21 ottobre 2015

la posta dei lettori_21.10.2015


Scrive Giancarlo Tancredi in risposta a Sergio Brenna – Caro Direttore, seguo con interesse il vostro giornale online, ormai riconosciuto e autorevole punto di riferimento del dibattito su temi della nostra città, aperto ad ospitare contributi di opinionisti ed esperti, tra i quali  vedo periodicamente alcuni scritti di Sergio Brenna sull’urbanistica milanese.

Questa mia lettera intende soffermarsi proprio su questi scritti, senza entrare nel merito delle tesi esposte da Brenna, ma sulla sua abitudine, deontologicamente inqualificabile, di non limitarsi al merito ma, come spinto da un inarrestabile impulso, ad abbandonarsi a commenti, privi di alcun fondamento e dal contenuto diffamante, nei confronti del sottoscritto. Abitudine che, peraltro, non ha alle spalle alcuna particolare querelle personale (che forse qualcuno sarebbe indotto a intuire…).

Rivolgo a questo punto un invito al vostro giornale a fare più attenzione sulle abitudini di chi cita nominalmente e a sproposito altre persone, così operando abili (e “machiavellici”) slalom rispetto agli obiettivi reali delle sue critiche, attribuendo alla dirigenza pubblica competenze ben lontane dalla reale prassi organizzativa, procedimentale e decisionale.

Sulla mia persona, sulla mia onestà intellettuale, umana e morale, sono sereno e forte delle testimonianze di stima quotidianamente espresse dagli addetti ai lavori di questa città, pubblici, privati, politici, cittadini.

Sulla mia, appassionata e bellissima esperienza con il Comune di Milano, ricordo solo alcuni dei più importanti procedimenti che ho seguito e seguo come responsabile: la riqualificazione dell’area Portello ex Alfa Romeo, l’area Garibaldi Repubblica, Isola, Varesine, ai più oggi nota come Porta Nuova, la riqualificazione dell’area ex Fiera, nota come Citylife, il piano di Cascina Merlata, l’Accordo di Programma per l’attuazione di Expo 2015, e con l’attuale Amministrazione, tra gli altri, il progetto definitivo della Darsena, i concorsi pubblici e il percorso partecipato per tre interventi di riqualificazione del quartiere Isola, l’Accordo di Programma sugli scali ferroviari dismessi.

Su Brenna, infine, si ha la netta sensazione che l’impresa più ardua sia convincerlo che se le sue teorie non sono mai state prese in considerazione da chi ha guidato finora la città, ciò proprio non dipenda da Tancredi.

 

Scrive Francesco Russo a proposito di Città Studi – Condivido a pieno le preoccupazioni di quanti ritengono che lo spostamento del centro universitario unitamente all’Istituto tumori sia un’operazione da vigilare con grande attenzione per i seguenti motivi: 1) quali sono le reali necessità di un tale trasferimento? Non sarebbe meglio forse ottimizzare l’area con interventi di miglioramento agli edifici e alla viabilità circostante; 2) quali sono i piani di sviluppo dell’area all’indomani del trasferimento; sarà una semplice speculazione edilizia? 3) L’idea che iniziative del genere servano a migliorare il servizio o a creare lavoro quasi sempre si è  rilevata a puro vantaggio di pochi e a danno di molti con la conseguenza di creare desertificazione e abbandono nella aree dismesse. In tal senso va motivata la cittadinanza in modo che possa esprimersi in tempo utile  prima che le iniziative vengano intraprese senza più la possibilità di bloccarle

 

Scrive Walter Monici sul Dopo Expo – Completamente d’accordo con Giorgio Goggi sottolineo la totale insensatezza e inutilità di attuare spostamenti di funzioni al servizio dei cittadini o scolastiche universitarie. L’area Expo può solo mantenere la propria vocazione ludico, espositiva,

con alcune altre funzioni particolari. Segnalo la interessante proposta di parco tematico biotecnologico http://www.dopoexpo2015.it/ formulata da un gruppo coordinato da Eugenio

Repetto, molto più convincente e utile, e appunto forse per questo, di cui nessuno parla tranne forse ArcipelagoMilano che aveva ospitato alcuni articoli in proposito. Dietro queste frette come ormai ben sappiamo, e per chi ha i capelli bianchi sa da sempre, possono solo celarsi interessi economici scoperti o occulti ma incompatibili con il bene comune e il buon senso.

 



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