10 marzo 2020
I DISOBBEDIENTI DEL “MODELLO MILANO”
Un’amara sorpresa
Il sindaco Sala in questi giorni deve aver mandato giù qualche rospo. I suoi milanesi, quelli del Modello Milano, non sono stati all’altezza dell’immagine che lui ha cercato di proiettare nel mondo: sabato scorso hanno affollato la Darsena, Corso Buenos Aires e la sera i luoghi della movida. Il metro di distanza, neanche a parlarne! Starsene in casa, come tutti con il Presidente Conte in testa, raccomandavano, neanche a parlarne.
Il Sindaco il 22 febbraio affermava “due positivi a Milano, non fomentiamo allarmismi“, il 23 febbraio comunicava “chiudiamo le scuole per una settimana” e, a distanza di 4 giorni, il 27 febbraio sull’onda della parola d’ordine Milano riparte, diceva “riaprire al più presto Milano“. Poi per alcuni giorni ha taciuto e si sono sentite solo le voci delle autorità di Governo e alla fine credo sia stato colto di sorpresa dall’annuncio “Lombardia zona rossa”.
D’altro canto l’ineffabile leggerezza milanese la si scopre andando su Google e digitare #milanoriparte, dove tra molti altri,compreso il Sindaco, troviamo anche Ferruccio de Bortoli che twitta “Usciamo a pranzo o a cena, entriamo in un caffè, compriamo nei piccoli negozi, torniamo a vivere normalmente nella nostra bellissima città #milanoriparte”. Cominciava la tempesta e,come dicono i marinai, sarebbe stato meglio stare alla cappa.
Poi boom! Milano e la Lombardia zona rossa. Tutti fermi e finalmente tutti a casa. Speriamo.
Probabilmente il Sindaco avrebbe dovuto avere la mano più ferma negli ultimi giorni per far capire ai milanesi di ogni età che bisognava davvero starsene a casa ma ci ha pensato un responsabile a livello nazionale che, viste le immagini del sabato milanese, in un telegiornale nazionale ha direttamente chiesto ai milanesi, soprattutto ai giovani, di obbedire: “state a casa!”
Una brutta pagina di Milano. Bisognerebbe capire bene cosa è successo.
C’eravamo un po’ ubriacati del successo di Milano, pensavamo che la corazzata Milano potesse solcare vincitrice il mare in tempesta della strisciante recessione europea e della crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri, il tutto nel mare magnum della globalizzazione.
In tempi non sospetti ho sempre scritto che parlare di modello Milano e proporlo al resto del Paese sarebbe stato un rischio: l’auto compiacimento solleva antipatia e alla fine, alle prime avvisaglie di un tuo problema, ti si ritorce contro. Milano stava abbandonando e ha abbandonato il low profile, un suo connotato tradizionale. Ha fatto male.
Cosa ci resta da fare ora?
Dobbiamo ricuperare almeno in parte la nostra immagine di gente seria, oltre che lavoratrice, in due modi, stando a casa davvero senza fare i furbi e cercando di aiutare quelli che da questa situazione avranno più da soffrire perché colpiti immediatamente: i precari del turismo, tutti i precari e quelli della ristorazione, quelli con i contratti a chiamata e tra questi chi, purtroppo ignoto, lavorava in nero. Non saprei come ma forse i milanesi, quelli del coeur in man potrebbero partecipare a una raccolta fondi a favore di chi li accoglieva dicendo: “Buonasera signore, cosa posso servirle?”.Pagare un pasto non consumato, un cocktail non bevuto, che sarà mai!
Agli esperti lascio il compito di capire quale sarà il bilancio del Comune senza tasse di soggiorno, senza multe visto il traffico inesistente, senza oneri di urbanizzazione vista la probabile fuga dei grandi operatori immobiliari internazionali e comunque con un minor gettito di ogni imposta. Non vorrei essere al posto né del sindaco Sala né dell’assessore al bilancio Tasca.
Su la Repubblica di ieri, martedì 10, Michele Serra nella sua Amaca dice: ”Il web si sta rivelando talmente utile, anzi decisivo …… da rendere quasi ozioso il lungo, grande dibattito sulla sua folgorante ascesa.”. E ancora: ” È come cioè se tutti avessimo scoperto, all’unisono, a cosa serve davvero la Rete…”. E conclude: ”Di meno gli haters, che il diavolo se li porti; di più il telelavoro, che dio lo benedica.”.
Gli haters milanesi si sono dati da fare negli ultimi tempi a proposito della politica comunale, in particolare sull’urbanistica.
Quando il coronavirus l’avremo alle spalle avremo la certezza che tutto sarà cambiato, niente come prima: lo scontro tra cittadini e amministratori dovrà cambiare tono, meno rancore i primi, meno arroganza i secondi.
Luca Beltrami Gadola
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