5 maggio 2020
FASE 2 PRIMO TEMPO
Cercare i dati per pensare al futuro
Lunedì scorso è andato in scena il primo tempo della fase 2. Ora di sera penso che il Sindaco e tutti noi abbiamo tirato un respiro di sollievo: la temuta valanga di passeggeri non ha mandato in tilt il sistema dei trasporti pubblici. Molti hanno fatto i complimenti ai cittadini per il loro senso di responsabilità. Bisognerà aspettare ancora due settimane per capire meglio e poi arriverà il 18 di maggio con altre aperture e ci sarà o no la conferma di quel che si è visto sino ad ora.
Guardando a lunedì e a martedì si può comunque cominciare a ragionare.
Come dirò più avanti parlando della bicicletta, prima del Covid-19 c’erano a Milano poco più di 1.000.000 di utenti del trasporto pubblico e MM con Atm avevano stabilito la soglia del 25% di passeggeri trasportabili rispettando le norme di distanziamento sociale. Questo 25% è stato sufficiente rispetto alla domanda senza creare intoppi, dunque sono mancati all’appello 750.000 passeggeri.
Dove sono finiti?
Una parte probabilmente è rimasta a casa per prudenza. Una parte, potendo lavorare da remoto – il lavoro agile – senza perdita di salario, ha continuato a farlo. Una parte, purtroppo, è rimasta a casa perché ha perso il lavoro. Una parte dei commercianti tra quelli cha avrebbero potuto riaprire, ha buttato la spugna. Una parte, direi modesta ha scelto l’automobile e a sensazione, o meglio a orecchio, non sono stati molti: non mi risultano code ai parcheggi o soste selvagge.
Dare un valore il più preciso possibile alle categorie dei rimasti a casa e delle relative ragioni è importante, forse essenziale, per riflettere e avviare una nuova discussione sul Piano di Governo del Territorio 2030, approvato l’ottobre scorso oltre che per rispondere alla domanda di pareri e suggerimenti che il Comune di Milano ha lanciato nelle scorse settimane per tener conto dei cambiamenti radicali di scenario.
Vedremo dunque chi ha capito, chi no, e come si è già mosso chi ha già capito.
C’è chi ha capito che veramente nulla sarà come prima ma proprio nulla, noi stessi guardandoci allo specchio ci troveremo cambiati di fuori – magari capelli troppo lunghi – ma soprattutto di dentro. Nuovi modi di produrre, di lavorare, nuove povertà di dimensioni che negli ultimi settant’anni non avevamo mai visto. Nuove differenze sociali, nuova emarginazione. Dobbiamo ringraziare chi sul dopo sta dicendo cose giuste e intelligenti, a cominciare dal premio Nobel Stiglitz che ha sempre stigmatizzato l’attuale modello di società e che ha rilasciato una bella intervista su Robinson di la Repubblica dell’1 maggio scorso. C’è chi ha capito che la città, le sue piazze, i suoi edifici non potranno più essere come prima, come ha detto l’architetto Massimo Roj su la Repubblica Milano del 30 aprile scorso.
Poi ci sono quelli, troppi, che non hanno capito e che non capiranno,: peggio per loro e se saranno pubblici amministratori allora peggio anche per noi.
Infine ci sono quelli che si sono già mossi, come il Comune di Milano varando l’operazione “bicicletta”.
A parlare autorevolmente sul tema e con qualche proposta interessante è stata Paola De Micheli, ministra dei trasporti.
La parte interessante del suo discorso è di spingere i cittadini ad andare in bicicletta con un bonus di 200 euro per l’acquisto di una bici e di un monopattino. Duecento euro son sufficienti per comprarsi una bicicletta semplice e 100 per un ottimo monopattino non elettrico, 300 per un elettrico di fascia bassa.
Certamente sarà possibile per chi volesse percorrere questa strada, come probabilmente ha già fatto il Comune di Milano, accedere ai fondi europei per la mobilità sostenibile. Meglio comunque affrettarsi a proporre un progetto perché ci sarà la fila e i fondi non sono infiniti.
Vale allora la pena di fare due conti. Abbiate pazienza se la faccio lunga.
Chiedo prima scusa per aver sottostimato fragorosamente il numero dei ciclisti a Milano nel mio scorso editoriale: sono stato un dilettante. Un amico ricercatore competente mi ha dato una cifra attendibile e ben superiore: Poco meno di 100.000. Tra l’altro questo numero giustifica il peso della loro protesta sulle piste ciclabili e sul loro stato attuale. Ma protestano pure i pedoni per l’invadenza odierna dei ciclisti.
Rifacciamo dunque i conti: passeggeri MM + Atm 2.176.000, ossia 1.088.000 utenti considerando andate e ritorni. Un po’ meno di 100.000 utenti della bicicletta tenendo conto che percorrere più di 5 chilometri in città è difficile, e prendiamo un dato antecedente al Covid-19, da un’indagine del Collegio Ingegneri e Architetti, dove i ciclisti rappresentavano il 7% del traffico veicolare in città.
Pensando di raddoppiare la percentuale dei ciclisti, perché serva, l’obiettivo sarebbe di nuovi 80.000 ciclisti il che vuol dire ai prezzi cui ho accennato un investimento in nuove bici di 16.000.000 di euro, diluito in almeno due anni perché questo penso sia il tempo necessario ai cittadini per assumere comportamenti diversi in materia di trasporto personale: vorrebbe dire un impegno economico sopportabile se interamente finanziato dal Comune e inesistente se ci fossero contributi delle UE.
Su tutto poi aleggia una domanda per la quale non ce n’è una domanda di riserva, ed è: quando sarà possibile abolire il distanziamento sociale? 6 mesi? Un anno? Quando sarà possibile la vaccinazione di massa? Forse varrebbe la pena di disegnare degli scenari facendo molta attenzione a non usare algoritmi basati su dati e ipotesi poco attendibili.
Una segreta speranza. Il Covid-19 ha messo alle corde il nostro modello di sviluppo, anche solo milanese, è arrivato allora il momento di sistemare le cose per il futuro, magari lasciando da parte i processi al passato?
Luca Beltrami Gadola
P.S. Un consiglio per chi vuol allentare la tensione: andarsi a sentire la canzone di Mercedes Sosa con le sue parole: “Todo cambia”. Buon ascolto.
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