17 ottobre 2023

FENOMENOLOGIA DEL MILANESE INCAZZATO

La vita quotidiana


 Copia di Copia di rification (2)

Il signor M, che oggi eleggiamo a rappresentante del milanese medio, è sempre incazzato. È vero, direte, esiste già la figura dell’imbruttito, ma quella è la sua versione light, ironica, buona per qualche spot o per video divertenti da postare sui social. No, qui parliamo di quelle incazzature che cominciano a montare al mattino presto, proseguono in mille rivoli nel corso della giornata aumentando di volta in volta la portata d’acqua, fino ad arrivare alla sera come una serie di torrenti incontrollabili che finiscono per rovinare il sonno.

Per cominciare, prendiamo ad esempio la “modalità pedone”. Quando indossa questi panni, M si incazza appena mette piede in strada: nell’ordine, ce l’ha con ciclisti e monopattinisti che non rispettano alcuna regola di comportamento stradale; con scooteristi e motociclisti, comprendendo nella categoria anche quei centauri 2.0 che viaggiano su due ruote che non sono più biciclette e non sono ancora motorini, ma viaggiano comunque a 30 o 35 chilometri orari; naturalmente con gli automobilisti, sia quelli che parcheggiano senza vergogna in doppia fila o sul marciapiede, sia quelli che non si fermano mai agli attraversamenti pedonali o, se lo fanno, frenano proprio all’ultimo istante.

Poi il signor M si spoglia dei panni del pedone e indossa quelli del ciclista e la gerarchia delle sue incazzature cambia improvvisamente ordine. Se la prende con i pedoni, che non attraversano mai al semaforo o sulle strisce, che scendono dal marciapiede quando è ancora rosso e si mettono lì, sull’angolo dell’incrocio, occupando proprio quella fetta di strada dove lui deve passare, che non guardano mai dove stanno camminando o che guardano soltanto il piccolo schermo dello smartphone, affidando la loro incolumità ad angeli salvifici che hanno il compito di preservarli da incidenti; è incazzato con scooteristi e motociclisti che sfrecciano ormai senza controllo e senza ritegno; con gli automobilisti per la quasi totalità dei quali a Milano la categoria antropologica del ciclista non esiste, quasi che chi viaggia su due ruote sia invisibile, e questo fa davvero imbestialire M specie quando vanta un diritto di precedenza che viene sistematicamente ignorato.

Stesso discorso quando M sale sul suo scooter o deve usare la macchina, sì perché lui quando è al volante diventa una sorta di vendicatore di tutti gli automobilisti, che da qualche lustro ritiene siano accusati di ogni nefandezza. Niente di nuovo, direte, ci avevano già pensato sessant’anni fa i registi della commedia all’italiana. O, più di recente, attori come il bravo Gioele Dix che porta in scena la figura dell’automobilista incazzato, con tutti e con tutto. Sempre. Perché mancano i parcheggi, per questi cantieri non finiscono mai, perché in questa città non si fanno mai lavori stradali, perché ormai il traffico è fuori controllo e nessuno se ne occupa, perché sotto casa mia non si circola più per colpa di chi mette la macchina in modo incivile e via elencando.

Ma il traffico è soltanto uno dei mille motivi di incazzatura quotidiana per il nostro milanese medio, è lo spunto più facile. In realtà, M, anche se non ha niente da fare, comincia a mugugnare dentro di sé quando la coda in panetteria dura più di cinque minuti, oppure quando al supermercato c’è qualcuno che si attarda alla cassa per cercare le monetine da uno o due centesimi. Stessa musica in posta, oppure in un qualsiasi ufficio pubblico in c’è da attendere il proprio turno. L’indignazione è sempre lì, in servizio permanente effettivo, pronta a scattare, a trasformarsi nello scandalo del giorno di cui tra 48 ore si sarà persa memoria. Intendiamoci, questa città ha problemi innegabili per i quali vale la pena spendersi e far sentire la voce del dissenso. Tutti ci ricordiamo la polemica sulle palme e sui banani in piazza del Duomo. Sembrava la fine della civiltà, o quantomeno del buon senso meneghino.

Proteste di varia natura, lettere indignate ai giornali, polemiche su polemiche durate mesi. Oggi quelle vituperate e poco amate piante sono sempre nella medesima posizione, probabilmente a domandarsi quale misterioso scherzo del destino le abbia destinate al centro di Milano, anziché a un’oasi del Maghreb. Però sono lì e delle vecchie polemiche non si sente più neppure l’eco lontana.

C’è chi attribuisce questa condizione costante di incazzatura alle lunghe chiusure in casa per il Covid o, anche, agli effetti del post Covid. Noi non abbiamo strumenti per confutare, né per confermare. Può anche darsi che il periodo di chiusura forzata abbia acuito quella che potrebbe essere una tendenza innata, una predisposizione quasi naturale. Quella stessa tendenza che il signor M ha cominciato a sviluppare fin da quando ha assaggiato le prime fette di panettone, o ha respirato i primi effluvi dei Navigli. Cioè, da quando ha realizzato di essere un cittadino milanese, geneticamente esposto agli effetti dello stress della città che corre.

Del resto, sull’argomento il dialetto ci viene in soccorso: milanes mai content. Serve la traduzione?

Ugo Savoia

 



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  1. SilvyE se provassimo a far rispettare le regole (che ci sono per tutti...)? Forse ci arrabbieremmo un po' meno...
    18 ottobre 2023 • 08:05Rispondi
  2. patriziaC'è una categoria supplementare di Milanese arrabbiato: chi è "green" e per andare al lavoro utilizza i mezzi pubblici. Che dire? Tram deviati e rallentati con percorsi talmente lunghi che i ritardi e gli intoppi sono più che prevedibili. E l'occorrenza dei "venerdì neri"? il venerdì è il giorno di elezione per gli scioperi del personale ATM. ora questi venerdì neri sono davvero frequenti. Certo il diritto di sciopero deve essere rispettato: ma noi utenti che colpa ne abbiamo? La fascia di "garanzia" non è compatibile con l'orario di lavoro di molti di noi. Subiamo il disagio con nera rassegnazione ....
    18 ottobre 2023 • 12:18Rispondi
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