18 aprile 2023
CHE FINE FAREMO?
L'incubo del nucleare
Mi rivolgo a chi ha ricevuto le mie ultime mail degli eventi e dei concerti dedicati alla PACE che si sono tenuti nel mio studio a partire dalla presentazione del libro postumo di Gino Strada Una persona alla volta, che abbiamo fatto quasi un anno fa discutendone con Stefano Levi della Torre, Maria Grazia Meriggi e Mauro Magatti e che è possibile riascoltare nel mio sito Facebook.
Da allora la situazione è drammaticamente peggiorata e si è arrivati ad armamenti sempre più sofisticati, il cui uso è ormai in atto dalle parti in conflitto e con la sistematica minaccia del ricorso ad armi nucleari tattiche, i cui effetti sarebbero devastanti come quelli che si sono verificati a Hiroshima e Nagasaki.
LA DISTRUZIONE DI HIROSHIMA
In tutte le occasioni ho allegato all’invito il testo dell’editoriale di Albert Camus – pubblicato sul giornale della resistenza francese Combat -, che l’8 agosto 1945, due giorni dopo la bomba atomica di Hiroshima e un giorno prima della seconda su Nagasaki, in totale isolamento lanciava il suo grido d’allarme.
Poiché in pochi ci ricordiamo le conseguenze di quelle bombe atomiche, in un mondo con bellicosi leader che ci governano, l’assenza di memoria fa crescere sempre più il rischio di un conflitto nucleare, ho deciso di pubblicare il testo di Camus citandolo quasi integralmente, intercalando alcune mie considerazioni per dimostrare quanto sia attuale e attinente alla situazione che stiamo vivendo.
Camus scriveva: “Il mondo è quello che è, cioè poca cosa. È quello che, da ieri, ciascuno sa grazie al formidabile concerto che la radio, i giornali e le agenzie di stampa hanno appena finito di organizzare a proposito della bomba atomica”. La stessa grande propaganda dalla quale siamo sommersi anche oggi. “I fatti, soverchiati da una folla di commenti entusiasti, ci insegnano che qualsiasi città di media importanza può essere totalmente rasa al suolo da una bomba della grandezza di un pallone da football”. La bomba sganciata su Hiroshima il 6 agosto, il cui nome in codice era Little Boy – Ragazzino, era all’uranio, mentre quella lanciata su Nagasaki il 9 agosto, in codice Fat Man – Ciccione, era al plutonio e più distruttiva: 25 chilotoni contro 16.
Una bomba come quelle di Hiroshima e Nagasaki è considerata oggi un’atomica tattica sulla quale tanto si disquisisce e a cui ci si riferisce come se si trattasse ormai di un’arma convenzionale.
GITTATA MASSIMA DI ARMA NUCLEARE TATTICA, TRASPORTABILE A SPALLA
“I giornali americani, inglesi e francesi (e italiani) si dilungano in eleganti dissertazioni sul futuro, il passato, gli inventori, il costo, la vocazione pacifica e gli effetti bellici, di armi sempre più sofisticate e potenti, difensive o offensive che siano, nonché sulle conseguenze politiche e anche il carattere indipendente della bomba atomica, il cui uso potrebbe essere causato da un semplice incidente a prescindere da qualunque tattica o strategia.
“Noi riassumeremo il nostro pensiero in una sola frase: la civiltà meccanica è appena giunta al suo ultimo grado di barbarie. Dovremo scegliere, in un futuro più o meno prossimo, tra il suicidio collettivo e l’impiego intelligente delle conquiste scientifiche.” Camus già prevedeva con estrema lucidità il dilemma con cui il genere umano avrebbe dovuto confrontarsi. Ma oggi possiamo constatare che delle scoperte scientifiche si fa, ormai in tutti i campi, il peggior uso possibile, con un grado di barbarie ben maggiore di quello che egli denunciava 78 anni fa.
“Nell’attesa, si può pensare che vi sia una certa indecenza a celebrare in questo modo una scoperta che si pone prima di tutto al servizio del più formidabile accanimento distruttivo di cui l’uomo abbia dato prova da secoli”. Accanimento distruttivo che anche oggi viene non solo dalla guerra in Ucraina ma dalla “terza guerra mondiale a pezzetti” denunciata da Papa Francesco. Che in un mondo esposto a tutti gli strappi della violenza, incapace di alcun controllo, indifferente alla giustizia e alla semplice felicità umana, la scienza si consacri all’omicidio organizzato, nessuno ormai, a meno che non sia affetto da idealismo congenito, troverà modo di stupirsi.”
E registriamo ormai che a più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e nella più totale indifferenza per le altre guerre combattute in Siria, Yemen, Myanmar, e dappertutto in Africa, siamo entrati in uno stato di assuefazione che ci impedisce qualunque stupore.
GUERRE IN CORSO NEL 2022
Scoperte del genere dovrebbero essere registrate, commentate per quello che sono, annunciate al mondo affinché si abbia un’idea plausibile del proprio destino. Invece si sa ben poco della reale letalità delle armi, soprattutto per la popolazione civile che è diventata la vittima principale di ogni guerra. Ma corredare queste terribili rivelazioni con una letteratura pittoresca o caricaturale è davvero intollerabile. Così come lo è portare delle scolaresche a entusiasmarsi per dei caccia da combattimento come fossero giocattoli, invece che strumenti di morte e, ancora peggio, vedere Giorgia Meloni ai comandi di un velivolo, scortata dal ministro Crosetto, con i bambini precettati per il coretto osannante.
GIORGIA MELONI ALLA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DELL’AERONAUTICA MILITARE
Già si respirava male in questo mondo tormentato. E oggi si respira ancora peggio in tutti i sensi. Ed ecco che ci viene proposta una nuova angoscia, che ha tutte le prerogative di essere definitiva. Sì, viene offerta all’umanità la sua ultima possibilità, che anche oggi nessuno sembra voler cogliere portando avanti una seria politica per il negoziato. Dopotutto, potrebbe fungere da pretesto per un’edizione speciale di Combat. Ma, più probabilmente, dovrebbe fungere da occasione per non poche riflessioni e molto silenzio che mancano totalmente nello scenario geopolitico attuale, sostituito da rumorose e vacue prese di posizione prive di qualsiasi volontà di perseguire una trattativa per il cessate in fuoco e la pace.
Del resto, ci sono altre ragioni per accogliere con riserva il romanzo di fantascienza propostoci dai giornali, che anche oggi ci propinano le più fantasiose interpretazioni della situazione sul campo. Quando si vede […] annunciare che l’invenzione della bomba atomica rende caduchi i trattati o prescritte le stesse decisioni di Potsdam, oggi si deve far riferimento al protocollo Minsk del settembre 2014 e, ancora prima, agli accordi del 1990 di Bush, Kohl, Mitterrand e Thatcher con Gorbaciov, totalmente disattesi e non rispettati.
BAKER, GORBACIOV E KOHL IN UN EVENTO A MARGINE DEGLI INCONTRI DEL 31 GENNAIO 1990
Ma l’aspetto più rilevante è che fare riferimento all’arma atomica, tattica o strategica che sia, annulla il rispetto di ogni accordo o trattato, così come lo è oggi l’adesione alla NATO di tutti i paesi confinanti con la Russia e l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.
Intendiamoci bene. Se i giapponesi capitolano dopo la distruzione di Hiroshima e sotto il suo effetto intimidatorio, noi ne siamo felici. Ma non intendiamo far discendere da una notizia tanto grave altra decisione se non quella di perorare con ancora maggior forza la causa di una vera organizzazione internazionale, nella quale le grandi potenze non abbiano diritti superiori a quelli delle piccole e medie nazioni e nella quale la guerra, flagello divenuto mortale per il solo effetto dell’intelligenza umana, non dipenda più dagli appetiti o dalle dottrine politiche di questo o quello Stato.
Come l’ONU che fu fondata nell’ottobre del 1945 proprio con la finalità di perseguire la pace. Ma purtroppo abbiamo assistito al permanente conflitto con ripetute aggressioni e ingerenze da parte di USA e URSS nei confronti di altri paesi, da parte di entrambi che si è rinnovato a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.
Davanti alle prospettive terrificanti che si aprono all’umanità, ci accorgiamo ancora di più che la pace è la sola battaglia che meriti di essere combattuta. Non è più una supplica ma un ordine che deve salire dai popoli ai governi, l’ordine di decidere definitivamente tra l’inferno e la ragione.
E’ molto significativo che Camus chiuda il suo editoriale esprimendo un convincimento di assoluta chiarezza e attualità: sono i popoli a dover decidere e ordinare ai governi il proprio destino, non è affatto vero che non avrebbero la “lucidità” necessaria per decidere, e i sondaggi dimostrano che i popoli in grande maggioranza sono contrari alla guerra. Tutte le dispute sulla guerra giusta o necessaria si prestano a speculazioni che invece di portare alla fine della guerra non possono che portare alla fine del genere umano.
Emilio Battisti
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