3 aprile 2018

NOTE SEMISERIE SUL DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE

In supporto dell'aria


Leggendo un documento come quello di programmazione del Comune di Milano ci si rende conto della complessità della gestione di una città come Milano. E di quanto le parole pesino come macigni nella programmazione. In senso positivo e negativo. Le parole che ho trovato nel documento mi hanno da un lato impressionato positivamente e dall’altro negativamente per la debolezza/latitanza di un tema. A me che non mi occupo di Smart City, cultura, inclusione sociale, imprenditorialità e altri temi di rilievo, il documento pare ponderoso e ponderato. Ma su un altro tema, come quello dell’ambiente e della qualità dell’aria, che non dà tregua ai milanesi, si stenta a trovare la determinazione che servirebbe per affrontare/risolvere una volta per tutte la situazione. E il documento manifesta vistose incoerenze e semplificazioni.

04gerometta13FBNon ci sono soluzioni semplici per risanare l’aria: questo processo comporta numerose azioni e intenzioni che purtroppo mancano nel documento di programmazione. Vediamone alcune.

– Consapevolezza e determinazione: fra le linee programmatiche della pianificazione del comune spicca fra i valori – in assoluto primo piano – la legalità. Valore condivisibile se non fosse che viene declinato solo in terza persona, ovvero al rispetto della legalità da parte dei cittadini. Senza che il redattore abbia la percezione umoristica del fatto che, in tema di ambiente, ambito di non poco conto, ed in particolare quanto a qualità dell’aria, Milano si trova in una situazione di illegalità di gravità unica nel mondo occidentale. Violazione dei limiti di almeno 5 inquinanti (PM10, PM2.5, NO2, O3, B(a)P) sui pochi più regolamentati a tutela della salute umana. Ecco che si vorrebbe, almeno, leggere nel documento innanzitutto una determinazione forte al rientro nei limiti di legge “obiettivo: zero violazioni dei limiti di legge sull’inquinamento dell’aria nei prossimi 2 anni”. E invece nulla.

– Il documento propone poi fra le priorità il tema dei pari diritti. Eppure non vi è cenno fra di essi alla ricomposizione delle diseguaglianze determinate dal fattore ambiente degradato. Bambini che crescono in città in aree con elevati livelli di traffico o frequentano scuole fortemente esposte al traffico, magari con una esposizione continuativa per l’impossibilità della famiglia di arieggiarli a volte fuori porta, non godono degli stessi diritti di tanti coetanei che altrove respirano aria pulita o anche solo di quelli che più fortunati che nella nostra città vivono in aree più protette beneficiando di vacanze al mare o in montagna.

Come spiegano i pediatri “le conseguenze dell’esposizione cronica alle sorgenti di inquinamento non fanno scalpore come una frattura ossea, sono infide ed emergono a distanza di anni.” E rappresentano un danno per la vita. È quindi indispensabile riconoscere il problema della qualità dell’aria come uguaglianza sociale, di parità nel godimento del diritto ad una crescita sana. E l’aria nell’ambiente in cui si cresce deve essere sana per tutti. Ed ancora i bambini sono diseguali rispetto agli adulti e come tali andrebbero protetti: la gravidanza e i primi anni di vita rappresentano un periodo di particolare vulnerabilità dell’organismo.

Durante la gravidanza l’esposizione a sostanze tossiche ha una maggiore possibilità di provocare mutazioni e anomalie congenite e nei primi anni di vita, a parità di unità di peso, i bambini respirano due volte in più rispetto agli adulti. La loro diseguaglianza intrinseca va protetta garantendo loro una qualità dell’ambiente adeguata alla sensibilità del loro sviluppo. Della cura di queste diseguaglianze non vi è traccia nelle intenzioni del documento. Vorremmo aggiungere che questo tema è urgente e serio e deve essere affrontato con urgenza per impedire, come sta per avvenire nel nuovo complesso Citylife, che si inaugurino scuole “bio-eco” super naturali, collocate a pochi metri dai fumi di un flusso bestiale di automobili in ingresso in autostrada.

– Nel capitolo sulla rigenerazione urbana vi è poi, ove si dettagliano le linee di intervento, una indicazione inquietante al “Dialogo costante con privati, investitori, associazioni di categoria e professionisti, volto alla definizione di regole ed interessi comuni orientati al bene pubblico”. Senza voler sminuire la rilevanza di queste componenti sociali, sospetto che non siano quelle più adatte, almeno da sole come elencate nel documento, a “definire regole e interessi comuni orientati al bene pubblico”. Il buon senso indurrebbe a ritenere che la rigenerazione urbana dovrebbe beneficiare di queste categorie così “private” come strumenti della rigenerazione, non certo come soggetti che definiscono il bene pubblico. Mentre spicca in maniera grossolana la latitanza di considerazione per la volontà dei cittadini e delle associazioni a tutela dell’ambiente, che troppo spesso in questi anni, inascoltati, hanno chiesto rigenerazione ambientale vera, verde, aria pulita e riduzione del traffico. Per tutti, di attualità il tema della Piazza d’armi, che dovrebbe indurre il Comune a proteggere con tutte le forze i pochi scampoli di verde urbano esistenti sul territorio.

– La diminuzione degli “impatti ambientali, consumi ed emissioni,” viene affidata all'”attuazione corretta” del PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile), “investendo su mobilità sostenibile ed in particolare elettrica, ciclabilità e promozione della pedonabilità”. Purtroppo si sottace che il PUMS è un documento vecchio prima di nascere, gravemente carente e insufficiente a dare aria pulita e un ambiente davvero migliore a Milano. Una per tutte, ma clamorosa: si propone di incrementare il tasso di spostamenti in bicicletta al 2024 di poco più dell’1% – arrivando a poco più del 6% – mentre il sindaco in campagna elettorale aveva promesso di arrivare al 20%. Parigi, partendo da una situazione molto simile alla nostra, sta investendo 100 milioni in percorsi ciclabili per arrivare entro il 2020 al 15% – con un incremento del 10% circa in pochi anni.

-Viene poi da sorridere dove “Una maggiore qualità dell’aria e una Milano ad “emissioni zero”, in linea con le decisioni prese alla COP 21 Parigi” viene perseguita “ampliando le aree verdi, a partire dai tetti della città”. Forse i nostri pianificatori hanno dimenticato che se il verde verticale e quello sospeso possono integrare la necessità di verde urbano, ciò che serve ai cittadini è il verde fruibile e ciò che servirà sempre di più al clima urbano sono aree permeabili, che evidentemente i tetti non possono essere. Sarebbe a questo proposito importante che – lasciati i tetti in secondo piano – il Comune aderisse all’appello contenuto nella dichiarazione di Salisburgo dei partecipanti al Forum Parks for the Planet affinché “venga a garantito a tutti i bambini di poter giocare liberamente e in totale sicurezza in uno spazio ricco di natura entro una distanza di dieci minuti di cammino da casa”. Si otterrebbero tre benefici non di poco contro con una sola azione, bambini e adulti più sereni, migliore qualità dell’aria e riduzione dell’impatto climatico sull’area urbana.

– Poiché poi uno dei dolorosi temi del ruolo dei sindacati in Italia è quello della difesa della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro rivolgo un particolare appello alla Polizia locale perché – a fronte dell’opportuno impegno del Comune a “realizzare entro il 2017 una riorganizzazione del corpo di Polizia Locale con l’obiettivo di aumentare la presenza delle pattuglie nel territorio” – non si limiti a pretendere, come forse ha fatto fino ad ora, turni protettivi per ridurre l’esposizione dei lavoratori ai fumi del traffico, ma svolga un ruolo più attivo nella pretesa di regole urgenti per il risanamento dell’aria di Milano che, come è noto, accorcia i telomeri dei vigili, e degli altri cittadini che lavorano in strada. Un’alleanza con i cittadini in questo senso sarebbe logica e estremamente proficua.

Troppo ancora ci sarebbe da dire. Ma un ultimo accenno è indispensabile. Quando si giunge al cuore del problema che ci riguarda, la salute, al punto 5 delle linee di intervento si annunciano “Politiche per la salute. Implementare ogni possibile iniziativa, anche radicale, al fine di migliorare la qualità dell’aria, caratterizzata da forte inquinamento pulviscolare.” Iniziative indispensabili davvero dato che secondo lo studio Viias solo per PM 2.5 nell’area metropolitana muoiono ogni anno 224 persone ogni 100mila abitanti a causa del particolato. Peccato che sia delle iniziative che delle politiche radicali non vi sia traccia e che dove il documento indica missioni e obiettivi strategici …alla missione “Tutela della salute” corrisponda l’obiettivo strategico “Confermare Milano quale città garante dei diritti degli animali”.

Anna Gerometta

 

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