4 giugno 2019

AFOL IMPONE IL LAVORO A NOLEGGIO. I DOCENTI: NO, GRAZIE!

Le contraddizioni di una azienda comunale


Colombo-03Siamo un gruppo di docenti “somministrati” che insegnano nei Centri di Formazione Professionale (Cfp) di Afol Metropolitana e ci stiamo organizzando per difendere e migliorare le condizioni del nostro lavoro.

Il nostro contratto è scaduto il 31 maggio. Il nostro datore di lavoro è Afol (Azienda di Formazione e orientamento al lavoro), un’azienda pubblica controllata dalla Città Metropolitana di Milano, la stessa che gestisce tra l’altro i Centri per l’Impiego. Gli istituti in cui lavoriamo sono scuole a tutti gli effetti dove studiano e assolvono l’obbligo scolastico ogni anno centinaia di ragazzi, provenienti dai contesti sociali più diversi.

Qui i nostri alunni incrementano il loro bagaglio culturale, lavorano per realizzare il loro sogno e diventare operatori della moda, estetiste dei più importanti saloni di bellezza e rinomati parrucchieri. I docenti e gli educatori sono sempre stati un punto di riferimento per questi ragazzi: si impegnano ogni giorno non solo per trasmettere conoscenze teoriche e pratiche ma spesso si ritrovano ad avere un ruolo cruciale anche per la loro crescita emotiva e relazionale, diventando gli adulti con i quali confrontarsi sui temi e problemi che interessano la loro condizione di adolescenti in formazione e trasformazione.

Da anni, qualcuno quasi venti, lavoriamo con impegno e passione ma anche con una serie di contratti a termine di volta in volta rinnovati in modo da eludere, sia pur legalmente, tutte le (poche) norme che hanno cercato di limitare il precariato in Italia. Ricordiamo che lavorare con contratto a termine significa vivere nella continua incertezza e nell’impossibilità di fare progetti a media e lunga scadenza, e sempre minacciati dalla prospettiva della disoccupazione.

Oggi, per evitare di stabilizzare i docenti somministrati e sfuggire così anche alle strette maglie del cosiddetto Decreto Dignità, Afol propone/impone ai lavoratori un accordo che prevede un contratto in staff leasing (letteralmente “noleggio di personale”, ovvero un contratto a tempo indeterminato presso un’Agenzia per il Lavoro, ora detta “agenzia del lavoro”) con un orario fortemente ridotto (12 ore a settimana per circa 400 euro di stipendio mensile) e un sistema di lavoro straordinario non retribuito funzionale all’accumulo di una “banca-ore” che ci garantisca uno stipendio di circa 300 euro al mese durante il periodo estivo.

La vicenda è ancora più grave perché la sostituzione di personale diretto con personale somministrato corrisponde a una strategia che l’azienda ha assunto come riferimento per i prossimi anni “in linea con le strategie e modalità adottate dai competitor”, come indicato dal documento che accompagna il bilancio previsionale del 2018 che l’Assemblea Consortile di Afol (organo politico di indirizzo e controllo politico amministrativo dell’azienda, presieduto da Elena Buscemi, delegata del Sindaco della Città Metropolitana Beppe Sala) ha approvato nel marzo di quest’anno.

Noi abbiamo bocciato questo accordo in un’assemblea sindacale il 7 maggio e abbiamo ottenuto dalla CGIL la proclamazione dello “stato di agitazione”, sulla base del quale le RSU sono tornate a trattare con Afol. Dopo due settimane, il 22 maggio, gli stessi sindacati ci hanno riproposto lo stesso accordo in questi termini: chi ci sta firmerà il nuovo contratto, gli altri si cercheranno un altro lavoro. Rifiutando questo approccio offensivo, cinquanta dei novanta lavoratori presenti hanno abbandonato in silenzio la sala al momento del voto. I lavoratori rimasti hanno approvato a maggioranza l’accordo. Noi pensiamo di aver invalidato nei fatti la legittimità di quell’accordo, mostrando con il nostro gesto quanto poco i sindacati stavano rappresentando i lavoratori: l’accordo è stato approvato da 31 lavoratori sui 130 circa interessati!

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A quella proposta umiliante e del tutto inadeguata abbiamo detto no. Abbiamo detto no al disconoscimento del nostro valore professionale, abbiamo detto no alla mortificante esperienza del lavoro a noleggio, abbiamo detto no all’ennesimo contratto legale che però aggira la legge. Abbiamo detto no perché vogliamo dire sì alla nostra dignità di lavoratori e di persone, e vogliamo dire sì anche ai ragazzi che incontriamo a scuola tutti i giorni e che meritano docenti sereni, tutelati, competenti e appassionati. La triste realtà è che, a queste condizioni, i CFP rischiano seriamente di non riprendere le loro attività a Settembre.

Il blog ArcipelagoMilano.org ha informato che il Comune di Milano è da poco entrato a far parte di una rete internazionale di città per un “lavoro degno”. L’assessore Tajani ha scritto dello scandalo della precarizzazione. Crediamo che il lavoro che il Comune ci offre attraverso l’azienda che controlla non sia un lavoro degno. Invitiamo l’assessore Tajani e la giunta di Milano a dire pubblicamente se lo ritiene un lavoro degno. Per parte nostra chiediamo che Afol Metropolitana stimi il proprio bisogno ordinario di docenti e stabilizzi tutti i docenti che sono strategici e necessari per il funzionamento ordinario delle sue scuole.

Pensiamo che la discussione dell’accordo debba essere riaperta, chiediamo che la Città Metropolitana se ne prenda la responsabilità e, data la mancanza di rappresentanza che esprimono in questo momento i due sindacati confederali presenti, siamo pronti a tutti i passi necessari per parteciparvi in prima persona.

Per questo ieri, 4 giugno, abbiamo fatto un presidio davanti alla sede centrale di Afol Metropolitana e davanti a due Cfp in cui i nostri studenti stavano svolgendo gli esami finali e per questo, nelle prossime settimane continuerà la nostra mobilitazione!

Marina Colombo
Docenti Precari dei Cfp Afol Metropolitana

FB: Docenti Precari Afol Metropolitana
#teacherpride #siamotuttiprecari



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