16 aprile 2019

CORRUZIONE A MILANO

Lottare contro il Codice dei contratti pubblici


L’edilizia privata milanese sembra riprendere la corsa, se pure tra mille polemiche, ma anche quella pubblica dovrà ripartire se non vogliamo che la cronica carenza di infrastrutture e la mancata difesa del territorio ci confermino nella posizione del fanalino di coda della UE. Ma c’è un problema e non da poco.

Continuamente rimandato (?) uscirà sulla Gazzetta Ufficiale il famoso decreto Sblocca Cantieri, l’ennesima manipolazione del cosiddetto Codice dei contratti pubblici che il Decreto legge 50 del 2016 ci aveva consegnato nell’ultima versione composta di 220 articoli, 1354 commi, 732 lettere, 32 sottopunti per un totale di 130.000 parole più 25 allegati. Lo stagno perfetto dove nuotano corrotti e malavitosi. E qualche avvocato.

Risultato di allora? L’allungamento dei tempi necessari alla P.A. per passare dall’idea di progetto alla conclusione dei lavori e lo steso vale per le forniture e l’acquisto di servizi. Mancano ancora alcuni decreti di applicazione. Risultato dello Sblocca Cantieri oggi? L’ennesimo pasticcio di una follia giuridica: Codice dei contratti, il male assoluto. Tempi lunghi e incerti anche per la Milano dinamica. Non bisogna rassegnarsi.

Stop corruption concept

Nel novembre del 2015 Giorgio Santilli titolava su Edilizia e Territorio, il quotidiano de Il Sole-24 Ore: «La riforma degli appalti si trova di fronte gli stessi mali cui aveva tentato di porre rimedio la legge di riforma del 1994: opacità degli affidamenti, ricorso alle varianti, marginalizzazione del progetto». Lo avrebbe potuto ripetere infinite volte sino a oggi aggiungendo anche: «e allungando i tempi di esecuzione».

Oggi ci risiamo e parlare di Sblocca Cantieri non ha senso se non si parla invece di Sblocca Codice o ancor meglio di riscrittura ab ovo delle stesso: lo dico forte dell’esperienza passata di cinquant’anni da costruttore edile anche di importanti opere pubbliche e da otto anni occupandomi del problema “Codice” come membro della Commissione antimafia del Comune di Milano. Codice uguale corruzione e dunque mafia.

Gli obbiettivi di un Codice dei contratti dovrebbero essere essenzialmente questi: indicare le procedure migliori che tutti gli enti pubblici debbano seguire per la scelta del contraente; ottenere che la P.A. acquisti beni e servizi col miglior rapporto costo/qualità; ottenere che gli Enti sviluppino un bagaglio di competenze tecniche e scientifiche che non possiedano ancora; ottenere che queste procedure garantiscano la libera concorrenza; ottenere che vi sia un forte stimolo al progresso tecnologico; ottenere che le procedure siano tali da evitare “manipolazioni”, ossia inquinate da fenomeni di corruzione e oggi anche da infiltrazioni della malavita organizzata.

Di questi obiettivi non ne è stato raggiunto uno solo: la pubblica amministrazione e la sua burocrazia si perdono nei meandri di regolamenti contradditori e del tutto inutili, sprecando tempo, intelligenza e competenze (che ci sono!); la qualità degli acquisti (edifici, strade, infrastrutture) è oggetto di cronache giudiziarie quotidiane; la concorrenza è vanificata dalla corruzione; le “manipolazioni” sono anch’esse terreno inesauribile dell’attività dei magistrati.

Siamo arrivati all’assurdo di aver dovuto istituire l’ANAC, l’agenzia guidata da Cantone contro la corruzione, un’agenzia per difendere il Codice da se stesso.

Dico, certo di non sbagliare, che si debba ricominciare da zero perché tutti sanno che le continue correzioni peggiorano i testi e li rendono indecifrabili: nel nostro Paese i testi unici concisi e utili sono un miraggio.

Due considerazioni esemplari: si è fatta la scelta di privilegiare gli appalti assegnati con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa – procedimento lungo e con l’intervento di commissioni giudicatrici e parametri di valutazione: l’obiettivo sarebbe stato quello di scongiurare i ribassi d’asta folli. Con questo sistema l’Impresa Mantovani con lo sconto del 41,8% si è aggiudicata i lavori di Expo 2015. Lo stesso che se fosse stato applicato il banale tanto deprecato “massimo ribasso”. Che dire?

Su di una ventina di appalti che ho potuto esaminare le imprese hanno “ricuperato” gli sconti folli fatti con lo strumento delle varianti, i nuovi prezzi e altri trucchi vari. Che vada così lo sanno tutti ma nessuno si muove e non voglio parlare della buffonata sulle norme del “subappalto”, e dei cosiddetti progetti esecutivi che tutto sono fuorché esecutivi.

Oggi, tra le altre follie, sento che si vuol introdurre nuovamente l’Appalto Integrato, quello col quale il progetto esecutivo è affidato all’impresa vincitrice dell’appalto, la forma ideale per promuovere la corruzione. Evviva, hanno capito il problema della “velocizzazione” e noi abbiamo capito che ci sono “manine”.

Il nuovo legislatore, se mai vi sarà, dovrebbe avere l’umiltà di passare qualche mese negli uffici di un’impresa di costruzione, in quelli di una grande amministrazione comunale, in quelli di una società di engineering e in un cantiere, in compagnia di qualche solone degli uffici legislativi del Ministero delle infrastrutture. Poi ne parliamo. Lavorare sul campo e nel campo.

A Milano nella Commissione antimafia del Sindaco, insieme a tre molto esperti e disponibili dirigenti comunali, stiamo lavorando per tappare le smagliature più vistose del Codice: un piccolo gruppo di volonterosi che aspettano con ansia ma con poche speranze il “Nuovo codice dei contratti” per uscire dall’attuale purgatorio mentre la classe politica lastrica la strada per l’inferno. Milano reagirà? Oggi potrebbe farlo anche in via istituzionale. Vorrei dire: me lo aspetto.

La ricetta per ricominciare comunque è una sola: progetti ben fatti e direttori dei lavori competenti e severi, il resto sono dettagli.

Luca Beltrami Gadola



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  1. Luciana.. e abolire gli oneri a scomputo? E' un idea folle? Grazie
    17 aprile 2019 • 01:48Rispondi
  2. Daniele MilaniNon sarebbe possibile creare una struttura, di revisori (come quelli dei conti per i bilanci) ma revisori asseverati, tecnici laureati in ingegneria, edilizia, magari preventivisti del settore, visti i vari progetti partecipanti in gare, valutino i capitolati di ciascuno e diano indicazione stipulando una classifica, a volte possono essere i migliori anche i più costosi, poi questo parere sarà tenuto in giusta considerazione e segnalato con un benfatto sottoscritto, da tecnici, ma fin che noi avremo Assessori all'Urbanistica che sono laureati in scienze politiche, sarà dura....
    17 novembre 2019 • 20:30Rispondi
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