19 dicembre 2023

GUARDRAIL: PERICOLO IN AGGUATO

Sulle nostre strade al minimo errore si rischia la vita


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I guardrail di vecchia concezione sono pericolosi per i veicoli a due ruote ma anche per le auto e per i veicoli pesanti. Perché la loro pericolosità riguarda tutti noi. I guardrail (o barriera di sicurezza) sono dispositivi di ritenuta che contengono e redirezionano i veicoli che fuoriescono dalla carreggiata a causa di una curva presa a velocità troppo sostenuta o della necessità di evitare un ostacolo imprevisto o della perdita di aderenza a un manto stradale irregolare, viscido e maltenuto.

Sono stati ideati negli anni Cinquanta per limitare i danni a veicoli e persone e da allora sono rimasto invariati. Sono costituiti da un montante semiscoperto e da un nastro a mono, doppia o tripla onda e possono essere di acciaio o legno. Sono installati principalmente sulle strade extraurbane e talvolta anche in prossimità dei centri abitati, dove spesso non sono necessari e dove ci sarebbe lo spazio per creare vie di fuga. Sono efficaci per gli autoveicoli quando riescono a proteggere conducenti e passeggeri da precipizi e scavalcamenti, ma non lo sono quasi mai per gli utenti dei veicoli a due ruote (ciclisti, scooteristi e motociclisti) per i quali rappresentano un grave pericolo fin dalle basse velocità (già a 40 km orari!).

Se l’utente delle due ruote cade dal veicolo dopo averne perso il controllo o ha una collisione contro un’auto, scivola sul terreno a velocità superiore ai 40 km orari e urta contro la superficie libera e tagliente del guard rail (nastro di acciaio orizzontale o paletto di sostegno) o contro le sue protuberanze, subisce profonde ferite da taglio e lacerazione. Ciò avviene perché il guardrail arresta bruscamente la decelerazione del corpo impedendo lo smaltimento dell’energia cinetica acquisita con la velocità. L’urto contro questa barriera può causare lesioni gravi e spesso irreversibili, e in alcuni casi anche la morte.

«Le lesioni spesso interessano gli arti perché durante la fase di scivolamento gli arti si muovono in modo scomposto. Sono lesioni da taglio di cute, muscoli, nervi e vasi, fratture delle ossa lunghe, fino ad amputazioni complete, traumi cranici e cervicali (generalmente mortali), toracici e addominali con lesioni degli organi interni (spesso letali) e della colonna vertebrale. Nella maggior parte dei casi la lacerazione dei tessuti rende molto difficoltosa la ricostruzione anatomica e, in caso di amputazione, non permette il reimpianto. Spesso le ferite si complicano per infezioni contratte al momento del trauma, che prolungano la guarigione e pregiudicano il recupero» ci spiega il dott. Marco Guidarini, medico specialista in Ortopedia e Traumatologia e presidente dell’Associazione Motociclisti Incolumi onlus (AMI) che da 20 anni lotta contro i guardrail assassini denunciando la scarsa manutenzione e l’inadeguatezza. Guidarini ha ideato il metodo “Forgiving drive/Forgiving Vehicles/Forgiving roads” che è stato insignito nel 2007 del Premio Europeo Norauto per la Sicurezza Stradale.

«Per ridurre i danni in caso di impatto è necessario che le strade siano sempre delimitate da strutture configurate senza elementi taglienti o protuberanze e che l’utente delle due ruote vesta sempre un abbigliamento protettivo adeguato. Sulle strade progettate e costruite in considerazione della dinamica dei veicoli a due ruote e delle cause che possono determinare la caduta (se ne vedono soprattutto all’estero) sono frequenti le vie di fuga ovvero le cosiddette “safety zones” che permettono in caso di scivolamento lo smaltimento graduale della velocità e dell’energia cinetica che preserva l’incolumità dell’utente. Dove i guard rail sono necessari, devono essere adeguati al tipo di traffico e avere protezioni salvamotociclisti, estese fino all’asfalto e realizzate in materiale plastico o acciaio, per schermare i paletti di sostegno in modo da permettere all’utente, in caso di caduta in rettilineo o in curva (anche a 40 km orari pari a 11 metri al secondo), di urtare la barriera obliquamente a circa 45° e quindi di scivolare lungo la protezione per alcuni metri fino a fermarsi, salvandogli così la vita. In questo caso le lesioni non sono gravi (ad esempio frattura di clavicola), almeno fino a una velocità di impatto di 80 km orari» conclude Guidarini.

Il guard-rail può diventare pericoloso anche per le auto perché si comporta come gabbia e ariete. Gabbia nel caso in cui un veicolo proveniente in senso contrario invade la corsia opposta impedendo a chi sopraggiunge di sterzare verso l’esterno e costringendolo quindi a uno scontro frontale il cui esito è sempre più grave di una fuoriuscita di strada; ariete perché è tagliente e se il veicolo (moto, auto, furgone) impatta contro la sua parte iniziale (la testa) subisce uno sfondamento e vengono sfondati anche gli airbag che quindi non possono svolgere la loro funzione. Non esiste veicolo (eccetto i carri armati) che in caso di impatto non possa essere trapassato da un guardrail.

Le cronache riportano numerosi casi di sfondamento da guardrail (ricordate il pullman che il 28 luglio 2013 sul viadotto Acqualonga, autostrada Napoli-Canosa, precipitò per 40 metri provocando 40 morti per aver urtato un guardrail che non aveva arginato l’impatto?) ciononostante raramente queste barriere vengono revisionate o ammodernate. Eppure la tecnologia offre guardrail sicuri per tutti i veicoli. Chi ha la responsabilità di decidere dell’installazione dei guardrail deve avere competenza ergonomica e consapevolezza di ciò che i guardrail possono causare in caso di impatto. Deve inoltre ricordare che i guardrail hanno molte vittime sulla coscienza: motociclisti amputati e decapitati, automobilisti infilzati e passeggeri di pullman che precipitano dai viadotti.

Giovanna Guiso



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