21 febbraio 2023

ASPETTANDO UN PAESE MIGLIORE

Ma quale?


 copertina editoriale

Anche su questo numero di ArcipelagoMilano ci saranno articoli che riguardano l’analisi del voto delle ultime elezioni per la Regione. Lascio dunque la parola ai nostri esperti e mi limito a qualche considerazione da uomo della strada che cerca di capire come sono andate le cose.

Raramente ho visto fare confronti in cifre assolute ma solo tra percentuali. Siamo allo stesso problema ma capovolto di quando leggevamo i dati relativi ai malati e ai decessi per il Covid 19; ad esempio ci dicevano quanti persone erano morte a Palermo e a Milano. Se a Palermo e a Milano ci fosse stato lo stesso numero di morti avremmo pensato che stavamo alla pari ma Milano ha 1.300.000 abitanti e Palermo 630.000: due morti a Milano contano quanto un morto a Palermo.

Dunque, per capire dobbiamo sempre guardare ai numeri assoluti: quanti voti aveva il PD a Milano e quanti ne ha presi alla ultime regionali? Il confronto che è già stato fatto – impietoso per il Pd – ci dice qualcosa di sicuro ma comunque è così per tutti i Partiti: c’è la difficoltà che nasce dalla comparsa di nuove liste che non esistevano alle penultime regionali.

La domanda alla quale sto cercando una risposta è la suddivisione in classi di età dei votanti per capire il peso del voto giovanile. I giovani da che parte stanno? Quanti giovani aventi diritto al voto sono andati a votare?

Tutte queste analisi del voto dovrebbero farle i Partiti ma ho l’impressione che siano i meno interessati: quello che interessa loro è il posizionamento reciproco e, pur lamentandosene, chi vince in base alle percentuali non vuol rendersi conto che vincere col 40% del 50% vuol dire vincere con 20% degli aventi diritto al voto: dunque viene eletto da 2 cittadini su 10.

Utopia pura e certo anticostituzionale ma un quorum minimo perché le elezioni siano valide non farebbe male, altrimenti, come oggi, siamo alla dittatura della minoranza, cosa già detta mille volte.

L’altra considerazione che vorrei ci facessimo sarebbe domandarci  a quale classe di reddito appartengano gli elettori di questo 20% votante. Difficilissimo da calcolare visto che indagare su quali siano i redditi reali degli italiani, Paese col record assoluto europeo per quote di reddito evase, lo si fa per indici indiretti e quindi con un margine di errore molto alto.

La mancanza di reddito dell’elettore (giovanile in particolare) ma soprattutto la prospettiva di non migliorare la propria situazione che rimarrà stazionaria, non è un timore ma quasi una certezza, e contemporaneamente constatare che nessun Partito ne faccia il proprio cavallo di battaglia, scoraggia la partecipazione al voto: nulla cambia e nulla cambierà.

Nemmeno il Pd ci si è impegnato seriamente: se dunque persino la sinistra guarda altrove, anche l’ultimo appiglio per sperare scompare.

Un’altra considerazione su Milano: il numero dei “poveri”. La famiglia composta da una persona è considerata relativamente povera se ha un reddito medio inferiore a 640 euro al mese. Una famiglia con un figlio a carico è considerata relativamente povera con un reddito medio netto mensile inferiore ai 1400 euro in assoluto (dati ISTAT). Questi poveri a Milano sono in continuo aumento: basta chiedere a chi gestisce mense caritatevoli che vedono tra i frequentatori anche persone dall’aspetto piccolo borghese. Sull’altro versante, i ricchi, si vede la ricchezza concentrarsi in un sempre minor numero di mani: i cosiddetti poteri forti, in grado tra l’altro di finanziare campagne elettorali sempre più costose.

Una volta per raggiungere gli elettori si facevano i comizi di piazza – costo minimo – il costo maggiore erano i manifesti e le spese postali (a tariffa ridotta). Oggi invece bisogna avere consulenti di marketing, consulenti per la comunicazione sociale via Internet, giornalisti a libro paga e magari direttamente o indirettamente avere qualche quota in una rete televisiva, magari possederne tre.

A questo punto, solo per farvi divertire, vi do il link sui limiti ammessi di spesa dei candidati alle elezioni in Regione. Fate un po’ i calcoli e, se non ho sbagliato io, il limite di spesa per un candidato consigliere regionale è di € 38.802,85 più € 48.000, ossia € 0.0061 per ogni avente diritto al voto. Quanti candidati si potrebbero permetter una cifra simile? Non è obbligatorio spendere tanto, chi può se lo permette. Comunque tranquilli, le liste hanno diritto a spendere circa 1€ per elettore, in Lombardia circa 8 milioni di € a lista. I finanziamenti indiretti ci sono e nessuno è in grado di conteggiarli.

Per qualcuno, la campagna elettorale è stata troppo corta (Moratti) e avrebbe potuto spendere ben di più se ve ne fosse stato il tempo. In fondo la brevità delle campagne elettorali ha i suoi vantaggi sul versante della democrazia.

A proposito di quest’ultima – la Democrazia – io penso che se l’astensione dal voto supera una certa soglia si passa dalla democrazia all’oligarchia attraverso il passaggio della cosiddetta dittatura della minoranza.

Vorrei a questo momento tranquillizzare gli ansiosi amici di Putin, Berlusconi e Salvini, due politici di prima linea ma anche tutti i putiniani di minor peso tra intellettuali e politologi e anche semplici cittadini: ci avviamo, nella distrazione della litigiosa sinistra, a diventare un’oligarchia di tipo putiniano: tutto il potere in poche mani. Finalmente i cosiddetti “poteri forti” li chiameremo col loro vero nome, “oligarchi”, tutti con pass per ristoranti e club stellati dai prezzi stratosferici dei quali si sta riempiendo Milano all’insegna del vecchio detto guicciardiniano:  “o Franza o Spagna, purché se magna”

Ma quanti putiniani vorrebbero trasferirsi nella futura Grande madre Russia? This Must Be the Place? (Sorrentino)

Luca Beltrami Gadola



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