11 febbraio 2020
PIANTARE ALBERI: DISTRAZIONE DI MASSA
Milano non insegua Trump
“Un trilione di alberi è una grande idea, che potrebbe diventare una pericolosa distrazione climatica”. Quando ho letto quest’articolo di James Temple (clicca qui per aprire l’articolo)– senior editor della MIT Technology Review – confesso che ho pensato a Milano e ad alcuni personaggi del proscenio politico. Quali? Ai cortesi lettori scoprirlo.
L’oggetto delle critiche di Temple era il progetto che culla Trump e che ha sostenuto come rimedio ai danni che l’emissione di CO2, il gas che più di ogni altro provoca il surriscaldamento del pianeta con i conseguenti cambiamenti climatici. Trump lo lancia per coprire il suo rifiuto di ridurre le fonti di CO2 dovute all’uso di materiali fossili combustibili a scopo energetico. L’industria americana non ne vuol sapere di una eventuale riduzione del Co2.
“Gli alberi sono una risposta importante, molto visibile e molto socializzabile”, dice uno dei sostenitori di questo progetto e James Temple va a colpire dritto alla prima parte di quest’affermazione: “risposta importante”. Non lo è per nulla per molte ragioni ma la principale è che se anche riforestassimo tutto il riforestabile non risolveremmo nemmeno il problema di rimangiarci il CO2 in più che inevitabilmente produrremo nei prossimi anni, anche tenuto conto che questo benefico effetto si avrebbe tra dieci anni, ad alberi cresciuti.
Sulla stessa linea di Temple si muovono altri due editorialisti: Adam Rogers sempre della galassia del MIT (clicca qui) e Alexandra Blay un’analista dell’Università californiana di Stanford (clicca qui). Tutti e tre impegnati a contrastare la politica di Trump sull’ambiente e sulle emissioni di CO2 (per leggere gli articoli clicca qui).
Quanto alla distrazione climatica James Temple cita ad esempio la campagna pubblicitaria di una compagnia di volo che promette di piantare quattro alberi per ogni prenotazione di un posto sui propri aerei. I ricercatori fanno osservare che questa iniziativa avrebbe successo dopo 25 anni per compensare anche solo la quota di emissioni di ciascun volo.
È chiaro a tutti che il contrasto al CO2, preso singolarmente come gas, centra poco: gli effetti sull’uomo, dando per scontato che se non ci fosse CO2 nell’atmosfera non ci sarebbe nemmeno un filo d’erba sulla crosta terrestre, sono molto limitati e non vi sono effetti di accumulo nei tessuti umani.
Normalmente nell’aria ce ne sono 366 parti per milione. L’aria urbana molto raramente arriva a concentrazioni di 3.000 parti per milione e i primi sintomi di avvelenamento si hanno passata la soglia delle 30.000 parti per milione. A scuola ci hanno parlato della Grotta del cane di Pozzuoli e della sua atmosfera carica di CO2 che essendo più pesante dell’aria si deposta negli strati bassi dell’ambiante: fa morire il cane ma non chi lo accompagna.
Dunque l’anidride carbonica ha effetti indiretti sull’uomo ma è la principale causa dell’aumento della temperatura del globo. Dunque la più grave emergenza.
Ma perché si parla soprattutto di CO2? In realtà perché chi produce CO2, contemporaneamente immette nell’atmosfera molte altre sostanze inquinanti e quindi una limitazione della sua produzione vuol dire anche limitare la produzione di quasi tutti gli altri agenti inquinanti.
Il pacchetto di mischia degli inquinanti è robusto: ossidi di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono, particolato (polveri sottili), benzene, idrocarburi policiclici aromatici e per finire il piombo. E altri ancora ma in minime quantità.
Ma il “verde” di questi inquinanti quanti ne elimina? Nessuno.
Allora smettere di piantare alberi?
No! I benefici del verde sono altri e importanti.
Contribuisce sì al cosiddetto “sequestro di carbonio” – in misura modestissima – ma il verde ci fa bene perché un ambiente verde ha un benefico effetto sulla nostra psiche rendendo il panorama urbano più piacevole, dà una sensazione di libertà e di riposo, offre luoghi di sosta e di svago, distensione e socialità e non è poco ma ci godiamo questi benefici avvelenandoci i polmoni. Aumenta l’effetto “albedo” (riflessione della luce solare) come i tetti bianchi, genera ossigeno – 30 litri il giorno per ogni pianta mentre noi ne consumiamo 300 -, mitiga l’effetto isola di calore e ha un effetto coibentante e frangivento con conseguente risparmio energetico derivante dal minor utilizzo dei condizionatori (in estate) e dei riscaldamenti (in inverno). Purtroppo la sua efficacia scompare quasi durante il sonno invernale delle piante quando maggiormente servirebbe.
Allora perché allarmarsi e parlare di distrazione di massa?
Perché non bisogna, più o meno consapevolmente, adattarsi al pensiero trumpiano e mettersi l’animo in pace pensando di avere la coscienza a posto perche piantiamo gli alberi in orizzontale e in verticale.
Quando piantare alberi diventa strumento di ricerca di consenso ai fini elettorali o argomento di marketing per le aziende, spacciandolo come panacea di tutti i mali dell’inquinamento, s’ingannano i cittadini e si abbassa la guardia sui loro comportamenti personali, ma soprattutto ci si ripara dall’accusa di non prendere altri provvedimenti contro l’inquinamento, quegli “altri” che sarebbero certamente impopolari. Meglio di no in campagna elettorale.
Luca Beltrami Gadola
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