30 giugno 2019

VALORIZZAZIONE DELL’AGRICULTURA E ALTRI PROBLEMI STRATEGICI

L'esperienza di Gorgonzola


Italia, quando si parla di sostenibilità, spesso si sottovalutano i temi legati alla pianificazione del territorio e quando lo si fa, lo si fa con toni allarmistici, solitamente dopo qualche alluvione o pioggia eccessiva che rende evidente tutta la debolezza di scelte insediative poco lungimiranti e di mancati investimenti per il territorio. Siamo un Paese di cementificatori? O forse il problema è che costruiamo male le nostre città? Del resto abbiamo una legge nazionale urbanistica del 1942, scritta in epoca fascista per gestire la ricostruzione post bellica, e una miriade di leggi regionali dopo che la Riforma del Titolo V della Costituzione che ha reso il “governo del territorio” materia concorrente tra Stato e Regioni.

farmer inspecting corn in agriculture garden.

In Lombardia, nel 2014, dati ufficiali della Direzione Generale Regionale del Territorio, dicevano che sommando le previsioni dei 1400 Comuni lombardi, avremmo dovuto aspettarci 400 milioni mq di nuove costruzioni, pari a due nuove città di Milano. Poi è arrivata la crisi economica che ha messo a dura prova un settore, quello immobiliare, che negli anni era cresciuto in modo non proporzionale all’effettiva domanda insediativa, anche grazie ai contorti meccanismi della finanza locale che, a partire dal 2004, ha consentito per anni (ora non più!) ai Comuni di pagare bollette e stipendi con gli oneri di urbanizzazione, trasformando i Piani urbanistici in strumenti utili per far quadrare bilanci in affanno.

In Lombardia la Legge Regionale n. 12/2005 si è dimostrata, dopo 15 anni di attuazione, una norma inadeguata per affrontare i nuovi temi che i processi economici e sociali hanno portato sul territorio, dalla crisi del mercato immobiliare, alle nuove esigenze dell’abitare e della produzione, fino ai cambiamenti climatici.

E’ del 2014 la legge regionale lombarda che vuole contrastare il consumo di suolo, una legge che, con alcuni aspetti critici (innanzitutto i tempi di attuazione: l’adeguamento del Piano Territoriale regionale, previsto nella norma per dicembre 2015 è avvenuto solo a dicembre 2018, e ora le Province hanno altri due anni per i propri strumenti, solo allora toccherà ai Comuni, quindi, se va tutto bene, la legge sarà realmente operativa non prima del 2021 e la debolezza delle politiche per la rigenerazione urbana, che è l’altra faccia della medaglia, imprescindibile, di qualunque seria politica di contrasto al consumo al suolo), ma che ha quantomeno un aspetto positivo: obbligare i Comuni a fare i conti con le previsioni espansive inattuate, i cosiddetti residui di piano, per la prima volta messi in discussione e non più considerati come diritti acquisiti per sempre.

La questione del contenimento del consumo di suolo è particolarmente rilevante nei contesti metropolitani e periurbani, dove, a partire dal Secondo Dopoguerra e fino alla crisi del 2008, le aree agricole erano una sorta di “spazio vuoto” all’interno dei piani urbanistici destinato, prima o poi, a processi di valorizzazione immobiliare. Oggi quell’approccio si è rotto, la crisi del 2008 ha reso evidente l’insostenibilità, oltre che ambientale, anche economica di quella che per molti territori della provincia si è configurata come una fase di crescita senza qualità fatta di case ma con pochi servizi.

Oggi quelle scelte del passato rischiano, soprattutto nei contesti metropolitani, di generare una nuova polarizzazione tra centro e periferia: guardando i dati socio-economici della città metropolitana di Milano possiamo dire che stiamo vivendo una fase di concentrazione soprattutto di attività economiche, ma anche di popolazione, nella città centrale. Non solo: chi abita a Milano è in media più istruito e più ricco. L’hinterland perde attrattività per investimenti diversi dal settore della grande distribuzione, che peraltro è molto vicino alla saturazione.

righiniCome invertire la rotta, evitare la periferizzazione diffusa dell’hinterland e promuovere l’integrazione del territorio metropolitano evitando l’impoverimento funzionale dei territori periurbani?

In alcuni Comuni si spera ancora che si possa “uscire dalla crisi” e tornare a costruire come prima, in altri invece si è deciso di guardare in faccia la realtà, consapevoli che la fase della crescita edilizia infinita è conclusa e decisi a sfruttare l’occasione per ripensare a un nuovo modello di territorio che passi attraverso scelte più sostenibili e che porti a un nuovo rapporto tra città e campagna. Questo è quello che ha fatto il comune di Gorgonzola.

Gorgonzola è un Comune della Città Metropolitana di Milano, uno dei 28 Comuni della Zona Omogenea Adda-Martesana che occupa il margine orientale metropolitano e che è uno dei territori che meglio coniuga qualità ambientale ed accessibilità pubblica nella regione urbana milanese ma che ha anche subito recentemente una pesante infrastruttura viabilistica come la Tangenziale Est Esterna.

A Gorgonzola l’ultimo Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) era stato approvato nel 2011, ed era un piano fortemente espansivo, ancora figlio dell’epoca della crescita edilizia, di cui è stato attuato, però, solo il 10% delle previsioni. Nel 2016, con l’avvio del percorso di revisione del P.G.T., è stato evidente che molte delle condizioni del contesto erano profondamente cambiate: crisi economica, questione ambientale e mutata domanda sociale hanno rappresentato gli elementi che hanno alimentato il dibattito del processo partecipativo denominato “Gorgonzola 2030”, che ha poi portato alla variante urbanistica.

Sono emersi proprio dal dibattito pubblico i temi del contenimento del consumo di suolo e della valorizzazione ambientale quali indirizzi su cui puntare per interpretare in modo nuovo il concetto di tutela e valorizzazione del territorio.

Con la variante di P.G.T., approvata nel 2018, sono state eliminate previsioni edificatorie su un’area di quasi 2 milioni di mq, che è stata riportata alla destinazione agricola. Questa scelta non ha rappresentato solo un “cambio di retino” sulle tavole del piano, ma ha portato all’attivazione di strategie alternative di sviluppo e di cooperazione territoriale con soggetti locali per la promozione di una vocazione agricola innovativa. Il potenziamento dell’agricoltura periurbana, che si nutre di multifunzionalità (dalla produzione alla consumazione del prodotto), si porta con sé un forte potenziale di rigenerazione ambientale e sociale a partire da una concezione moderna dell’agricoltura, maggiormente integrata con il contesto sociale, con l’ambiente e con il paesaggio.

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L’attivazione di una progettualità concreta con i soggetti interessati, ha già portato qualche finanziamento e trasformato un retino verde sulla carta in una nuova stagione di politiche per lo sviluppo del territorio sostenibile. Grazie al progetto “Agromillennials, per una nuova generazione agricola metropolitana” è stato possibile co-finanziare una serra per il nuovo corso di studi agrari dell’istituto tecnico superiore, sostenere l’ampliamento delle attività agricole legate al commercio equosolidale (all’interno dell’area riconvertita a destinazione agricola dalla variante) e pensare a nuovi servizi ecosistemici su alcune aree caratterizzate da un elevato rischio idrogeologico lungo il torrente Molgora.

In attesa di adeguate e più ambiziose politiche territoriali metropolitane (il Piano Territoriale Metropolitano è in fase di realizzazione), la valorizzazione in chiave innovativa dell’agricoltura può essere uno degli indirizzi strategici più interessanti da seguire in un contesto come quello metropolitano milanese per evitare la marginalità dell’hinterland, senza competere con la città centrale per l’attrazione di funzioni urbane, ma conciliando innovazione e nuove esigenze sociali con la tutela e la valorizzazione del territorio.

Serena Righini

Assessore alla Programmazione e sviluppo del territorio

Comune di Gorgonzola



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