7 febbraio 2023

ANDARE A VOTARE, ANCHE SE SEMBRA INUTILE.

L'ultima occasione utile


Progetto senza titolo (5) (1)

Chi vincerà le prossime elezioni regionali lombarde, i partiti al governo della Regione, i partiti che propongono una alternativa di governo, il partito dei non votanti? Ho le mie personali convinzioni, ma non sono esente dalla diffusa percezione della politica come strumento per la conquista del potere e delle utilità che da questa derivano; le occasioni per confermare questa convinzione non mancano.

I partiti politici non rappresentano più i luoghi dove si discute, si confrontano posizioni e visioni della realtà diverse e anche contrapposte, nell’ambito di una civile convivenza, ma aggregazioni di interessi personali, dove un certo numero di individui si riunisce sotto una bandiera per ottenere benefici e dove in sostanza ciascuno poco si differenzia dagli avversari. Basta ascoltare le esternazioni dei protagonisti della politica che i media ci propinano, una sequela di ovvietà e frasi fatte, una passerella di recite a soggetto, in cui spesso le parti si invertono, chi sosteneva una posizione ieri, oggi afferma il contrario (un terzo dei parlamentari nella passata legislatura ha abbandonato il partito in cui era stato eletto, e nessuno si è mai dimesso, una beffa per tutti quelli che li avevano votati). Il confronto politico si gioca sulle contrapposizioni dei singoli, lo scontro è tra i leaders, non sulle ideologie e sui programmi. La politica è quindi diventata spettacolo, i media mettono in scena un teatrino mandato in onda da chi ha il monopolio dell’informazione, monopolio in mano a coloro che stanno al governo in quel momento insieme all’apparato burocratico insediato ai vertici dell’amministrazione statale, e manovrato da un potentato economico-finanziario, in grado oggi di condizionare l’opinione pubblica mondiale e nazionale come mai è stato possibile nel passato.

L’antagonismo politico non si gioca più sulla contrapposizione di valori, idee, progetti, ma sulle categorie vecchio/nuovo, cambiamento, rinnovamento attribuendo spesso alle parole un significato diverso e difforme da quello originale, a cui siamo abituati.. Non che l’alternanza di governo non sia una buona cosa, ma si tratta di cogliere in verità quale scelta di campo comporta; senza alternanza non ci può essere democrazia, ma occorre capire di quale alternanza stiamo parlando. Se la destra è una categoria politica che ha oggi contenuti abbastanza definiti (forse sta qui il suo corrente successo), non altrettanto si può dire delle categorie centro – centro sinistra – sinistra, che possono risultare ambigue e polivalenti. Il lessico politico poi assume significati diversi a seconda dei casi, in modo che parole come libertà – progresso – sostenibilità ambientale – biodiversità . possono essere usate per ingannare, accattivarsi le simpatie del pubblico, svuotate di conseguenze e implicazioni pratiche.

Sembra ad un certo punto indifferente la scelta tra questo o quello, tanto non cambia nulla, un vecchio ritornello. Molti forse ricorderanno l’invito di Montanelli, turatevi il naso e andate a votare DC. La Dc non esiste più, e nemmeno il PCI, i grandi partiti di massa sono scomparsi e con essi sembra scomparso lo scontro tra ideologie e classi sociali, tra concezioni del mondo e stili di vita ben diversi. La spinta ideale verso la costruzione in una società più giusta, quella che all’indomani della tragedia della II guerra mondiale ha prodotto la Costituzione, si è spenta da anni, travolta dall’opportunismo, dal consumismo, dall’affarismo; le ideologie sono tramontate. La politica serve a governare adeguando il sistema sociale alle direttive che una società centrata sull’individualismo impone come unico criterio e modello globale da realizzare. Da qui nasce la disaffezione verso la politica che caratterizza la nostra epoca.

La politica spettacolo, e lo spettacolo indegno che offre, genera l’indifferenza e provoca il disinteresse dei cittadini, con la conseguenza che sono le minoranze a determinare le maggioranze di governo. Siamo entrati in un circolo vizioso. Il discredito della politica segna la fine della vera politica, quella che deve costituire lo scenario in cui affermare valori ed ideali in contrapposizione ad altri valori e ideali. Si fa politica sfruttando al meglio i social network, influenzando gli elettori con falsità e menzogne, prevale chi ha il supporto dei mass media orchestrati più per disinformare che informare. Nulla di nuovo sotto il sole, ma siamo in un vicolo cieco, una situazione nella quale prevalgono quindi gli interessi di parte ed i portavoce di tali interessi, priva di alternative, una situazione che l’astensionismo dei cittadini contribuisce a mantenere tale.

Credo, pur turandosi il naso, necessario superare la riluttanza ad esprimere un voto, pur senza la convinzione di scegliere il meglio. È l’unica opzione disponibile per riaffermare il valore irrinunciabile della democrazia, sistema che sta in piedi solo con la partecipazione dei cittadini. Non è facile distinguere tra propaganda a vuoto e serietà di intenti, la credibilità dei nostri politici è assai compromessa, viviamo in un mondo complesso e riceviamo informazioni false e tendenziose, ma guardando al passato ed ai comportamenti  non dovrebbe essere troppo arduo assegnare a qualcuno dei candidati una preferenza, eventualmente da ribaltare alla successiva tornata elettorale. Non stiamo vivendo una stagione particolarmente felice, anzi stento a vedere un sincero spirito democratico animare le cosiddette democrazie occidentali, per non parlare del resto del mondo, e temo che se il partito dell’astensionismo dovesse continuare a vincere dovremo solo rassegnarci al peggio. Proviamo a raccogliere la sfida e combattere il sistema andando a votare.

Paolo Burgio



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  1. Mauro ValentiniCaro signor Burgio, Lei ha ben descritto lo sfacelo e la deriva dell’attuale sistema “democratico” e mi trova perfettamente d’accordo su quasi tutta l’analisi, ma non sulla conclusione: non è l’astensionismo che contribuisce a mantenere lo statu quo. In un periodo storico come questo, con un appiattimento generale dei programmi di partito che hanno prodotto la scomparsa della destra, della sinistra, di un vero centro e persino di un vero estremismo non c’è più scelta. In un sistema in cui i professionisti della politica, sfacciatamente, sono disposti a cambiare idea e colore da un giorno all’altro e usano le proprie energie per proteggersi dal potere giudiziario e aumentarsi gli stipendi, non c’è più scelta. In un sistema elettorale in cui tutti promettono tutto violando la parola data non appena eletti, non c’è più scelta, e senza scelta non c’è partecipazione. E chi mantiene questa porcheria? L’ignaro elettore il quale, convinto in buona fede di svolgere il proprio dovere, a ogni tornata elettorale riconferma il potere a questi lazzaroni. Se non vado errato, l’autodichia, sistema usato dai politici per scavare un abisso fra i propri interessi e quelli dei cittadini, è dei primi anni cinquanta. Perciò il sistema ha cominciato a marcire molto presto. E allora i votanti erano intorno al 90-95%. Io non credo, quindi, che sia l’astensionismo a mantenere in vita questa densa porcheria. E’ dai tempi di Montanelli che votiamo turandoci il naso e non abbiamo concluso niente! Chi si astiene, invece, secondo me, è fautore di una protesta e di un rifiuto pacifici che rappresentano oramai l’ultima carta democratica di cui disponiamo. Una ricetta utopistica? Forse! Se gli intellettuali non vorranno affrontare il problema, probabilmente tutto rimarrà così com’è. Ma ci dobbiamo provare. Grazie, comunque, per aver affrontato il problema.
    12 febbraio 2023 • 19:01Rispondi
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