19 dicembre 2023

TUTTAVIA, LA CITTÀ

L’avvio della campagna “Chiediamo Casa” a Milano


Imm. Gatti

Domenica 17 dicembre la rete cittadina “Chiediamo Casa” ha organizzato la sua prima mobilitazione cittadina con una presenza diffusa in 5 luoghi simbolo della precarietà abitativa a Milano. Il tema della Città sempre più esclusiva e sempre più “per ricchi” non è certo nuovo e il bisogno di casa ritorna sporadicamente anche sui mezzi di informazione che si accendono in brevi fiammate per poi tornare rapidamente a dimenticare il problema, sepolto sotto il tappeto, ormai sempre più logoro, della Milano attrattiva e internazionale. D’altro canto sia i Sindacati Inquilini che altre associazioni o movimenti promuovono presidi, si oppongono agli sfratti, si organizzano nei quartieri pubblici o privati.

Vale la pena però raccontare la giornata del 17, per i segnali di novità e, se perdonate l’ottimismo della volontà, di speranza che può rappresentare.

“Chiediamo casa” è una campagna cittadina promossa da una ampia varietà di soggetti diversi che per vari motivi si sono trovati ad affrontare i problemi abitativi della città ed hanno provato a sintetizzare alcune proposte condivise e a promuoverle sul territorio con lo scopo di allargare l’attenzione e la partecipazione.

Il primo dato che emerge è la varietà di associazioni che hanno dato vita a questa campagna: dalle organizzazioni studentesche ai Sindacati inquilini, dalle Associazioni di quartiere a Circoli giovanili e realtà sociali autorganizzate.

Il secondo è la tipologia delle proposte messe in campo; alcune se confrontate all’attuale condizione possono apparire quasi rivoluzionarie, ma nessuna è irrealistica o inapplicabile e, soprattutto, tutte sono necessarie ed anzi urgenti per fermare il processo di espulsione dei lavoratori dalla città.

Si parte naturalmente dall’analisi della condizione attuale: una città che non è più quella del lavoro, ma della rendita immobiliare perché per una lavoratrice o un lavoratore medio ha raggiunto prezzi proibitivi. Acquistare una casa ormai costa come minimo 5.271 euro al metro quadro, mentre l’affitto di un bilocale arriva fino a 1.300 euro e per chi resta indietro non c’è soluzione, gli sfratti vengono eseguiti senza nessuna soluzione abitativa pubblica e solo il 3% dei cittadini che richiedono una casa popolare riesce ad ottenerla.

Contestualmente si denunciano le politiche abitative tutte tese alla privatizzazione di alloggi e spazi pubblici e senza nessun intervento di riequilibrio o di regolazione del mercato. Le proposte sono conseguenti: più case popolari, con un nuovo piano di edilizia residenziale pubblica per garantire alloggi degni alle fasce più povere della città; meno affitti brevi per rendere i quartieri accessibili prima di tutto agli abitanti e a chi studia e lavora a Milano; più edilizia sociale in affitto, con una forte critica a quella che sino ad oggi è stata prodotta, soprattutto in vendita e con costi anch’essi inaccessibili ai lavoratori; un tetto agli affitti privati in quanto i valori degli attuali affitti di mercato sono insostenibili e persino i valori previsti dall’ultimo accordo sul canale concordato non consentono agli stessi lavoratori di affittare una casa.

Domenica 17, con una bella giornata di sole e sfidando l’imminente pausa festiva, in cinque luoghi della città queste proposte si sono concretizzate davanti a luoghi simbolici della precarietà abitativa.

Gli attivisti della campagna, insieme agli abitanti e ad altre associazioni di zona, si sono ritrovati davanti a case popolari che il Comune di Milano (Via Jacopino da Tradate) e Aler (via Lulli) vorrebbero vendere o “valorizzare”; in Piazzale Loreto in via di “privatizzazione” tramite un progetto privo di qualunque partecipazione dei cittadini e che andrà a rendere ancor più esclusiva la zona; davanti a Scalo Romana, dove avrà sede il villaggio olimpico e ulteriori interventi di speculazione già programmati; all’Isola dove airb’nb è la regola e non più l’eccezione e infine davanti a uno studentato privato con costi insostenibili.

Emerge una mappa della città diversa da quella che abili campagne di comunicazione sono in grado di far accettare perfino ai cittadini stessi che ne subiscono gli effetti, ed è una mappa popolata di persone, abitanti che vivono male in quartieri pubblici senza manutenzione, famiglie sfrattate senza soluzione, studenti il cui diritto allo studio in città è di fatto negato, lavoratori che per lavorare a Milano sono costretti a vivere a ore di distanza.

Assistiamo a processi di trasformazione ed espulsione degli abitanti che possono apparire incontrastabili, tuttavia, la Città, i suoi abitanti, i lavoratori che ne rendono possibile la vita, hanno ancora la possibilità di opporsi, di coordinarsi di esprimere proposte e di farsi ascoltare dalla politica.

“future is unwritten” (Joe Strummer)

Mattia Gatti

SICET – Sindacato Inquilini Casa e Territorio

 



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