3 ottobre 2023

ARIANNA CENSI: GIÙ DALLA TORRE

Un giochino infantile in attesa delle prossime elezioni


COPERTINA 

Una certa “fronda” serpeggia nell’opinione pubblica milanese, sino ad oggi accuratamente contrastata dal Comune con un profluvio di iniziative promosse e/o sostenute dall’amministrazione e dagli stakeholders locali ma oggi sembra che non bastino più: questa fronda emerge anche dalle pagine di cronaca locale dei principali giornali milanesi.

Cosa è successo? I milanesi sembra non amino più la loro città. Confrontando il presente con il passato (prima del battesimo del Modello Milano) si comincia a dire, un po’ da qualunquisti: si stava meglio quando si stava peggio.

Le lamentele più frequenti sembrano concentrarsi sul traffico, certamente più caotico dalla fine del Covid a oggi: si direbbe che tutti i provvedimenti presi (limiti di velocità, eliminazione di posti auto in strada, la tolleranza verso le biciclette e monopattini che vanno sui marciapiedi, siano come le famose   grida manzoniane, che non servono a nulla se non ad annunciare il famoso “ghe pensi mi” che in pratica vuol dire “penseg ti”, come fa il Comune per la pulizia di parchi e giardini con una iniziativa che si chiama proprio “Ghe pensi mi“.

Il problema del traffico a Milano è un nodo nel quale si aggroviglia la Giunta e in particolare la sua assessora Arianna Censi che lotta furibondamente contro le automobili, come se questo fosse “il problema”, in particolare con quelle che vengono da fuori: quelle dei  pendolari che un recente dato dal Corriere della Sera stima in  740 mila al giorno e vengono a Milano per lavorare.

Quel che è vero è che il problema va inquadrato nell’ambito della Città Metropolitana e  il rapporto tra questa e il tema del lavoro per la città e il suo interland.

Definire cosa sia il lavoro è difficile ma comunque almeno la sinistra dovrebbe avere sempre in mente l’articolo  1 della Costituzione: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. (1)

Cosa definiscano  il lavoro storici, economisti, sociologi, politici e persino la Bibbia è difficile; io mi attengo al significato più banale: l’attività umana che consenta a chiunque di guadagnare quanto è necessario per vivere dignitosamente e libero.

Il dovere di ogni politico serio e di ogni amministratore locale è dunque di rendere il lavoro meno oneroso possibile: la politica milanese alzando le tariffe di ingresso in zona “B”e “C” e limitando i parcheggi penalizza ingiustamente i pendolari, pendolari che contribuiscono (faticando) alla ricchezza della città oltre ai residenti che si muovono solo per lavoro.

La riduzione delle aree dove è consentito il parcheggio e gli aumenti delle tariffe di ingresso  vanno esattamente nella direzione opposta, dimostrando che come sempre la politica milanese chiude la città a chi lavora e questo per un Comune con una Giunta che si definisce di sinistra è quantomeno sconfortante.

Per evitare l’ingresso in città e per non penalizzare i pendolari, già da sempre penalizzati dal cattivo funzionamento da TRENORD, tutti sappiamo che bisogna costruire parcheggi sotterranei in città e parcheggi lungo le linee di trasporto pubblico dentro e fuori Milano. Per farlo ci vogliono soldi e questi soldi potrebbero essere proprio il ricavato delle multe ma non va così, una parte consistente del ricavato finisce nelle casse dello Stato.

Consiglio di leggere un interessante articolo pubblicato sul blog 6sicuro dal titolo Multe auto: dove finiscono i soldi delle contravvenzioni.

Ma perché prendersela con l’assessora Arianna Censi? Perché è lei che ha la delega alle politiche di mobilità e trasporti ma anche per la sua ultima iniziativa promossa, sottobraccio con l’assessora all’ambiente Elena Grandi: l’iniziativa No parking day. Questa iniziativa  è l’esempio delle molte che non hanno altro scopo se non quello di accrescere attraverso i meccanismi di marketing politico l’immagine di un Comune vicino ai cittadini ma che non migliorano in alcun modo la loro vita. I costi di queste iniziative sono solo soldi sottratti ai cittadini e che andrebbero considerati come spese elettorali di chi è al potere.

Dunque la Censi giù dalla torre, magari insieme alla Grandi e tutti in fila gli assessori trascinati da un sindaco che sta stravolgendo l’anima storica della città.

L’anima di una città si forma e si alimenta soprattutto col soddisfacimento delle aspirazioni dei cittadini, di tutti i cittadini. A Milano le cose non vanno così.

Luca Beltrami Gadola

(1) la Costituzione, disattesa, del lavoro  ne parla anche oltre l’articolo 1.

Articolo 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Articolo 35

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.

Articolo 36

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Articolo 37 La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

 



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  1. Andrea VitaliLa lotta ai parcheggi sembra l' unico tratto "progressista" o addirittura radicale di questa Giunta (che per il resto è appiattita sulle esigenze della proprietà fondiaria). Ma perché tutto questo astio? Chi usa la macchina sono i cittadini espulsi per i costi eccessivi delle abitazioni, che tornano in città a lavorare. Ma quelli in teoria dovrebbero essere il tuo ceto di riferimento, se sei progressista, non i proprietari fondiari o gli immobiliaristi!
    3 ottobre 2023 • 21:28Rispondi
  2. anna rezzaraE se accanto al diritto di lavorare e di andare al lavoro come ci pare, in auto invece che con i mezzi pubblici (come in tutte le grandi città civili del mondo) , lei considerasse anche altri "piccoli diritti" come quello alla salute e a condizioni che la favoriscano, per esempio a non vivere in mezzo all'inquinamento prodotto, come dicono i suoi dati, da milioni di auto che liberamente arrivano a milano o circolano in milano? Non è anche questo un diritto da tutelare disincentivando il mezzo privato?
    4 ottobre 2023 • 02:20Rispondi
  3. Tiziana ScalcoCondivido le sue riflessioni sulla pessima gestione del traffico milanese . Basta guardare alle condizioni scadenti dei grandi parcheggi ATM (vedi Lampugnano) e quella telecamera a 150 metri dall’entrata di un parcheggio che riceve le auto in città provenienti da ben 4 autostrade per sanzionare le auto proibite in area B per capire che siamo alla politica dell’assurdo. Questa amministrazione non ha la più pallida idea di cosa sia la transizione ecologica e la sta sbandierando come uno slogan , un mantra patetico. Spiace dirlo ma questa politica comunale sulla viabilità non è intelligente e nemmeno rispettosa dei cittadini e dei lavoratori .
    4 ottobre 2023 • 08:06Rispondi
  4. valentino ballabioRiprendendo due passaggi dell'editoriale: 1) “Arianna Censi che lotta furibondamente contro le automobili … in particolare con quelle che vengono da fuori: quelle dei  pendolari! 2) “il problema va inquadrato nell’ambito della Città Metropolitana e  il rapporto tra questa e il tema del lavoro per la città e il suo hinterland” sorge la domanda: ma non è la stessa già Vice Sindaca proprio della Città Metropolitana, ovvero di una torre in teoria ancora più alta?
    4 ottobre 2023 • 09:15Rispondi
  5. GiuseppeLe donne in posizione di governo nei paesi nordici hanno fondato una rete, The bridge, destinata alla istruzione continua del personale politico. Di questo ho parlato in un articolo su questo giornale. L'accesso alla rete è aperto, ed i processi di formazione che vi sono proposti sono eccellenti per contenere l'analfabetizzazione galoppante del personale politico, di cui le assessore alla mobilità e all'ambiente sono testimonianza. L'assessora alla mobilità ignora che la metropoli non ha un piano per la logistica e le betoniere a servizio della selvaggia speculazione edilizia scorrazzano in frammistione con il traffico leggero!!!!, producendo i tragici eventi che sappiamo. Ugualmente, sul fronte dell'ambiente l'incapacità o la non volontà di divulgare il carico ambientale generato dalla folle politica urbanistica comunale sta generando una delle situazioni più inquinate dell'intero pianeta. Se l'analfabetizzazione del personale politico è un aspetto del collasso dell'intero sistema sociale, come argutamente sostiene il film "Idiocracy", come ci insegna l'esperienza del nord europa, dobbiamo essere in grado di attivare uno sciame di coscienza collettiva per contrastare tale stato di degrado.
    4 ottobre 2023 • 09:56Rispondi
  6. Maria Luisa PennacchioniPer Arcipelago Milano Abito in zona Città Studi, quindi non pieno centro ma neppure periferia, eppure già da qualche anno il degrado è arrivato ed è evidente sotto diversi aspetti. L’ho fatto presente con lettere al Comune, documentato da diverse fotografie. Risultato: neppure una risposta. Di cosa ci lamentiamo in tanti? Strade e marciapiedi dissestati o, in alcuni casi, rappezzati ma sempre con asfalto di pessima qualità: una forma di risparmio? No, perché dopo poco sarebbe da rifare. Sporcizia ovunque, certo è colpa dei numerosi maleducati ma il Comune sembra non dover intervenire mai. E il servizio AMSA non adeguato ai bisogni. Posteggi macchine? Le Giunte attuali e, preciso che le ho votate, non solo non si sognano neppure di considerare questo un problema e nel corso di questi anni non hanno fatto posteggi a prezzi calmierati e venduti solo agli abitanti della zona, quindi non per speculazione a terzi. Il problema si è aggravato con il Covid perché la Giunta ha permesso ad ogni esercizio di espandersi all’esterno dei marciapiedi, una forma di aiuto che poteva avere al momento un significato, peccato che questi permessi non sono mai stati tolti. Nella sola via Plinius, vicino a dove abito, sono scomparsi almeno venti posti auto per chi abita nella zona, premetto che sono tra i pochi che possiede un box, quindi mi sto mettendo nei panni altrui. La Giunta attuale ha fatto bandiera della necessità di piantare alberi per migliorare anche la qualità dell’aria, assai mefitica, che respiriamo, peccato che, con il clima caldissimo il verde in estate andrebbe irrigato sia nelle strade che nei parchi, visto che non piove se non con veri e propri uragani. Gli alberi sradicati la scorsa estate hanno spesso mostrato radici asfittiche, ben lontane da aver raggiunto la falda acquifera, di cui Milano si vanta e, da ultimo perché ho scritto fin troppo, bici e monopattini che vanno senza regole sia in strade, troppo strette per consentire anche questa circolazione, ma anche su marciapiedi, contromano e passando col rosso e che avrebbero ragione, in caso di incidente, anche se con torto marcio. Non credo che qualcuno al Comune abbia l’incarico di leggere le nostre lettere quindi spero di condividere questa mia con altri abitanti della città e della zona 3.
    4 ottobre 2023 • 16:08Rispondi
  7. Oreste PivettaCaro Direttore, complimenti per Arcipelago e complimenti per il tuo editoriale, che si può condividere o non condividere del tutto o in parte, ma di sicuro, nel suo opportuno realismo, ci induce a riflettere e mi induce a riflettere a proposito di alcune mie dilettantistiche convinzioni, convinzioni che mi allineano, per quanto io possa capire, tra i sostenitori della lotta furibonda alle auto, al fianco dell’assessora Censi (che non conosco). Di sicuro con il tuo scritto hai cancellato o ridimensionato alcune mie certezze, ad esempio quella secondo la quale il peso del traffico privato in città dovesse vistosamente calare, in ragione del risparmio, della battaglia contro l’inquinamento, per la sicurezza, e che i citati pendolari potessero giungere in piazza del Duomo utilizzando i mezzi pubblici o ricorrendo a comodi parcheggi di scambio. E’ vero che i mezzi pubblici sono carenti e di parcheggi di scambio se ne contano pochi, ma pensavo che un obiettivo dell’amministrazione potesse (o dovesse) essere quello di limitare l’accesso in auto (non incrementarlo), di frenare la circolazione automobilistica (senza vietare magari, ma scoraggiando e ci sono tanti modi per scoraggiare), di impedire la trasformazione di strade e piazze in una distesa maleodorante di vetture o, in alcuni casi, in una succursale dell’autodromo di Monza, progettando, organizzando, realizzando quanto manca. Si potrebbero aggiungere altre considerazioni. Ma non è il caso qui. Mi viene solo da segnalare che una parola mi sembra scomparsa dal dibattito sulla città (e sull’area metropolitana e sulla regione), parola che pure mi sembra fondamentale se solo ci si vuol dare una prospettiva: urbanistica (che qui compare solo in rapporto alla violenza che si misura in città, nell’articolo di Fiorello Cortiana).
    4 ottobre 2023 • 19:19Rispondi
  8. Cesare MocchiQuello che trovo più irritante dell' intervista di Sala, giustamente stigmatizzata nella "Lettera" di oggi 11 ottobre, è l' idea che le critiche vengano da una bolla non propositiva (lo dice peraltro anche il segretario comunale, chi critica è uno che protesta per mestiere, e quindi va ignorato). Il Comune ignora tutto quello che non è perfettamente allineato con quello che fa e non accetta né valutazioni né proposte che non siano elogiative (vedi ad esempio il sistematico disinteresse alle osservazioni al PGT). Ma le critiche sono la sostanza della produzione dialettica. Si migliora perché si ascoltano le critiche. Alcuni problemi attuali (tipo quello della casa) si potevano ad esempio affrontare meglio se si fosse prestato ascolto a chi richiamava l'attenzione sul tema. Ma certo se chi critica è "autoreferenziale" allora non si ascolta, non ci si corregge e non si migliora mai.
    11 ottobre 2023 • 08:20Rispondi
    • Annalisa FerrarioDedico al sindaco Sala questo limerick: sei l'uomo del fare/ agisci senza troppo ragionare/ ma allora vuol dire che/ qualcuno sta pensando/ al posto di te.
      11 ottobre 2023 • 12:36
    • Andrea VitaliIl ragionamento (chiamiamolo così) di Sala perlomeno è chiaro (anche se non molto originale): visto che comunque i ceti popolari votano a sinistra, per governare bisogna conquistare gli indecisi, ovvero gli elettori di centro. Peccato che non sia più così da anni, i ceti popolari abbandonati a sé stessi e delusi votano Lega, 5stelle, Fratelli di Italia, o magari non votano. La sinistra così com'è non li rappresenta più.
      11 ottobre 2023 • 13:46
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