5 dicembre 2023

FERROVIE NORD MILANO: “APPROPRIAZIONE URBANA”

Il panzer degli "accordi di programma" non si ferma mai


lettera arcip

LETTERA 13 DICEMBRE

Care amiche e cari amici, care lettrici e cari lettori e questa volta anche care elettrici e cari elettori, ho esteso questo incipit anche alle elettrici e agli elettori perché si sente sempre più spesso dire che nel mondo politico le scelte vengono fatte quasi esclusivamente secondo criteri elettoralistici. Non è da oggi e leggendo capirete il nesso.

La notizia più importante di questa settimana riguarda la copertura dei binari delle Ferrovie Nord il cui fascio va da Piazza Cadorna a via Mario Pagano.

Una vecchia questione, pensate che era in campo già dal 1956, quando finirono i lavori per la costruzione della Torre Parco, l’edificio progettato da Vico Magistretti ed eseguito dall’Impresa Gadola a ridosso dello scalo.

La campagna di vendita aveva puntato sul fatto che, malgrado vi fosse il rumore dello scalo – modesto per la verità -,  la vista sul Parco Sempione era meravigliosa e vi era in progetto la copertura dello scalo stesso, allora pensata come un’estensione del Parco Sempione, un continuo verde che sarebbe arrivato fino a via XX Settembre.

Di questa copertura negli anni se ne parlò ancor molte volte, gli appetiti degli immobiliaristi non furono mai appagati ma adesso siamo arrivati al rush finale: arriva Nhood l’operatore privato, già impegnato in Piazzale Loreto, sempre sotto la guida di Carlo Masseroli ex assessore all’urbanistica, uomo di Comunione e Liberazione che dopo averci lasciato in eredità un Piano Di governo del Territorio (PGT) fatto su misura per gli immobiliaristi – che Pisapia non ha saputo fermare – oggi fa parte del gruppo degli immobiliaristi che, sotto l’occhio benevolo della Giunta Sala, si dedica al furto dei beni comuni della città. Di che si tratta questa volta?

Lasciamo la parola al Comune: “La proposta presentata, che verrà esaminata dagli enti competenti nell’ambito dell’accordo di programma, prevede la realizzazione di una piattaforma della superficie complessiva di circa 60.000 mq a copertura del fascio dei binari, di cui 30.000 mq di nuovo parco urbano. La proposta attiverà nuove funzioni, per un totale ipotizzato di circa 60.000 mq, tra residenziali, ricettive, servizi e piccolo commercio, destinate agli abitanti del quartiere, ai cittadini, e agli oltre 150 mila passeggeri che ogni giorno transitano nella Stazione. Si creerà un nuovo polo intermodale con la presenza della “Fabbrica dell’Ossigeno”, polo scientifico e divulgativo votato alla riduzione dell’impronta carbonica attraverso le più aggiornate tecnologie, in collaborazione con Politecnico di Milano.

Come fanno lorsignori a mettere a segno le loro operazioni?

Hanno scoperto il cosiddetto “accordo di programma”, un istituto previsto dal Decreto legislativo 267/00 che si prefigge lo scopo di definire e attuare in modo coordinato i processi per la localizzazione e realizzazione di opere pubbliche, interventi e programmi di interventi su territorio degli Enti territorialmente interessati dallo sviluppo delle iniziative.

A questi accordi può partecipare anche un privato – che in realtà ne è il promotore – che ha un pregio essenziale per i promotori stessi: con l’accordo di programma si possono realizzare opere anche in deroga agli strumenti urbanistici (PGT). Si fa quel che si vuole, grattacieli, negozi o supermarket compresi.

Naturalmente l’operatore prevede anche spazi verdi, attrezzature sportive, piste ciclabili e tutto quello che serve a celare la spudoratezza di questi interventi che vengono definiti come “rigenerazione”. L’intero intervento, a detta loro, migliorerà la città. Che poi realizzino utili notevoli utilizzando “beni comuni”, questo è secondario. I cittadini non ne sanno nulla, salvo quelli più avvertiti e che in genere si organizzano in comitati per opporsi a queste operazioni, vedi Piazzale Loreto.

C’è però qualcosa che stride.

Per quanto riguarda gli aspetti urbanisti, la disciplina relativa all’adozione di piani attuativi e loro variante è contenuta, in primis, nel Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali il quale, all’art. 42, attribuisce al Consiglio Comunale la competenza in materia di piani territoriali ed urbanistici, di programmi annuali e pluriennali e per la loro attuazione, nonché in merito ad eventuali deroghe ad essi.

La Giunta, anche se il Comune non partecipa all’accordo di programma direttamente ma, soprattutto in questo caso, dovrebbe sottoporre al Consiglio questi accordi di programma perché ne discuta e li approvi.

Il non farlo secondo me configura un omissione d’atti d’ufficio (art. 328 co. 1 c.p.).

Non sono un giurista e quindi non so se il mancato passaggio in Consiglio Comunale configuri tecnicamente l’omissione di atti d’ufficio ma mi limito all’aspetto politico: anche se non vi fosse un obbligo di legge, una discussione in Consiglio darebbe la prova di volontà “vera” di partecipazione a scelte tanto importanti per la città.

Chi vorrà scrivere la storia dell’urbanistica nazionale e dunque anche quella milanese dovrà partire da lontano per capire quando il Governo italiano perse l’ultima occasione per sottrarre il territorio alla speculazione  edilizia: sto parlando della proposta di legge presentata dal ministro Fiorentino Sullo.

Sullo fu ministro del lavoro e della previdenza sociale nel terzo governo Fanfani (1960-1962) e il Ministro dei lavori pubblici nel quarto governo Fanfani (1962-1963) e nel Governo Leone (1963). L’impegno che gli diede maggiore visibilità fu proprio la titolarità del dicastero dei Lavori pubblici.

Il perno della sua proposta di legge era la separazione tra diritto di proprietà dei suoli e diritto di edificare, una sorta di rivoluzione nella legislazione urbanistica che finì per portare alle dimissioni del ministro abbandonato dal suo Partito, la DC, che alla vigilia delle elezioni del 1963 per paura che questa legge facesse perdere voti, fece scatenare la stampa che gridava allo “scandalo ” dell’urbanistica: l’espropriazione dei cittadini dei loro beni immobili. La speculazione edilizia vinse allora e continua a vincere oggi.

Le vicende della proposta di legge Sullo furono un passaggio della politica italiana che merita di essere ricordato. Chi volesse saperne di più legga qui ma anche qui.

Gli ultimi sviluppi dell’urbanistica milanese di oggi hanno dunque un’origine lontana e lottare contro gli accordi di programma è doveroso  nello spirito della tutela dei beni comuni.

Ho voluto indirizzare questa “Lettera” anche alle lettrici e agli elettori come promemoria per le prossime Europee.

A presto.

Luca Beltrami Gadola

P.S.

Mentre scrivevo il mio pezzo su Facebook ho ricevuto questo avviso da parte di Meta Team, il nuovo gestore di Facebook:” Urgente! Il tuo account verrà disabilitato. Questo perché la tua attività pubblicitaria non è sta più volte conforme ai nostri Termini di servizio in particolare alla pubblicità politica, e tu non ne sei esente.

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Ovviamente non ho inviato nulla ma vorrei sapere cosa loro intendano per “politica”.

Io sono un seguace di Carol Hanisch che nel 1969 pubblicò un saggio dal titolo “Il personale è politico”.

NB: I commenti vanno indirizzati a redazione@arcipelagomilano.org

 



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