3 dicembre 2019
MILANO, UNA CITTÀ TURISTICA PER CASO
Il secondo “quaderno” di ArcipelagoMilano
3 dicembre 2019
Il secondo “quaderno” di ArcipelagoMilano
Abbiamo tenuto fede all’impegno di proseguire con i nostri quaderni. “Milano, una città turistica per caso”, con questa considerazione inizia il secondo quaderno sulla città di Milano. In effetti fa un po’ specie leggere che c’è un segmento importante dell’economia cittadina, di cui si sa assai poco e che da circa sette anni cresce a un tasso del +5% l’anno (o anche di più), tasso che non eravamo abituati a vedere oramai da un paio di decenni. Il successo del turismo milanese è innegabile: è avvenuto per coagulo tra tante attività mirate a fare altro che si sono aggregate spontaneamente fino a dar vita al segmento in più rapida espansione dell’economia cittadina. È un caso che val la pena studiare e capire. Anche per conoscere le dimensioni reali del settore, sulle quali oggi ballano cifre incoerenti. Su questo il quaderno si sofferma a lungo: offrendo anche un contributo ragionato circa la dimensione reale del turismo a Milano. Dimensione che per tanti motivi è ragionevole pensare sia decisamente superiore a quella stimata dal Comune di Milano.
Il turismo non fa ancora parte del DNA cittadino. La cultura, l’università, la politica, il sindacato a Milano l’hanno a lungo ignorato e anche oggi stentano a capirlo. Questo vale forse anche per quel che ha fatto o scritto sul turismo fino a oggi ArcipelagoMilano. Per questo il turismo milanese non ha ancora radici profonde. E non è uno sfizio accademico sottolineare che a Milano manca anche un’infrastruttura seria di conoscenza, valutazione e proposta sulle tante sfaccettature dell’attività turistica.
Il successo del turismo a Milano è frutto del lavoro di una molteplicità di operatori che fanno il loro mestiere magari non ancora in modo egregio, ma lo fanno certamente meglio di ieri. A breve termine può crescere ancora senza richiedere interventi importanti (Malpensa a parte). Ha bisogno di accelerare il ritmo con cui vengono introdotte innovazioni già testate altrove e ha bisogno di tanta manutenzione minuta. Tutte cose alla portata degli operatori milanesi. Nessun altro pezzo di economia della città si trova oggi in questa quasi beata situazione.
Ma è bene porre le cose in prospettiva. Il successo del turismo di Milano vive sull’onda lunga del turismo mondiale. Un settore che vale circa 1.500 miliardi di euro, che cresce del 4% l’anno e all’interno del quale il turismo delle “città” sta assorbendo una quota crescente. Detto in altra maniera, il turismo a Milano cresce tanto quanto cresce il turismo nelle città a livello mondiale. Detto anche in altra maniera, la quota della spesa mondiale assorbita da Milano è attualmente lo 0,25%, e d’ora in avanti la spesa per il turismo di Milano deve crescere del 4% all’anno per non perdere quote di mercato.
Se si volesse far salire la quota di Milano dallo 0,25% allo 0,35% di tale spesa non vi sarebbe alcun vincolo sul fronte della domanda turistica. Ma significherebbe che la spesa del turismo a Milano dovrebbe crescere a un tasso dell’8% per 8 anni per poterci arrivare.
Qui vengono alla luce i limiti dell’attuale offerta turistica milanese. Supponiamo che puntare ad assorbire lo 0,35% della spesa turistica mondiale possa essere l’obiettivo di Milano per i prossimi anni. Su quale tipo di turismo occorre puntare? Turismo culturale? Turismo per shopping? Turismo per eventi? Turismo che va oltre Milano? E prima di queste scelte occorre anche riflettere sulla ragione profonda per la quale Milano è ancora oggi una città turistica per caso. Quasi tutti gli alberghi di fascia alta di Milano sono di proprietà estera. Nessun tour operator (tradizionale o online) di qualche dimensione è basato a Milano: Non ci sono imprenditori o società milanesi di qualche importanza che si siano affermati nella gestione di alberghi, ristoranti, o di grandi eventi musicali o sportivi. Anche nella gestione di eventi fieristici spesso gli aspetti più innovativi sono gestiti da operatori di altri Paesi. I collegamenti di Milano con il resto del mondo sono affidati a una Malpensa lontana, che finalmente ora vive in modo dignitoso, ma non è certo una delle stelle di punta del firmamento aeroportuale europeo. In conseguenza di tutto questo, il valore aggiunto per Milano (e per l’area metropolitana e per l’Italia) derivante dagli introiti da turismo a Milano è ancora contenuto.
Uno dei segmenti più pregiati dell’attività turistica è il turismo MICE (acronimo inglese per le attività congressuali e convegnistiche). È un’attività con un tasso di crescita particolarmente accentuato e che coinvolge quasi sempre una platea di persone di elevato livello economico e culturale. In più: normalmente questi eventi sono articolati su più giornate. Un esempio per tutti: il World Mobile Congress (l’evento congressuale più importante al mondo sulla telefonia mobile) si tiene tutti gli anni a febbraio a Barcellona: interessa 100.000 persone per tre giorni. Il quaderno spiega in che modo Barcellona è riuscita a sottrarre a Cannes e alla Costa Azzurra questo mega-evento. Milano è in una più che mediocre 17ª posizione in Europa per capacità di attrarre eventi MICE. Barcellona viene invece in terza posizione, subito dopo Londra e Berlino, e prima addirittura di Parigi. Scalare la graduatoria per raggiungere o superare almeno Dublino e Monaco di Baviera (intorno alla 10ª posizione) non dovrebbe essere un obiettivo irraggiungibile per Milano. Ma per farlo occorre convincere chi organizza questi convegni. Sono strutture che scelgono in modo strettamente professionale i luoghi in cui organizzare i loro eventi. Strutture che per ora hanno relegato Milano in terza fila.
Altra grande scelta: Il turismo di Milano può continuare a crescere a tassi elevati solo se Milano sa diventare hub turistico. Si tratta di una scelta quasi obbligata. La specializzazione turistica dell’economia cittadina è racchiusa in una piccola porzione della città. Essa consiste sostanzialmente nel quadrante nord-est della Cerchia dei Bastioni, cui si aggiungono alcune aree contigue. Più in dettaglio si tratta dell’area sottesa da una linea che congiunge la Biblioteca Ambrosiana con Corso Como/Piazza Gae Aulenti (facendo per strada una deviazione per includere il Castello Sforzesco), da Piazza Gae Aulenti piega per raggiungere Porta Venezia e da qui prosegue per Porta Vittoria. Da Porta Vittoria la linea chiude di nuovo sulla Biblioteca Ambrosiana. In tutto 3-4 km quadrati, che assorbono circa il 50% delle presenze turistiche a Milano.
Quasi tutto lo shopping turistico è concentrato in quest’area. Le chiese, i musei e le opere d’arte di richiamo per il turista sono interne a quest’area o poco lontane, due terzi degli alberghi di fascia alta sono pure interni a quest’area e con le aggiunte annunciate lo saranno ancor più in futuro. In quest’area sono racchiuse anche gran parte delle strutture cittadine ambite dai turisti per incontri sociali, l’abitudine milanese dell’aperitivo, la gastronomia ecc.
Lo spazio anche solo fisico della Milano turistica è quindi asfittico. Nulla a che vedere con le dimensioni delle zone di interesse turistico non solo di Londra e Parigi ma anche di Amsterdam e Barcellona. È uno spazio che già oggi raggiunge spesso la saturazione. Se non viene ampliato esso sarà un vincolo crescente all’ulteriore sviluppo del turismo nella città.
Allo stesso tempo, con la sola eccezione di Parigi, nessuna delle grandi città turistiche europee ha qualcosa di paragonabile a quanto Milano può offrire nel raggio di un’ora di viaggio o poco più. Lo spazio turistico di Milano può diventare semi-infinito se Milano sa diventare hub di un grand-tour che in giornata può includere, a scelta, Torino, Bologna, Verona, Bergamo, Pavia, Cremona, Piacenza nonché i tre laghi maggiori. Torino, Bologna, Verona e Cremona sono anche destinazioni gastronomiche e culturali di molto rispetto. Si tratta in fondo “solo” di fare entrare nella quotidianità dell’offerta turistica milanese lo stesso concetto che ha permesso a Milano di diventare leader del progetto che si è aggiudicato le Olimpiadi invernali del 2026.
È un gioco per tutti a somma positiva: nessun’altra città del nord può assumere un ruolo di hub turistico e le destinazioni indicate potranno solo guadagnarci se Milano riesce a includerle nella propria offerta turistica. Allo stesso tempo l’iniziativa garantirebbe la prosecuzione di un tasso di sviluppo elevato del turismo basato a Milano ma con un contenuto di valore aggiunto più elevato sulla stessa area e sui territori coinvolti.
Dopo il successo di Expo 2015 Milano ha mostrato di avere una marcia in più e i tassi di crescita e di sviluppo lo dimostrano.
Da allora, lo abbiamo ripetuto molte volte, il vero problema è di trasformare in strutturale quello che era congiunturale, trasformare un felice “incidente” in un processo di consolidamento e crescita con la consapevolezza che questo consolidamento e questa crescita non possono realizzarsi solo all’interno dei confini comunali.
Quest’ultima considerazione ci riporta a un tema cruciale che dovremo affrontare: il ruolo della Città Metropolitana, un ente che rischia tra qualche anno di passare nella grande famiglia degli enti inutili.
Allora la domanda è: chi si fa carico di coordinare e gestire crescita e sviluppo in tanti settori, non solo nel turismo, in assenza delle istituzioni ma anche senza ingabbiare tutto nelle drammatiche spire della burocrazia?
Un’operazione di “volontariato sussidiario”? Le “parti sociali”? Su questo nei prossimi tempi vorremmo aprire un dibattito.
Luca Beltrami Gadola Gian Carlo Lizzeri
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