5 marzo 2024

CI SARÀ PURE UN GIUDICE A MILANO?

L’incontenibile “rigenerazione urbana” e la responsabilità politica nelle scelte degli uffici urbanistici


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Dopo le inchieste aperte dalla magistratura sull’operato degli uffici urbanistici milanesi, reazioni e comportamenti non fanno onore ai protagonisti.

Il terremoto che sta scuotendo gli ambienti dell’urbanistica milanese non è un evento così imprevedibile ed eccezionale, non lo è almeno per tutti quei cittadini che da anni hanno presentato ricorsi al TAR, raccolto petizioni, indetto manifestazioni contro la politica urbanistica e contestato pubblicamente una serie interventi edilizi permessi dal Comune.

Aver lasciato in pratica mano libera a costruttori e investitori per attuare quella che è stata battezzata la grande rigenerazione urbana della città ha prodotto i risultati che sono sotto agli occhi di tutti e che nemmeno ai più sprovveduti potevano passare inosservati.

Sarà forse il grattacielo di 82 metri costruito a ridosso del parco Lambro come rigenerazione di un laboratorio di due piani la goccia che ha fatto traboccare il vaso; è evidente che a tal punto la ragione e il buon senso si ribellano. Dove saremmo arrivati con questo sistema che ha permesso di costruire palazzi nei cortili e grattacieli con un semplice avviso di inizio lavori se la magistratura non fosse intervenuta?

Il danno subito dalla comunità è molteplice, i cittadini che si sono visti innalzare nuove costruzioni davanti alla finestra sul cortile, quelli che hanno acquistato un’abitazione oggetto di indagini giudiziarie, quelli che si troveranno a vivere in zone dove la densità abitativa esplode di colpo senza che vengano adeguati i servizi pubblici (strade, scuole, ecc), sia per mancanza di piani di intervento, sia per il mancato versamento degli oneri di urbanizzazione dovuti dagli investitori, oneri che dovrebbero servire per legge a realizzare nuovi adeguati servizi.

E ci tocca riconoscere ancora una volta che la situazione è tragica, ma non è seria (E. Flaiano).

L’assessore all’urbanistica, già dirigente in capo degli stessi uffici, ha emanato in fretta nuove linee guida che modificano quelle in vigore, oggetto di indagine. Gli uffici tecnici competenti dovrebbero, a rigor di logica, saper interpretare le norme in modo corretto e se le norme non sono chiare o lasciano dubbi dovrebbero sollecitare nelle sedi opportune i chiarimenti necessari. Non entriamo nel merito dei comportamenti penalmente rilevanti, non ci compete, ma è chiaro che in una situazione del genere sorge una responsabilità politica nell’orientamento delle scelte degli uffici urbanistici e se le direttive impartite vengono cambiate sin d’ora, forse qualcuno dovrebbe trarne le logiche conseguenze dimettendosi.

Il Comune ha dato assicurazione ai dipendenti coinvolti nelle indagini che non intende procedere nei loro confronti e anzi vuole assicurare assistenza psicologica e legale agli indagati, messi sotto stress dalle inchieste aperte nei loro confronti. Anche in questo caso, indipendentemente dagli esiti delle indagini, emerge una situazione di responsabilità politica da parte dei vertici dell’amministrazione comunale e qualcuno dovrebbe trarne le conseguenze.

Tanto meno poco edificanti sembrano le dichiarazioni dei costruttori edili che, dichiarazioni di Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, sono preoccupati per il danno arrecato alla città e al suo sviluppo per il blocco delle operazioni immobiliari in corso, per gli investimenti nel territorio milanese. Ora chiedono regole certe e condivise. Non potevano pensarci prima invece di pretendere di costruire approfittando di una certa aleatorietà delle norme, difficoltà di interpretazione, se di questo si tratta, innalzando grattacieli al posto di piccoli edifici, a fronte di oneri di urbanizzazione assurdamente bassi?

Non meno edificante risulta l’atteggiamento assunto dall’Ordine degli Ingegneri e Architetti, i quali si lamentano del clima di incertezza generato dalle nuove interpretazioni delle norme deliberate dal Comune e del disagio in cui si trovano ad operare dopo che da anni in buona fede hanno seguito regole modificate oggi sulle basi di procedimenti giudiziari in corso. Ricordiamo che la magistratura sta indagando su pratiche urbanistiche relative ad abusi edilizi, abusi d’ufficio, lottizzazioni abusive e che sul piano prettamente tecnico non dovrebbero esserci dubbi sull’applicazione di una norma, ove ciò avvenisse la norma deve essere preliminarmente chiarita, altrimenti si entra in un clima di incertezza, quello che ora viene contestato a posteriori, ma che non è comunque ammissibile.

Dagli atteggiamenti assunti dal Comune, dai costruttori, dai professionisti del settore deriva la constatazione che tutti gli attori coinvolti hanno preferito agire in un contesto di poca trasparenza, di incertezza del diritto, privilegiando l’interesse privato rispetto a quello pubblico.

In definitiva il clima che avvolge la vicenda odierna dell’urbanistica milanese pare avvolta in un’aria fumosa, come quella che si respira in pianura padana; non resta che augurarci aria nuova dalle indagini e dagli accertamenti in corso. Fare chiarezza è nell’interesse di tutti.

Paolo Burgio



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