12 aprile 2021

LE AGORA’ DEMOCRATICHE: RIVOLUZIONE O “LEOPOLDONA” DIGITALE?

La ricostruzione di un partito dove la voce degli iscritti conti


Enrico Letta è stato chiamato al capezzale del PD, malato gravissimo, quasi morente. A lui guardano disperati dirigenti, iscritti ed elettori, sperando che salvi il malato. Del resto, chi lo ha preceduto ha ben gettato la spugna, dichiarando, con la sua vergogna, anche l’estrema difficoltà della missione, forse ammettendo, con Mussolini, che governare gli italiani (i democratici ndr) non è difficile, è inutile.

ucciero

Enrico Letta, per spirito di servizio o per estrema rivalsa per come fu cacciato, si è reso disponibile all’impresa, e non ha mancato occasione per far valere il suo nuovo peso. E lo ha fatto bene finora, forzando il necessario per rompere equilibri ossificati, come sulla questione di genere. Tuttavia, l’impeto iniziale, ed il credito che lo accompagna, sono destinati ad indebolirsi se non saprà sviluppare, oltre le battaglie simbolo, una politica tenace, determinata, organica, comprensibile, cosa che presuppone un partito rimesso in piedi, ben funzionante, nei processi deliberativi e nella selezione dei gruppi dirigenti.

I 20 punti che Letta ha trasmesso ai circoli sollecitando osservazioni, danno una prima idea delle sue intenzioni, della sua visione, ma per larga parte non sono ancora un programma, pur esprimendo il quadro di valori a cui fare riferimento. Un insieme di enunciazioni, utile per dare una scossa e per chiamare a raccolta attorno a sé un popolo disorientato ma ancora voglioso di riprendere il cammino.

Già quasi 3.000 schede sono pervenute, e questo è sintomo di vitalità, di disponibilità, di sostegno. Ma è davvero tutto leggibile nel segno positivo, o è legittima una qualche lettura maggiormente critica, sul metodo della consultazione, prima che sul merito?

Una prima e semplice domanda: chi esamina queste schede, chi le valuta e come ne estrae la sintesi, una sintesi politica s’intende, qualcosa che sappia superare l’inevitabile parzialità e contraddittorietà che inevitabilmente accompagna una consultazione estesissima ma, come dire, inevitabilmente atomistica, puntiforme?

Si dice che provvederà un “algoritmo”, un impersonale (ma davvero?) setaccio logico che raggrupperà, ci pare di intuire, per temi, aggregherà le proposizioni per somiglianza ed infine, ma non sappiamo come, procederà a sintesi, cucendo o separando gli ambiti di significato. Se Enrico Letta pensa con questa consultazione digitale orizzontale di sottrarsi al dominio delle correnti, almeno nella circolazione delle idee, può pure essere che abbia trovato un utile escamotage, anche se le diverse sensibilità democratiche (delicato termine in uso del PD per indicare le correnti) gli hanno già trasmesso, per vie riservate, le proprie valutazioni e proposte, ed hanno cercato di orientare pro domo propria le elaborazione dei circoli.

Ma questa modalità, che tutto sommato assomiglia ad una “Leopoldona” digitale, o ai tanti Tavoli preelettorali, dove tutti si possono alzare per dire la loro in 3 minuti, essendo ahimè chiaro che la decisione avviene altrove, ci pare presenti punti deboli e ci chiediamo in che modo sostenga la sua specifica finalità: far contare di più i territori e la base degli iscritti, dal momento che mandano sì un messaggio in bottiglia, ma non deliberano con gli altri iscritti del territorio, e tantomeno partecipano ad una sintesi politica effettivamente espressiva di un consenso maggioritario.

Certo, si potrebbe obiettare che l’intenzione di Letta non è di fare un Congresso ma di stimolare la partecipazione, tastando il polso del gravissimo malato, e certo qualcuno può aggiungere che la pandemia inibisce le forme di discussione in presenza che consentono ad un territorio, o ad un settore, di dibattere ed esprimersi compiutamente, ma questo argomento alla fine non regge: la pandemia rende difficoltoso ma non impedisce discussione organizzata e decisioni nel partito, come dimostrano le assise dell’Assemblea Nazionale, quella appena passata e quella in preparazione per il 15 pv.

Cosa potrebbe quindi impedire ad una platea di delegati, per esempio dei circoli dell’Area Metropolitana di Milano, di compiere on line questa pur elementare operazione di democrazia, consentendo così di andare oltre l’affastellarsi disordinato di idee e pareri, per divenire invece l’espressione di un punto di vista condiviso e rappresentativo perché frutto di una effettiva discussione tra pari? Un punto di vista che, naturalmente, vincola i dirigenti di ogni livello, fino al segretario.

In realtà, pare di leggere, ma speriamo di sbagliare, nei passaggi finali del documento di Letta una visione del processo democratico del nuovo partito che, nell’intento pur lodevole di superare il ferreo controllo delle correnti sulla dialettica del partito, bypassa il modello “tradizionale” per privilegiare un approccio “disintermediato”, dove iscritti, elettori, militanti e dirigenti della base, vengono finalmente lasciati liberi di esprimere le proprie opinioni e proposte, ma tuttavia non si capisce se deliberano, se discutono tra loro, se decidono, e come, cosa e quando.

Per Letta Oggi si oppongono due modelli di partito: quello leaderistico, dove conta solo la volontà del capo e quello totalmente orizzontale. Il nostro deve essere un modello democratico, capace di sfruttare le grandi opportunità offerte dall’innovazione digitale” per poi concludere che si intende ricostruire “… un partito più aperto, inclusivo e partecipato, nella seconda metà dell’anno lanceremo le Agorà Democratiche, uno strumento nuovo per aprire davvero le porte del partito, radicarlo sui territori, valorizzare il contributo e le sollecitazioni della società civile. Vi chiediamo idee, spunti e sollecitazioni su come organizzarle”. Cosa potranno decidere le Agorà? E chi potrà decidere?

Per ora, la consultazione sui 20 punti appare non privo di criticità: mentre è dubbia la liberazione dalle correnti, si rischia di non sostenere adeguatamente la costruzione, per successive sintesi, degli orientamenti politici dal basso, riducendo ancor di più il peso dei territori, e costruendo percorsi di deliberazione non fondati su base paritaria, dal momento che non è chiaro il metodo con cui le osservazioni saranno elaborate e portate a sintesi. Oppure, si intende semplicemente lasciare a sé stesso le 3.000 schede, come un portafoglio di idee a cui pescare senza un criterio preciso.

Il tema si intreccia con quello della rappresentanza. Per le elezioni politiche nazionali, Letta propone “una nuova legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, superando le liste bloccate, ma ci si chiede se per il neo segretario questo metodo debba essere finalmente reintrodotto anche nei processi di selezione dei gruppi dirigenti del PD, oggi ferreamente organizzati attorno al principio delle “liste bloccate”, decise dalle correnti ovvero da accordi tra correnti, o dai dirigenti locali, di circolo, zona o federazione.

Per capirci, oggi si è eletti o meno come dirigenti di circolo, come delegati alle diverse assemblee, fino a quella nazionale, solo a seconda della posizione che si occupa nella lista, cosa decisa dal referente locale del capocorrente nazionale. Quale spazio allora per esempio per i giovani, per la loro creativa insofferenza, se questi prima di tutto debbono prestare obbedienza a chi organizza le truppe per conto della corrente o dei propri calcoli personali? E quale per le donne?

Se il PD è come un organo con le canne otturate, uno strumento che non produce il suono voluto da chi lo usa ma quello distorto di chi lo regola ad arte per i propri interessi, sarebbe allora essenziale, per riattivare effettivamente convinta partecipazione e consenso alle deliberazioni, che venisse finalmente restituito il diritto degli iscritti di scegliere, con la propria preferenza, il dirigente che ritengono più autorevole e capace.

Delle pur essenziali questioni di merito presentate da Enrico Letta, si potrà dire più in là, magari commentando le risultanze dell’algoritmo che opera al posto del processo deliberativo degli iscritti.

Giuseppe Ucciero



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