9 febbraio 2019
È POSSIBILE EVITARE IL NAUFRAGIO DEL TITANIC?
Il capitano V. E. PARSI indica la rotta europea
9 febbraio 2019
Il capitano V. E. PARSI indica la rotta europea
Parlo del libro intitolato “TITANIC. Il naufragio dell’ordine liberale”*. L’autore, Vittorio Emanuele Parsi, è professore all’Università Cattolica di Milano di Relazioni Internazionali e direttore dell’ASERI – Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali – istituita presso la stessa università. Ma suo vanto è di essere ufficiale, Capitano di Fregata, della Riserva della Marina Militare Italiana. Perciò è a ragion veduta, e a buon diritto, che egli usa la metafora navale del TITANIC per rappresentare l’ordine politico ed economico mondiale, intendendo avvertire che esso, come lo storico vascello, è in navigazione su una rotta pericolosa che lo porterà allo scontro con l’iceberg e al naufragio.
La materia del libro non è infatti la navigazione sui mari, ma è la geopolitica della “globalizzazione”, e la tesi che l’autore v’illustra – com’è da lui stesso riassuntivamente enunciata nelle prime pagine – è la seguente: ” che, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, l’ordine internazionale liberale sia stato progressivamente sostituito dall’ordine globale neoliberale e il vascello sul quale l’Occidente si era imbarcato dopo la fine della seconda guerra mondiale sia stato portato fuori rotta. Su questa rotta, diversa e molto più pericolosa, si staglia, minaccioso, un iceberg, le cui quattro facce sono tutte in grado di affondare il nostro Titanic”.
Parsi dice senza remore quali sono le “quattro facce” – io dico gli spigoli duri – dell’iceberg sui quali s’infrangerà l’ordine mondiale che l’Occidente aveva varato:
1. la crisi della leadership degli USA e l’emergere delle potenze autoritarie di Russia e Cina;
2. la polverizzazione della minaccia legata al terrorismo jihadista;
3. la “deriva revisionista degli Stati Uniti di Donald Trump”;
4. l’affaticamento delle democrazie occidentali “schiacciate tra populismo e tecnocrazia”.
In realtà, io credo (ma è il libro di Parsi che lo dimostra) che la causa del naufragio sia la quarta: che non è tanto “colpa” dell’iceberg se il World Order (il TITANIC) affonda, ma è colpa del vascello: cioè di chi, da qualche lustro, lo governa, e come.
La globalizzazione dell’economia e la finanziarizzazione che l’accompagna (causa o effetto che ne sia) è avvenuta sotto l’egida del pensiero neoliberale, e così ha prodotto concentrazioni straordinarie di ricchezza e di potere economico in mani private: e non soltanto creando crescenti disuguaglianze sociali, e barriere all’ascesa per chi non appartenga all’élite dominante, ma spostando il potere, nelle nazioni e nelle organizzazioni internazionali, dal mondo politico e dai suoi rappresentanti – i quali, nei paesi occidentali (almeno in Europa; assai meno, ormai da tempo negli USA), erano i rappresentanti del popolo, democraticamente eletti – al mondo economico, degli uomini d’affari, degli “imprenditori” in particolare dei finanzieri, i quali, per indiretta influenza, o sempre più direttamente in prima persona, decidono delle cose politiche: in primo luogo affermando la trasformazione della libertà dell’attività economica nella sua immunità dalle regole non economiche: ciò che è avvenuto con un processo storico che – iniziato negli anni ottanta del secolo scorso con le teorie monetariste della “Scuola di Chicago” e con le prassi politiche dei Governi Reagan e Thatcher – si è compiuto negli anni novanta (qualificati da J. Stiglitxz come “I ruggenti anni novanta”), dopo la caduta dell’URSS, ed è culminato con l’istituzione nel 1994/1995 della WTO.
Ma è questo rivolgimento che ha provocato, o è imminente che provochi, il naufragio del Titanic, cioè la fine dell’ordine liberale internazionale che ha retto il mondo fino a oggi (o forse fino a ieri: fino alla crisi del 2007/2008?); l’ordine neoliberale globale, infatti, non è in grado di reggere il mondo.
Razionalmente pessimista con questa conclusione, Parsi è invece lodevolmente ottimista nel proposito di riprendere (ma lo dovrà fare l’Europa, perché soltanto l’Europa, un’Europa Unita e degna della sua storia, è capace di farlo) il compito di dare un ordine al mondo; cominciando (lo dice di più Parsi o lo dico di più io?) con due cose: la prima di riaffermare la distinzione/separazione fra politica ed economia e il primato della prima – cioè io dico del diritto – sulla seconda; la seconda cosa – tanto più urgente in quanto riguarda l’attualità delle migrazioni, in ispecie della grande migrazione africana – di stabilire l’autorità dell’Europa, la sovranità dell’Unione Europea, sui suoi confini: quindi anzitutto di determinarli e di difenderli come tali.
Il libro, insomma, merita di essere letto, discusso e “adoperato”.
Sergio Scotti Camuzzi
* TITANIC. Il naufragio dell’ordine liberale (pag.204, ed. Il Mulino, 2018).