7 marzo 2023

3 QUESTIONI DIROMPENTI PER IL RINNOVO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

O della benevolenza verso le rendite corporative


 copertine am (9)

Sono finalmente ultimati i lavori di ‘riqualificazione’ della via Col Moschin, corollario dell’intervento edilizio “Studentato Giovenale”. Questo intervento è emblematico del rito di sviluppo urbano ambrosiano, i cui ingredienti sono riconducibili a: crescita esponenziale delle cubature, diminuzione esponenziale degli oneri a carico degli imprenditori a fronte dell’importante aumento delle esternalità degli interventi, quindi, aumento esponenziale della pressione ambientale per i residenti.

Dell’intervento “Studentato Giovenale” si è già parlato in Arcipelago del 23.3.2022, con l’articolo “Città metropolitana: verso l’Olimpiade della sopravvivenza”. Ricordavo allora che a fronte di una volumetria preesistente di 6343 mq. (destinazione uffici), il promotore immobiliare beneficia di una volumetria di 15.836 mq. con destinazione studentato. Con un impatto quindi sulla biocapacità del 150% per quanto riguarda la pressione ambientale dell’impianto fisico e senza nessuna valutazione degli effetti della maggiore “pressione umana” (a causa del numero molto più alto di persone rispetto alla destinazione precedente). Tale pressione, per non gravare sulla già elevata congestione e sull’inquinamento dell’area, avrebbe dovuto essere compensata da un’adeguata superficie bioproduttiva ( stimabile in circa 3.000 ha equivalenti – vedi nota di calcolo1) e da un adeguato numero di posti auto.

Ma, ad ultimazione dei lavori di ‘riqualificazione’ della via Col Moschin, a carico del promotore immobiliare, si deve constatare che l’Amministrazione, alla logica della difesa del patrimonio delle risorse naturali, ha preferito la logica della “città a 30 km”, romantica reinterpretazione della ‘Città giardino’ di fine ‘800. Così, gli ettari di verde che avrebbero dovuto compensare la pressione edificatoria e sociale, si sono ridotti a poche modeste aiuole, inoltre il promotore immobiliare è stato esentato dalla realizzazione di un numero adeguato di posti auto, grazie al disposto del regolamento edilizio per gli interventi a carattere sociale.

Anche i posti auto a parcheggio sulla via Col Moschin sono stati ridotti, in omaggio al rituale della città a 30 km, così come è stata ridotta, in alcuni punti, la sezione stradale. Con un ulteriore problema, la via Col Moschin non è una strada di distribuzione locale, ma un breve asse di collegamento fra due circonvallazioni.

Quindi, la riduzione della sezione e il collocamento dei parcheggi ai due lati ne limitano ulteriormente la capacità, con la conseguenza di code perenni.

Tale operazione, le cui caratteristiche sono ripetute in diversi interventi (studentato sull’ex consorzio agrario di via Ripamonti, edificazione sull’ex scalo romana), pone il classico quesito retorico: chi paga per gli effetti di tale intervento? La risposta è ovvia: i residenti, con la loro salute, a causa della crescita dell’inquinamento, per il peggioramento della qualità della vita, a causa della congestione della strada impropriamente classificata a “30 km”, per i mutati parametri climatici, a causa dell’altezza e disposizione dei nuovi edifici (soleggiamento, isole di calore, ecc…).

Questo esempio delle politiche urbane della città metropolitana di Milano riattualizza lo scenario del racconto “L’orologio”2, in cui Carlo Levi descrive il ruolo dello Stato e della pubblica amministrazione come caritatevoli dispensatori di favori ai ‘luigini’, tutte le classi ed operatori beneficiari di benevoli regolamenti e finanziamenti, che graveranno sui ‘contadini’, ossia sulle classi produttive, in termini di salute, oltre che di reddito.

Ma, essendosi la nostra ‘caritatevole’ amministrazione impegnata, con il new green deal e con la riforma sanitaria, ad una severa politica di rinnovamento e risanamento, soprattutto del modello di governance, dovrà gestire la trasformazione dalla sua storica ‘cultura’ rispetto a tre questioni dirompenti.

Questione n° 1: la pubblica amministrazione, da controllore a dinamico agente.

La Danimarca ha recentemente rivoluzionato il proprio regolamento edilizio3, per cui il promotore immobiliare deve documentare i consumi energetici nelle diverse fasi del ciclo di vita dei manufatti, secondo le seguenti fasi e moduli.

Fasi Moduli Contenuti dei moduli
Prodotto A1 Materie prime Impatti climatici dei processi di estrazione delle materie prime e della loro lavorazione.
A2 Trasporto Impatti climatici del trasporto dai magazzini dei materiali al cantiere o allo stabilimento di produzione dei prefabbricati
A3 Produzione Impatto climatico derivanti dai processi di realizzazione degli edifici o dei sistemi prefabbricati.
Gestione B4 Sostituzione Impatto climatico legato alla sostituzione di parti edilizie.
B6 Consumo di energia per il funzionamento Impatto climatico del consumo di energia
Fine vita C3 Pretrattamento dei rifiuti Impatto climatico a seguito del trattamento dei rifiuti prima del recupero.
  C4 Smaltimento Impatto climatico derivante dallo smaltimento dei rifiuti, compreso il pretrattamento prima dello smaltimento.
Esternalità D Potenziale di riutilizzo, riciclaggio e altro    recupero Potenziali guadagni o oneri ambientali derivanti dal riutilizzo e dal riciclaggio di materiali da costruzione e da altri tipi di recupero come il recupero di energia dalla loro combustione.

Questa normativa, i cui principi sono generalizzati nei paesi del nord-centro Europa, in simmetria con l’agenda di rinnovo delle costruzioni4, non è di controllo, ma è proattiva. Essa stimola un salto di qualità sia nella produzione dei materiali che nell’offerta dei prodotti finiti, e coniuga una politica di salvaguardia ambientale con un’attiva politica commerciale tesa alla conquista di nuovi mercati, grazie alla rinnovata offerta. Essa trova alcune specifiche. Udite, udite, a favore degli immigrati in Germania, con il rinnovo dell’offerta di edilizia sociale.  A favore di un’idea proattiva di edilizia sociale, promossa dalla “New economy foundation”5 in Gran Bretagna, in cui la dotazione di nuova residenza sociale  si coniuga con l’opportunità di nuovi lavori.

Questione n° 2: dallo sviluppo per funzioni allo sviluppo ‘molecolare’.

La nuova agenda urbana della Germania propone una lettura del futuro urbano basato sulla proiezione di sedici “tendenze molecolari”6. Di conseguenza il futuro della città non è più dettato dalla storica logica lineare, con la sua articolazione per funzioni (ad esempio, alloggi, mobilità, commercio), ma è dettato da un ordine biologico, che riconduce i fenomeni urbani ad una struttura molecolare formata da atomi fortemente coesi.

Le tendenze molecolari sono raggruppate in “contesti operativi” sostanziali che si rafforzano e si integrano a vicenda; essi sono:  (1) relazioni uomo-macchina, (2) allungamento della vita e del periodo attivo, (3) iper-diversità, (4) differenziazione dei processi di produzione e distribuzione, (5) penetrazione della realtà virtuale e della vita digitale , (6) spostamento creativo del processo decisionale e del potere politico, (7) superbuilding, (8) protezione ambientale attiva e adattamento, (9) algoritmizzazione dei sistemi urbani, (10) salute e auto-ottimizzazione come compito individuale, ( 11) differenziazione delle condizioni di lavoro e aumento del rischio di povertà, (12) dissoluzione del lavoro e tempo libero, (13) perdita di autorità delle élite e crescente influenza degli individui, (14) migrazione internazionale, (15) polarizzazione tra e all’interno delle città e regioni, (16) riurbanizzazione e densificazione urbana.

Con questo progetto, con circa un secolo di ritardo, l’idea di città abbandona la linearità cartesiana a favore dei nuovi paradigmi promossi dai cibernetici, risalenti alla fine del secondo conflitto mondiale. Ma questo richiede la conoscenza di un nuovo alfabeto.

Questione n°3: un nuovo alfabeto per lo sviluppo?

Un nuovo alfabeto è imposto dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale, che oggi sono in grado di elaborare  testi ed immagini (le tanto nominate ChatGTP).

Così le macchine oggi sono in grado di competere con il pensiero umano (o integrarlo?) sulla base dell’apprendimento automatico, che utilizza l’inferenza induttiva, imparando da esempi precedenti. E’ un’intelligenza limitata perché manca di capacità creativa, non è in grado di generare ipotesi, non è in grado di gestire ambienti complessi, scrive anche scemenze terribili (secondo l’MIT)7. Pur limitato, questo tipo d’intelligenza pone molti problemi, ad esempio:

  • riguardo al processo di sottrazione del patrimonio di dati dell’uomo da parte delle grandi imprese di comunicazione, alla base di tale forma intelligenza; di conseguenza, quale sarà il ruolo della pubblica amministrazione a difesa di tale patrimonio?;
  • riguardo al processo di competizione o di integrazione uomo – macchina, con il corollario dei nuovi lavori, o della gestione di nuovi livelli di disoccupazione?

Con queste tre questioni la nostra pubblica amministrazione dovrà fare i conti in occasione delle periodiche valutazioni delle riforme e degli investimenti compresi nel bilancio comunitario. Soprattutto dovrà dare una convincente risposta all’obbligo fondamentale del rinnovo del modello di governance.

Lo scenario che abbiamo di fronte a tale impegno è disarmante. Se l’esempio del governo della rigenerazione metropolitana è la via Col Moschin, come potrà essere affrontata un’impostazione neuronale dell’evoluzione della nostra metropoli-regione e, soprattutto, chi si farà carico dei nuovi (difficili) alfabeti dello sviluppo?

La risposta è ancora ispirata da Carlo Levi: “se il sistema politico – amministrativo è stato estraneo ai processi di rinnovamento, a un certo punto bisognerà pensare a un’infinità di organizzazioni autonome, che si occupino di problemi veri, legati insieme da una organizzazione comune, che parla in nome di tutti. L’impresa è quasi impossibile, ma verrà presto il giorno che bisognerà mettercisi”.

Penso che il giorno sia arrivato, l’impresa quasi impossibile è trasformare un obsoleto sistema fondato sulla benevolenza verso le rendite corporative in un dinamico sistema di piattaforme civiche aperte, collaborative, promotrici di nuove declinazioni del valore.

I tre quesiti sintetizzano i problemi dirompenti che le piattaforme civiche dovranno affrontare, mentre gli impegni sottoscritti in sede comunitaria indicano la temporalità delle risposte che l’amministrazione metropolitana e regionale sono tenute a rispettare.

All’appello mancano l’impegno e l’organizzazione civica.

Giuseppe Longhi

Riferimenti

1 Calcolo dell’impronta ecologica dello studentato Giovenale: il potenziale di attrazione teorico è di circa 800 persone (totale mq. 16.000: superficie pro capite mq 20) che moltiplicata per la pressione pro capite netta di 3,6 ha pro capite (4,8 ha equivalenti pro capite al netto della bioproduttività 1,2 ha equivalenti procapite) porta a un totale di 3.280 ha

2 Carlo Levi, L’orologio, Mondadori, 1960.

3 Regolamento edilizio della Danimarca: https://bygningsreglementet.dk/Tekniske-bestemmelser/11/BRV/Bygningers-klimap%C3%A5virkning?Layout=ShowAll

una breve sintesi in italiano è in: https://www.assocamerestero.it/notizie/danimarca-nuovo-anno-nuovo-regolamento-edilizio

4 Ministry of the interior and housing, National strategy for sustainable construction, Denmark, 2021 in: https://im.dk/Media/637602217765946554/National_Strategy_for_Sustainable_Construktion.pdf

5 New Economy Foundation, New Great Homes Upgrade Toolkit, in: https://greathomesupgrade.org/campaigns/campaign-toolkit

6 Federal Institute for Research on Building, Urban Affairs and Spatial Development, Thinking about the city of “Übermorgen”, in: https://www.bbsr.bund.de/BBSR/DE/veroeffentlichungen/bbsr-online/2019/bbsr-online-11-2019-dl.pdf?__blob=publicationFile&v=4

7 Klaus Æ. Mogensen, Is artificial intelligence a myth?,  Farsight,  8 febbraio 2023 in:

Is Artificial Intelligence a Myth?

 



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  1. Cesare MocchiL'intervento mi sembra sollevi correttamente la questione cruciale del ruolo del funzionariato nella pubblica amministrazione. Guardiamo a Milano: il Sindaco è l'ex Direttore Generale della Moratti. L'Assessore all'Urbanistica è un Dirigente dell'Urbanistica, formatosi peraltro negli anni di Albertini. Il Dirigente alla Pianificazione Urbanistica Generale è stato assunto in Comune mediante stabilizzazione delle liste dei precari, e non ha mai passato il concorso da dirigente (è lì per chiamata, vale a dire per cooptazione). Si è formato insomma un gruppo di potere, non eletto e non particolarmente qualificato professionalmente (se non nella sua capacità di mantenere il potere) a cui sono stati improvvidamente delegati anche ruoli politici. E i risultati si vedono, nell'incapacità di leggere le dinamiche reali della città, nell'aggiornamento culturale, nell'inventiva. Il Comune ripropone sempre la solita minestra riscaldata, e da qui non se ne esce. Urge riflessione sull'argomento da parte delle forze politiche (se vogliono mantenersi tali).
    8 marzo 2023 • 15:02Rispondi
  2. GiuseppeGrazie per il commento che colloca gli argomenti di fondo in modo molto opportuno nel contesto. gl
    16 marzo 2023 • 14:31Rispondi
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