25 novembre 2015

la posta dei lettori_25.11.2015


Scrive Maria Grazia Campari a proposito del Red carpet di Renzi – Letto l’articolo di LBG, vorrei insinuare un dubbio: forse la modalità a-democratica di presa del potere esecutivo, avrebbe dovuto frenare le speranze dei molti nei confronti di Renzi. La forma è sostanza del problema, assai spesso. Quanto alla partecipazione nel contesto milanese, vorrei ricordare (forse è pedante?) che molti Comitati hanno chiesto udienza e interlocuzione al sindaco Pisapia e/o ad alcuni dei suoi assessori senza ricevere neppure la cortesia di una risposta.

Mi riferisco al Comitato per l’Audit sul bilancio che ha formulato critiche e richieste precise su varie poste  ed è stato ignorato. Altrettanto si può dire del Tavolo di donne per il bilancio di genere, formatosi per iniziativa della consigliera Anita Sonego e del pari obliterato dalla giunta. Forse andrebbe scrutato a fondo il senso della “partecipazione”, interrogando per prima cosa l’attuale classe dirigente e chiedendo conto del suo comportamento passato prima di aderire alle sue promesse per il futuro.

 

Scrive Franco Morganti a proposito di Dopo Expo e sinistra milanese – Ho letto con ritardo l’editoriale di Luca Beltrami Gadola di mercoledì 18 novembre. Me ne scuso, ma ero troppo occupato a imparare a memoria la Marsigliese in francese. Non c’ero al Piccolo Teatro, non ho sentito Crozza venerdì, quindi reagisco solo all’editoriale, che mi pare di tono un po’ aspro per i miei gusti. Vorrei osservare che gli accademici milanesi, in questi mesi, non avevano raggiunto accordi espliciti su un progetto comune per il dopo Expo: meglio quindi che qualcuno lo cali dall’alto, per evitare la paralisi in cui la sinistra cittadina è maestra (vedi la presentazione al De Amicis di un cosiddetto progetto di città metropolitana presentato da sei assessori che chiedono ai milanesi “di rinnovare la fiducia a una proposta che ha saputo ben governare e rinnovare il modo di fare politica” nel momento stesso in cui fanno politica per conto loro, senza coordinamento con gli altri, ad esempio da Balzani a Majorino). Meglio un’istituzione privata come l’IIT che non seleziona con concorsi baronali ma fa scelte meritocratiche. Se poi tutto questo ci porta a perdere qualche goccia di “democrazia partecipata”, pazienza. Anche a Parigi se ne perde qualche goccia a favore della sicurezza … mais le jour de gloire est arrivé.

 

Scrive Gianluca Bozzia a proposito  dell’operato della giunta – L’operato di Pisapia e della Benelli è stato gravemente insufficiente e i risultati sono stati quasi nulli sui temi gemelli del decentramento e della Città Metropolitana; se sommiamo questo alla mancata strutturazione della partecipazione e alla scarsità dal punto di vista delle relazioni internazionali e della previsione del dopo Expo, per me ce ne è abbastanza per salutare con sollievo l’opportuna ritirata di Pisapia, per cui ho fatto campagna elettorale cinque anni fa.

Ora SalAlbertini, Fiano e Majorino se la giocheranno a febbraio e forse vincerà SalAlbertini, con i voti di un sacco di degni centristi. A quel punto ci sarà un candidato di centro e basta, ossia la replica del Pensiero Unico nazionale su scala locale. Non è il caso di considerare e stanare Patrizia Bedori, nel frattempo, eletta dal condominio M5S?

 

Scrive Tiziana Gatti a proposito dei tracciamenti del Jobs Act – Posso confermare quanto detto da Massimo Cingolani, mio figlio ha un posto di lavoro a tempo indeterminato da quest’anno, dopo quasi tre anni di apprendistato; la prima soddisfazione che si è potuto prendere è stato l’acquisto dell’auto con un finanziamento che non ha avuto bisogno della firma dei genitori. Fra l’altro lavora nell’ufficio web di un grande rivenditore automobilistico e sono confermati anche gli incrementi delle vendite delle auto. Diamo fiducia al Jobs Act, diamo di conseguenza fiducia ai giovani che possono costruirsi il loro futuro.

 

Scrive Luca Benassei a proposito di Piazza Castello – Nell’articolo di Stefano D’Onofrio viene citato il progetto della Darsena descrivendolo come uno spazio splendidamente vuoto, a parte il suo attuale elevato valore mediatico, penso proprio non sia affatto uno splendido spazio, forse posso interpretare che il vuoto sia splendido, un vuoto che possa farti godere dell’acqua e delle architetture circostanti, ma la nuova Darsena è tutto fuorché una splendida architettura, e l’Architettura non è fatta di vuoti, ma di volumi che disegnano dei vuoti, volumi e vuoti che hanno il compito di esaltare questa o quella cosa, che indirizzino verso un’asse prospettico, che disegnino volumi affascinanti, che diano un valore aggiunto alla città, tutte queste cose insieme. L’Architettura deve essere semplicemente bella, e la Darsena bella non è! Per questo motivo spero proprio che il futuro di piazza Castello si discosti da un progetto come quello della Darsena, non vorrei mai che finisse per essere come la piazza antistante alla Moschea di Santa Sofia: un vuoto con delle panchine!

 



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