21 febbraio 2023

AUTO ELETTRICHE: LA SOLUZIONE È A CUBA

È in arrivo una nuova figura professionale: il meccanico riparatore


rification (2)

Il Parlamento Europeo ha deciso che al 2035 non si potranno più produrre autovetture con motore endotermico, che andranno sostituite con vetture elettriche a zero emissioni (allo scarico, perché l’energia elettrica si produrrà ancora utilizzando molte fonti, anche con gas e petrolio, oltre che con energia idrica, fotovoltaica, eolica, nucleare). I mezzi di trasporto merci ne saranno esentati. Ma l’Unione Europea ha anche introdotto per il 2027 un nuovo standard di emissioni per i mezzi a motore termico, Euro 7, che rende obsoleto l’attuale, e recentissimo, Euro 6.

Una scelta, quella del Parlamento, che ha lasciato sorpresi molti, perché ha decretato la fine dei biocarburanti, la cui ricerca stava dando risultati molto interessanti, anche come metodo di riciclo dei rifiuti, e della filiera dell’idrogeno, carburante (o più precisamente vettore energetico) totalmente privo di emissioni nocive, anche se di complessa catena di produzione[1]. Inoltre, saranno anche colpite tutte le auto ibride, che sono dotate di un motore endotermico. Ma tant’è, in politica ha vinto l’elettricità.  Ci sarebbe da chiedersi come, ma passiamo oltre.

Ora tutti sanno quali sono i problemi posti da una totale produzione e utilizzo delle auto elettriche. Innanzitutto la produzione: quella di massa delle batterie viene dalla Cina, si stanno predisponendo fabbriche di batterie anche in Europa, ma non potranno soddisfare che un parte della domanda. Inoltre, per la produzione di auto elettriche sono necessari il cobalto e il litio, oltre ad altre terre rare, elementi che vengono estratti prevalentemente in Cina, oltre che in Congo o in altri stati africani, ove le aziende cinesi sono già presenti. Non il massimo della sicurezza dell’approvvigionamento e del controllo di costi.

Inoltre questa decisione comporterebbe la cessazione della produzione di motori endotermici per autovetture in Europa, ove questa tecnologia è la più avanzata del mondo.

Le associazioni di categoria (Anfia) hanno già stimato che almeno 70.000 addetti a queste produzioni motoristiche perderanno il posto, poiché produzione e montaggio di motori elettrici richiedono molta meno manodopera. Si prevede una perdita di fatturato 105 miliardi di Euro e di 2 miliardi di Euro in ricerca. Inoltre, il costo medio di un’auto elettrica è di 38.000 €, mentre quello di un’auto termica è di 22.000 €.[2]

Queste sono le conseguenze della decisione; oltre al fatto che la popolazione dell’Unione Europea, che adotta queste misure, costituisce solo il 5,7% della popolazione mondiale e l’Europa tutta il 7% delle terre emerse, cosicché l’impatto sul pianeta non sarà macroscopico. Fatta questa premessa, di cose peraltro risapute, mi interessa cosa succederà nelle nostre città.

Il parco auto di Milano ammonta a 700.000 autovetture circa (era di 690.824 nel 2016), di queste auto non più di trecentomila disporranno di un parcheggio su area privata (e temo che la cifra sia molto più vicina alle duecentomila). Come si potranno ricaricare le quattrocento o cinquecentomila auto che stazionano in strada? Senza contare quelle dei non residenti ma domiciliati? A Milano vediamo auto parcheggiate sui marciapiedi, sulle aiole, per non dire dei divieti di stazionamento.

Potremo installare colonnine in tutti questi luoghi? Avremo risorse tali da dotare le strade della città di almeno duecentomila colonnine doppie? Ma sicuramente non le potremo installare sui marciapiedi e sulle aiole del verde pubblico e neanche sui divieti di sosta.

Si potrebbero costruire nuovi parcheggi interrati, ma gli spazi utili per parcheggi interrati già previsti nel Piano Parcheggi del 2005 che poi fu in gran parte revocato dalle Giunte Moratti e Pisapia, prevedeva posti per non più di 25.000 auto, circa un decimo di quelle che servirebbero. Si potrebbero costruire silos in elevazione in cui molte auto elettriche potrebbero essere ricaricate con piastre ad induzione. Ma quanti? E dove? E con quali risorse?

La conclusione è una sola: poiché non si può violare la legge newtoniana dell’impenetrabilità dei corpi, alcuni potranno avere l’auto elettrica  e altri, e non pochi, non potranno. Succederà quello che già temevo da tempo: una classe di cittadini che possiederà l’auto elettrica e una non piccola classe che non la potrà avere, una drammatica divisione sociale nel corpo della città che colpirà le persone meno abbienti. Questi ultimi, se vorranno circolare, in particolare dentro l’area C, dovranno ricorrere ai noleggi.

Tuttavia i possessori dell’auto elettrica non staranno benissimo: dovranno installare una Wall-Box nel loro posteggio (circa 600 €, oltre al costo della linea elettrica) e i parcheggi condominiali con più di 10 box, a quanto mi è stato detto, dovranno inserire una cabina di media tensione (forse evitabile con una ricarica lenta a bassa tensione, non sono un elettrotecnico). Naturalmente, poi, la massima autonomia di un’auto elettrica, per ora, non supera i 500-600 Km; cosicché nei viaggi lunghi occorre fermarsi per una ricarica.

Va tenuto presente, poi, che la ricarica a una colonnina pubblica può costare il doppio di quella alla rete di casa ed è comunque più onerosa degli attuali carburanti[3]. Non a caso, un’indagine negli Stati Uniti ha scoperto che chi possiede un’auto elettrica, in prevalenza possiede anche un’altra auto termica.

Infatti, nei garages delle tipiche case unifamiliari americane compaiono sempre due auto: un SUV (in genere usato dalla moglie per le spese e dalla famiglia per le vacanze) e un’auto più piccola, e magari sportiva, usata dal marito, ora talvolta quest’ultima vene sostituita da un’auto elettrica.

Esiste però una soluzione: quella di Cuba.

A Cuba, dopo la vittoria di Fidel Castro, le molte auto americane in possesso della popolazione sono state tenute in vita da bravissimi meccanici, anche senza i ricambi originali. E’ per questo che chi è stato a Cuba ha potuto vedere in circolazione bellissime auto americane degli anni cinquanta.

Poiché la decisione del Parlamento Europeo vieta solo la produzione di auto endotermiche dopo il 2035 e non – per ora – il loro utilizzo, dovremo far crescere una nuova leva di meccanici “cubani” e felicemente usare le nostre vecchie auto in qualche modo rattoppate. Quasi sicuramente non ci sarò nel 2035, ma, se ci fossi ancora, e in grado di guidare, la mia scelta sarà “cubana”.

Giorgio Goggi

[1]     Nel 2005-2006 il Comune di Milano, possedeva un’auto sperimentale alimentata ad idrogeno, a seguito di un accordo con la Wasserstoff Gesellschaft di Amburgo, esperimento poi eliminato dalla successiva giunta.

[2]     Traggo le informazioni di questi due paragrafi da un articolo di Natale Forlani, già segretario CISL, su il Sussidiario.net.

[3]     Da un rapporto di un utente trovato in rete: costo al Km da una ricarica pubblica € 0,209, da un pieno di benzina € 0,109.



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  1. FrancescoUn articolo con uno sguardo piuttosto arretrato rispetto al tema della mobilità urbana, nel XXI secolo: "Questi ultimi, se vorranno circolare, in particolare dentro l’area C, dovranno ricorrere ai noleggi." Nell'area C si potrà sempre circolare col trasporto pubblico o in bicicletta (e vale la pena ricordare che l'area C - soprattutto quando le auto saranno in buona parte elettriche - conserverà lo scopo principale di limitare la Congestione della rete stradale e il consumo di spazio pubblico). La necessità senza alternative di spostarsi in automobile è percentualmente così bassa da poter ammettere deroghe o politiche ad hoc (e non è da escludere che si possa sviluppare un mercato dello sharing in grado di rispondere alla nuova domanda). Nel complesso l'invito provocatorio a tenere in vita la mobilità degli anni cinquanta mi sembra molto in linea con un pensiero coevo, ma rilancio e suggerisco di retrocedere oltre, fino alla fine del XIX secolo, quando le linee tranviarie dominavano la mobilità pubblica di Milano e dell'area metropolitana. Credo comunque che il complesso intreccio tra mobilità, economia, ambiente e società richieda riflessioni più ampie e approfondite.
    23 febbraio 2023 • 10:30Rispondi
    • Cesare MocchiScusi la franchezza, ma è la sua visione della mobilità che mi sembra irrealistica. Tutti in bici o con i mezzi pubblici? Ma ci sono gli anziani, i giorni di pioggia, i pacchi da portare, gli appuntamenti fuori città, le vacanze... E i finanziamenti per i mezzi pubblici non sono infiniti (e infatti si fermano ai confini del Comune di Milano). Ergo, l'uso dell'automobile potrà forse essere ridotto, ma non eliminato. E prima ce ne rendiamo conto, meno tempo perderemo sulla questione
      24 febbraio 2023 • 14:58
  2. Pasquale RizzoPerò a Cuba non ci sono mai state limitazioni tipo Area B, C e chi più ne ha ne metta. Difficile credere che, oltre al divieto di vendita di nuovi veicoli con motore a combustione interna, non verranno introdotte limitazioni alla circolazione di tali tipi di veicoli.
    23 febbraio 2023 • 20:22Rispondi
  3. Gianluca GennaiRitornerei sull'argomento produzione d'energia necessaria per supportare un potenziamento ipotizzato. Da ora al 2035 bisognerebbe pensare a come produrre in modo non discontinuo l'energia elettrica necessaria (una colonnina decente impegna 22KW di minima). I casi di ricarica elettrica lenta, cioè nel box, possono essere gestiti con quale fattore di contemporaneità? Tutti ricaricherebbero l'auto di notte nello stesso istante di tempo e questo significa che i condomini dovrebbero già da ora adeguarsi con sistemi di autoproduzione (forse le famose Comunità energetiche in modo da abbassare i costi generali d'energia) o potenziamenti pro-capite (ad esempio con passaggi da 3 KW a 6 KW in modo da avere margine durante la ricarica per frigo, e luci di casa). C'è una visione utopica in questo progetto, fortemente spezzata in deriva rispetto alla realtà possibile.
    4 marzo 2023 • 17:09Rispondi
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