5 aprile 2011

CASCINA MERLATA “BUSINESS URBAN SHOW”


Ormai sono pronto a tutto ma prima di andarmene da questo Paese accodandomi ai giovani e sperando che mi lascino un posto libero, voglio lasciare qualche appunto per un volonteroso futuro storico dell’urbanistica milanese. Un paio di settimane fa Euromilano, la società immobiliare della quale è amministratore delegato Alessandro Pasquarelli, in un incontro al Teatro Odeon – presente mezzo PIL di Milano – ha presentato il suo progetto sulle aree a Cascina Merlata, dietro il Cimitero di Musocco tra la via Gallarate, sulla destra uscendo da Milano ai confini con Pero e chiuse a nord dall’autostrada A4 Milano-Torino e dai fasci di binari delle ferrovie.

Il nuovo quartiere su una superficie di 530 mila mq ospiterà il Villaggio Expo 2015 (1.500 posti letto) e successivamente sarà riconvertito in residenze e servizi, frutto di un Accordo di Programma tra Comune di Milano, Provincia di Milano, Regione Lombardia, Comune di Pero e Cascina Merlata S.p.A. (non si capisce proprio perché il Comune con piglio ardito affermi che sia merito del PGT non ancora vigente).

Nel dettaglio sono previste queste funzioni distribuite su di una superficie di 450.000 mq: un centro commerciale di circa 45.000 metri quadrati per una superficie di vendita complessiva di 33.000 metri quadrati dei quali 5.000 per il settore alimentare e 28.000 per quello non alimentare (forse Bernardo Caprotti – grande patron di Esselunga – si è pentito di aver venduto le proprie quote in questa operazione finite in mano a Marco Brunelli – Iper e Unes – suo acceso concorrente nella grande distribuzione); poi residenza libera (tra 166.000 mq e 136.000 mq), residenza convenzionata (almeno 127.500 metri quadrati anche con quote in affitto), residenza agevolata (min 60.000 mq anche con quote in affitto); ricettivo ossia alberghi e simili da 10 a 15.000 mq e in fine uffici tra 5.000 e 10.000 mq.

Seguono opere di interesse pubblico/generale come il verde, si prevede la realizzazione di un nuovo parco urbano pubblico di circa mq 500.000, strade e parcheggi, asili, centro anziani, scuola, interramento elettrodotti, passerella, e, va detto, numerosi altri qualificati interventi infrastrutturali anche se del tutto ovvi per far vivere il quartiere; le modalità dell’intervento saranno poi fissate nel conseguente Programma Integrato di Intervento e relativa Convenzione attuativa.

Ecco le prime considerazioni a caldo: la situazione del mercato solleva molti dubbi sul poter vendere tanta volumetria (tremano Unipol e Banca Intesa, gli atri 2/3 della società); la mancanza di previsione di edilizia residenziale sociale (ma il bisogno di case popolari e il mix sociale non era un primario obbiettivo del PGT?); la presenza di un altro centro commerciale sull’asse del Sempione – già così numerosi dal Portello a Gallarate – peraltro posto in fondo al quartiere sicché per raggiungerlo si traverserà l’area residenziale. “Ma queste sono obiezioni respinte, vostro onore, in quanto fastidiose e impertinenti” direbbero a difesa tutti gli interessati, dalle cooperative bianche e rosse, Lega, Acli, fino a CL e gli altri.

Ma la questione più rilevante, al di là del progetto in sé, attiene il consumo di suolo non edificato. Le aree di Cascina Merlata erano destinate nel PRG dell’80 per 700.000 mq a verde comunale, e in parte, 170.000 mq, a Industria/Autotrasporto, poi nell”85 una variante cambiò l’uso di altri 230.000 mq da verde comunale e a Servizi Speciali, parcheggi per la sosta dei TIR: il Comune predispose due piani particolareggiati nel 2001, mai attuati mentre era invece una buona idea per la logistica.

Furono presentati successivi Piani Integrati di Intervento che avevano come obiettivo la realizzazione della nuova sede RAI, una di quelle proposte a cui non si può dire di no come il Museo della Moda al Garibaldi/Repubblica, o la BEIC a Porta Vittoria, che puntualmente non si fanno mai. Fu a quel punto che le aree furono vendute e la proprietà – i costruttori Bertani – ancora ringrazia. La RAI, senza un euro, sparì come di rito ma come succede nelle favole spuntò il villaggio Expo e tutti vissero felici e contenti.

Dice il punto 1.6 del Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio: “Milano è una città che non può permettersi altro consumo di suolo” e prosegue: “Il suolo è una risorsa limitata perciò preziosissima”. Il principio non trova conferma in quel che ha fatto la Giunta uscente e si propone di fare se verrà riconfermato l’attuale centro destra: un milione di mq delle aree Expo, un milione di mq delle aree di Cascina Merlata, un milione di mq delle aree del Piano Integrato Bisceglie/Calchi Taeggi, 35.000 mq delle aree del Tiro a Segno in Piazzale Accursio per il Consolato americano, 100.000 mq per il PL, sempre proprietà Bertani a di Cascina Gobba.

Nel nuovo PGT è previsto altro consumo: 750.000 mq per la Piazza d’Armi in Forze Amate, un milione di mq a Porto di Mare, 300.000 mq al Forlanini, 250.000 mq a Monluè, 300.000 mq in via Chiesa Rossa Cascina Basmetto, 130.000 mq per l’area del Trotto a San Siro più 20.000 delle scuderie (di proprietà della Trenno di Roberto Losito che si prenderà una rivincita su Euromilano dalla quale era stato estromesso).

Sono un totale di oltre 6 milioni di mq pari alla superficie di tutte le ex aree aree industriali dismesse. Qualcuno si è già divertito a simulare l’aspetto della Milano post PGT, mercato immobiliare permettendo. Uno spettacolo da Sud Est asiatico. Che dire? Forse però con tutti questi metri cubi riusciremo a ospitare gli immigrati del Nord Africa. Ma era questo il programma?

Carneade



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