMO CHE NON SONO
Cairo, 2016
pag. 238, euro 15
Il romanzo verrà presentato giovedì 2 febbraio, ore 20,30, a Milano, presso la Biblioteca Crescenzago, viale don Orione n. 19. Introduce la professoressa Elena Di Venosa.
“Entrai nella doccia e, per l’ennesima volta, il portasapone crollò a terra. C’erano spifferi alla finestra, la persiana rotta, macchie di muffa sul soffitto. Ma non mi potevo permettere di meglio.” Poche frasi brevi, secche, essenziali che non solo descrivono un ambiente ma uno stato d’animo. La rassegnazione. Quella di Giovanni Tosi, il protagonista del romanzo.
Con uno stile asciutto Cristina Bellon trascina il lettore pagina dopo pagina, come un’onda spumeggiante fa volare la tavola da surf verso la spiaggia. Lo tiene in sospeso con quella metamorfosi annunciata, in attesa del riscatto da una vita piatta per scelta. Lo tiene in sospeso con interrogativi continui.
Cos’è quel numero di telefono che l’amico gli ha scritto sul retro del pacchetto di sigarette? Chi è quel misterioso signor V.S. che lo spinge finalmente al cambiamento? Cosa c’è in quella valigia nera? Perché il suo miglior amico si è tolto la vita?
Il tutto è avvolto da atmosfere che sembrano pennellate su una tela impressionista, dove viene esaltato il contrasto tra risaie e città e ovviamente la fauna umana è presente. “In estate, le zanzare e la campagna. In inverno, la nebbia e freddo umido” e gli “edifici antichi restaurati in maniera maldestra, come un intervento di chirurgia plastica mal riuscito.”
In questo mosaico di colori, personaggi curiosi costruiscono la storia. La Minoli “piccola e magra … i capelli grigi raccolti, sopra la nuca …” è la datrice di lavoro di Giovanni Tosi. Ho adorato il personaggio della Minoli, talmente antipatica da divenirmi simpatica. La serata che va buca con la bella Stefania e che finisce con le ultime note pucciniane “L’ora è fuggita e muoio disperato”, mi ha fatto ridere, soddisfatto come dopo aver gustato qualcosa di buono. Katia, ricca e disinibita, “... indossava una vestaglia di seta avorio. I seni si muovevano mentre faceva dei piccoli salti con le ginocchia, a gambe piegate …”, un flash degno di Tinto Brass. E gli amici. Gigi, Beppe, Cecco. Ma anche Baffo, lo schnauzer nero, e …
Non bisogna lasciarsi sfuggire le annotazioni, solo apparentemente marginali, ma molto centrate, come “il sole … metteva in luce tutti i difetti dei nostri abiti neri, sui quali la forfora risaltava.” Tocco magistrale per descrive quegli amici contriti, seduti sui banchi della chiesa al funerale. E le parole del protagonista, in bilico tra due mondi: “Sotto c’era la mia vita che avevo vissuto sino a quel momento, e sopra, il cielo azzurro e l’infinito. Le ali le avevo. Avrei volato.” Ma, come Icaro, si scotterà al contatto bruciante del sole, perché Cristina Bellon ti trascina come un’onda capricciosa e non sai mai su quale spiaggia ti farà approdare. Nemmeno quando il libro è finito.
Aldo Lado
Aldo Lado è un regista, sceneggiatore e produttore esecutivo. È stato aiuto regista di Bernardo Bertolucci per “Il conformista” e poi ha diretto film, come “La corta notte delle bambole di vetro” e “L’ultimo treno della notte”, che hanno ispirato il regista americano Quentin Tarantino. Uno dei registi “viventi” più geniali del cinema italiano, riuscito a spaziare tra diversi generi con lo stesso sguardo autoriale, uno stile particolarissimo e denso di contenuti. Oggi è anche uno scrittore di narrativa.
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon