6 gennaio 2019

LA POLITICA E IL DIBATTITO A MILANO

Un nuovo blog: “ilmigliorista.eu”


“Ilmigliorista.eu” non nasce da nostalgie, ma nasce dal senso di vuoto che molti di noi, giovani e meno giovani, hanno avvertito nella sinistra, per cercare, nel confronto, di proporre valori, idee, programmi, progetti che nascano dall’esperienza dell’area più sviluppata del Paese. Di parlare di politica, di cultura, di economia, di costume, di smascherare fandonie, grossolanità e luoghi comuni, che portano anche alla degenerazione dei rapporti civili e di convivenza.

Nel PCI erano indicati, con il termine spregiativo di “miglioristi”, i comunisti milanesi, rei di credere che il futuro della sinistra fosse nel socialismo democratico europeo.

In poche parole, ritenevamo che Milano non dovesse essere subordinata al “generone” romano e che Milano e il riformismo milanese potessero essere lo stimolo per una politica di riforme del Paese: che l’interesse di Milano ad avere più autonomia, più regionalismo, più Europa fosse anche l’interesse di un nuovo sviluppo per le altre parti del Paese.

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Non è l’autonomia differenziata delle Regioni, prevista dalla Costituzione a dividere il Paese, ma la politica di un governo bifacciale: una per il Sud e una per il Nord. Teoricamente per il Nord, perché la Lega alla smaniosa ricerca di un consenso nazionale, sta sacrificando gli interessi del Nord. Si assiste a un diffuso aumento d’intolleranza e di aggressività, che si accompagnano a paure, vere e presenti, presunte e future, che fanno venire meno principi di convivenza e di rispetto degli altri. E pericolose involuzioni illiberali, a parziale tutela della sicurezza individuale e sociale, mettono in discussione i principi dello stato di diritto e della carta costituzionale.

La sinistra è dispersa in almeno 28 formazioni, e il Pd dopo un anno non ha ancora discusso le ragioni delle sconfitte elettorali succedute alle europee del 2013. Intanto manifestazioni spontanee di cittadini e di organizzazioni imprenditoriali esprimono il loro disagio e scontento; i sindacati sono del tutto assenti e solo dopo sei mesi hanno avuto un incontro – inutile – con il Governo.

La crisi economica e finanziaria mette ogni giorno in forse conquiste faticose di un moderno stato sociale. L’Europa viene attaccata, molto spesso a torto, come se fosse un’entità astratta e lontana, inutile e dannosa. Passa in secondo piano che quel sogno di Europa, pur con limiti e difficoltà, contraddizioni e contrasti nazionalistici, ha garantito al continente 75 anni di pace a fronte dei precedenti 25 in cui vi sono stati i massacri di due guerre mondiali. E non è certo colpa dell’Europa se il Nord è l’area geografica della penisola che supera la media del PIL pro-capite dell’Unione europea. Non è colpa dell’Europa se il Mezzogiorno ha poco più della metà del Pil pro-capite del Nord. Non sono colpe dell’Europa, anzi forse è proprio la distanza politica e sociale dall’Europa la fonte dei problemi del Mezzogiorno.

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E i problemi di libertà e sicurezza non si risolvono negando un fatto che ha sempre accompagnato la storia del mondo: il nostro Paese per primo è stato protagonista di gigantesche migrazioni interne ed esterne. E se l’Europa non è in grado di affrontare e includere tali movimenti umani è un continente destinato inesorabilmente alla decadenza e a essere preda di altre potenze economiche. Senza più alcuna subalternità a Roma, l’orizzonte è l’Europa.

Oggi, solo nella dimensione europea, si possono affrontare i drammatici problemi sociali, economici e di legalità del Mezzogiorno, fuori da ogni logica assistenzialistica e buonista. Oggi più che mai, la nostra dimensione, istituzionale, sociale, economica e politica deve essere l’Europa: i nostri problemi non avranno soluzione se non mettendoci al passo con le regioni più avanzate d’Europa. Ricordo che nel 2018 sono stati ricordati i trent’anni dell’associazione dei “Quattro motori d’Europa – quattro regioni per un’Europa forte”: Baden-Württemberg, Auvergne-Rhône-Alpes, Catalogna e Lombardia. Su questa strada bisogna andare avanti con coraggio e determinazione e Milano e la Lombardia devono essere protagoniste di un nuovo rinascimento dell’Europa, della stessa grande idea di Europa unita.

Luigi Corbani



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  1. giovanna Franco Repellinilike
    9 gennaio 2019 • 15:45Rispondi
  2. Ennio GalanteCiao Corbani, non so se ti ricordi di me, quando eravamo nel PCI. Dopo la fine di quel partito sono rimasto per molti anni soltanto un elettore di sinistra. Da qualche anno, dopo le uscite dei "rottamandi" dal PD ho sentito la responsabilità di iniziare un percorso contrario a loro e sono entrato nel PD, dove sto conducendo un'azione dal basso per cercare di depurarlo dalle cattive abitudini dell'apparato. A mio avviso quelle cattive abitudini sono concausa delle batoste subite negli ultimi anni. Racchiudo il discorso con la sigla "democrazia interna". Sono convinto che questa mancanza, da un lato deprime il potenziale di intelligenza politica collettiva che sta nei circoli (e nei simpatizzanti che ancora votano PD), ma sia causa della mancanza di attrattività all'esterno. Un esempio di questo malessere diffuso l'ho ritrovato, oltre che i 4 miei amici di Architettura che hanno lasciato il partito negli ultimi anni, nel bell'intervento di Michela Marzano su Repubblica del 2 gennaio scorso. Mi ha fatto piacere rileggerti. Concordo con quanto hai scritto. Buon anno Ennio Galante
    10 gennaio 2019 • 11:28Rispondi
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