1 ottobre 2019
SAN SIRO. GRAN PREMIO “MEAZZA”. VINCE LA SPECULAZIONE?
Chi tutela i tifosi? Chi i residenti? Chi gli ultimi tra cui l’urbanistica?
1 ottobre 2019
Chi tutela i tifosi? Chi i residenti? Chi gli ultimi tra cui l’urbanistica?
Lo Stadio Meazza è un bene comune, penso che nessuno lo metta in dubbio ma non si sa mai. Comunque sono beni comuni tutti quelli di proprietà pubblica censiti catastalmente come tali. Sono pure beni comuni l’aria, l’acqua, globalmente l’ambiente naturale ma sono anche beni comuni l’edificabilità del territorio comunale per quantità, tipo e qualità: un bene scarso. Nessuno più pensa che il semplice possesso del suolo ne comporti un’illimitata edificabilità.
Nello stesso modo nessuno contesta che i cittadini siano portatori di interessi: legittimi a condizione che non ledano interessi altrui. Gestire questi interessi è oggetto di norme di legge, regolamenti, disposizioni non sempre chiare e non sempre democraticamente definite. Gli orientamenti della classe politica, di volta in volta al potere, fanno prevalere alcuni interessi su altri in funzione elettorale o di mera convenienza o, spesso purtroppo, in cambio di denaro o “altre utilità”. Un dato di realtà.
La tutela comunque dei beni comuni e la “gestione” degli interessi spettano al Sindaco e alla sua Giunta nell’ambito dei suoi legittimi poteri e comunque sotto la giurisdizione dei Tribunali Amministrativi e della Corte dei Conti. Che non scherza affatto.
Questa lunga premessa, e me ne scuso, per definire i paletti entro i quali vorrei muovermi a proposito della questione “Stadi a San Siro”: una questione di beni comuni e di interessi dei cittadini.
Cominciamo col dire chi sono Inter e Milan. Come ho già scritto sono due Società di diritto privato e che come tali vanno trattate.
Rispetto alla città di Milano sono in una posizione di duopolio naturale giacché gestiscono il “mercato del tifo calcistico” al di fuori di qualunque tipo di concorrenza e manifestano chiaramente la volontà di raggiungere accordi reciproci proponendo di costruire una struttura condivisa che intende gestire un patrimonio edilizio comune senza alcuna attinenza con il “tifo calcistico”. Il tifo calcistico è l’originario “di cui”, indispensabile alla sopravvivenza economica delle due società.
Che Milan (*) e Inter (**) siano delle Società con connotato essenzialmente economico basta esaminarne le caratteristiche proprietarie, in nota, ma c’è anche la cronaca a dimostrarlo: il potere delle “curve” spesso ricattatorio, incide sui “ricavi” di queste società perché qualunque incidente che alteri il regolare svolgimento dell’attività calcistica genera minori ricavi in termini di pubblicità e di vendita dei diritti televisivi e di altre forme di sponsorizzazione e merchandising. In queste vicende l’interesse dei tifosi è assolutamente irrilevante.
Dunque, come tutte le società che gestiscano un monopolio, soprattutto se naturale, devono essere disciplinate da leggi e regolamenti e se poi godessero di una posizione dominante lo scenario sarebbe ancora più complicato.
In questa situazione chi tutela un’importante fascia di popolazione, quella dei tifosi locali, portatrice di un preciso interesse, ossia il poter veder soddisfatta il suo desiderio di assistere all’attività della sua squadra del cuore nella propria città? Chi garantisce che sia soddisfatta quest’aspettativa anche per le fasce meno abbienti? Ai disabili? A quali condizioni?
Se dunque si tratta di mettere in gioco e di cedere, anche con semplici convenzioni d’uso poliennali, un qualsiasi bene comune, cessione supportata presumibilmente dall’argomento di andare nell’Interesse generale, bisogna che questo argomento sia solido: l’interesse dei tifosi ed escluda che questa cessione abbia altri motivi.
Nei progetti presentati si parla però di attività commerciali, di fitness, di ristorazione. Sono attività che oggi a Milano hanno forse bisogno di un “sostegno” pubblico? Vi sarebbero in città altri servizi o spazi che avrebbero una domanda “sociale” ma che economicamente non reggono. Di questi ultimi non vi è traccia nei proggetti presentati.
La ciliegina sulla torta, consueta nel caso di edilizia residenziale e dunque anche nei progetti delle squadre, sarebbe di stipulare una convenzione che garantisca alloggi a canone moderato. È credibile e soprattutto è questa la strada maestra per risolvere lì il problema dell’edilizia sociale?
Si argomenta anche dicendo che questa cessione consentirebbe di ottenere ricavi che permettano alle società di ripianare i loro bilanci ora in deficit. I loro bilanci sono appesantiti dal folle “mercato” dei calciatori: un circuito perverso che consente a questi ultimi di lucrare compensi stellari per loro stessi e per i loro “mister”. In questa operazione di sostegno siamo per caso di fronte ad aiuti di Stato a società private esplicitamente vietato dalla normativa europea?
Il controvalore di questa cessione, se mai vi fosse, chi lo valuta e come? Il concambio con opere di urbanizzazione? Chi valuta le caratteristiche e il valore delle opere di urbanizzazione, la loro necessità ed efficacia rispetto ai “bisogni” della città e tenendo anche conto dei relativi oneri di manutenzione?
Tutta la procedura dovrebbe uniformarsi a quanto stabilito all’articolo 304 del DECRETO LEGGE 27 dicembre 2013, n. 147 che prevede tra l’altro che il Comune la completi portando alla determinazione di interesse pubblico entro 120 giorni dalla presentazione di progetti e decorrono anche altri termini, tutti troppo brevi per valutazioni tanto complesse, determinazioni che tra l’altro mettono in discussione il PGT adesso in approvazione. Consiglio la lettura integrale dell’articolo 134 tanto per capire le forzature di oggi.
Una piccola perla. Dopo l’articolo 304 c’è il 305: “Gli interventi di cui al comma 304, laddove possibile, sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate.“. Chi decide che l’impianto esistente non è ricuperabile?
Veniamo ai famosi progetti. Lettera d) del famoso articolo 304: “in caso di interventi da realizzare su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti, il progetto approvato è fatto oggetto di idonea procedura di evidenza pubblica, da concludersi comunque entro novanta giorni dalla sua approvazione. Alla gara è invitato anche il soggetto proponente, che assume la denominazione di promotore. Il bando specifica che il promotore, nell’ipotesi in cui non risulti aggiudicatario, può esercitare il diritto di prelazione entro quindici giorni dall’aggiudicazione definitiva e divenire aggiudicatario se dichiara di assumere la migliore offerta presentata.”. Quando si avvia questa procedura?
Ci sarebbero altre domande, tante, a cominciare da chi e come saranno tutelati i legittimi interessi dei residenti oltre agli aspetti dell’immaginario collettivo e degli “stili di vita” ai quali ho dedicato il mio editoriale della settimana scorsa. Non sono dettagli.
Un’ultima questione: i sondaggi dei quali si è parlato e forse si parlerà, la vera ingegneria del consenso. Per piacere facciamone a meno. Si possono e forse si debbono fare ma devono essere seri e dichiarare: con che criterio siano stati scelti gli intervistati, qual è il quesito sottoposto, qual è il livello di informazione sul problema di cui dispongano gli intervistati, se vi sono tesi contrapposte quale spazio sia dato agli oppositori per informarne gli intervistati. Insomma, tanto per capirci, dimentichiamo il referendum sui Navigli o le vicende Scali Ferroviari. Abbiamo già dato.
Luca Beltrami Gadola
INTER(**) – L’azionista di maggioranza della società è Suning Holdings Group, società privata cinese di proprietà di Zhang Jindong, che possiede il 68,55% delle quote.[48] L’azionariato della società è completato da LionRock Capital, che ha una quota del 31.05%, e dagli azionisti di minoranza, che detengono in tutto lo 0,40%.[49] Al di sotto di F.C. Internazionale Milano S.p.A. ci sono le società controllate dal club nerazzurro: Inter Media and Communication S.r.l., controllata al 55,6% da F.C. Internazionale e al 44,4% da Inter Brand, la stessa Inter Brand S.r.l. e Inter Futura S.r.l., controllate al 100,0%, oltre a MI Stadio S.r.l., in comproprietà con il Milan, che si occupa della gestione dello stadio.[50]L’Inter risulta essere il quattordicesimo club a livello mondiale in termini di fatturato (280,8 milioni di euro a tutto il 30 giugno 2018). Perdite 2018 17,7 milioni.
MILAN (*)- Dal luglio 2018 l’azionista di maggioranza del club è il fondo d’investimento statunitense Elliott Management Corporation, che detiene il 99,93% delle quote societarie attraverso la Rossoneri Sport Investment Lux, (Lussemburgo)] la società creata dal precedente proprietario Li Yonghong per l’acquisizione del Milan da Fininvest. Il Milan nella stagione 2017-2018 è stato il diciottesimo club mondiale) per fatturato, con 207,7 milioni di euro.[94] A giugno 2018 è stata inoltre inserita, con un valore borsistico di 612 milioni di dollari, al diciassettesimo posto nella classifica annuale delle società calcistiche più ricche del mondo secondo Forbes. Perdita di esercizio 2017 32,642 milioni.
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