20 novembre 2018

NAVIGLI. CHI LI VUOLE LI FINANZI

Detto milanese: “Metà parè metà danee”


Il dibattito sulla riapertura dei Navigli si fa sempre più animato e i contrari cercano senza sosta di far sentire la loro voce: le loro ragioni sono un bagaglio sempre più pesante per il Comune che per parte sua sostiene il progetto sponsorizzando mostre, convegni e dibattiti di similpartecipazione ma soprattutto dicendo: “La vogliono i milanesi”.

Lasciamo da un lato questo fastidioso modo di dire che ricorda quello di Salvini e di Di Maio, “Lo vogliono gli italiani”, detto da chi non ha ottenuto certo la maggioranza degli aventi diritto al voto ma veniamo a Milano: quanti lo vogliono?

Il Consiglio Comunale nell’ottobre del 2017 votò a favore dell’indizione di un referendum ma poi non poté dare seguito all’iniziativa perché il Ministero degli Interni non rispose alla richiesta di abbinarlo alle ultime politiche. Nel frattempo il primo progetto sembra ridimensionato e ridotto alla realizzazione di 5 “vasche” nonostante lo strepitare dei duri e puri, quelli del “tutto o niente”.

Dunque l’interrogativo resta: quanti milanesi realmente la vogliono? Non basta ripetere quanti milanesi hanno partecipato ai vari incontri, persino l’1% è una meta ancora lontana. Se non si scioglie questo nodo ci si avventurerà in un terreno politicamente minato.

Come me alcuni ritengono che la spesa prevista non debba stare tra le priorità del Comune, altro c’è di più urgente, tuttavia se a concorrere a questa spesa fossero in molti, lasciando da parte le altre criticità di tipo storico, estetico, tecnico, di stravolgimento per molti anni della viabilità e così via, guarderei a quest’operazione con occhio meno critico.

Studiare la questione e approfondirla è utile comunque per definire uno scenario.

In un prossimo convegno dell’Associazione Riaprire i Navigli, in calendario per il 28 Novembre nell’auditorium dell’Assimpredil, si parlerà delle modalità di finanziamento del progetto. Questa manifestazione fa il seguito a quella di gennaio scorso dal titolo “Riaprire i Navigli. Un investimento, non un costo”, dunque vedremo chi dovrebbe finanziare l’opera e chi ne beneficerà.

Con qualche considerazione da parte mia visti gli esiti delle grandi opere nel nostro Paese, in particolare avviando i cantieri quando i soldi necessari non son già nel cassetto.

Mi piacerebbe che si costituisse una società, una società di progetto ad esempio, per la progettazione, la realizzazione e la gestione dell’opera con due obiettivi: non avere una gestione politica dell’operazione, salvandola così il più possibile dagli umori elettorali e, in secondo luogo, separare le fortune dell’operazione dalle sue possibili ricadute sul bilancio comunale.

Al capitale di questa società dovrebbero partecipare tutti quelli che hanno un interesse alle ricadute economiche di quest’operazione.

Nella presentazione del convegno di gennaio si sono indicati molti interessati a quest’opera pubblica: sponsor a vario titolo, società di pubblicità, imprese edili, operatori turistici, albergatori, negozianti e per non parlare di chi ne trarrebbe vantaggio come i proprietari di immobili che vedrebbero rivalutati i loro beni. A loro spetta un contributo economico non marginale.

Certo molti potrebbero esitare a sottoscrivere un capitale, per esempio i semplici cittadini.

Allora la strada potrebbe essere l’emissione di un prestito obbligazionario con quote minime di partecipazione, basse e dunque alla portata di molti, il tutto con un duplice effetto: finanziare l’opera ma anche verificare, pur con un modesto impegno in denaro, quanti cittadini siano realmente favorevoli al progetto. Una sorta di referendum finanziario partecipativo.

Certo anche il Comune dovrà metterci la sua parte in rappresentanza degli interessi più generali della città.

Ricordo che al finanziamento della linea 1 della MM nel 1957 concorsero generosamente i cittadini sottoscrivendo appunto le obbligazioni ventennali allora emesse: la Metropolitana era un sogno di tutti i milanesi.

Lo sarà la riapertura dei Navigli? Comunque val sempre il vecchio adagio milanese: ”Metà paré metà danee”. Metà consigli metà denari.

Luca Beltrami Gadola

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  1. Michele SacerdotiIn un convegno all'Urban Center organizzato da Biscardini e De Cesaris nel 2015 sulla riapertura dei navigli avevo proposto un crowd funding a livello mondiale tra chi ha visitato Milano, raccogliendo fondi anche tra i visitatori di Expo. La proposta di Luca non sta in piedi perché la società di scopo non avrebbe incassi per pagare gli interessi e il capitale alla scadenza. Il contributo può essere solo a fondo perduto. Un prestito va bene per la costruzione di una autostrada o di una metropolitana, in cui ci sono gli incassi dei pedaggi o dei biglietti. E anche qui le esperienze sono state negative, dalla società per la costruzione della galleria sotto la Manica fallita a più volte, a Brebemi in cui lo stato ha poi dovuto salvare la società dalla bancarotta. Far pagare poi i proprietari degli immobili è già stato fatto con la copertura dei navigli ritenendo che gli immobili si rivalutassero, non sono sicuro che gli immobili aumentino di valore con la chiusura e che quindi i proprietari sarebbero disposti a pagare un contributo significativo. Si scatenerebbero gli stessi ricorsi alla tassa per la chiusura, come documentato da Alice Ingold nel suo libro Négocier la ville. I ricorsi andarono avanti fino a dopo la seconda guerra mondiale, i proprietari sostenevano che i loro immobili avevano perso valore con la chiusura dei navigli, ora sosterrebbero il contrario. In conclusione un crowd funding con quote limitate sicuramente dimostrerebbe che i cittadini sono d'accordo con la riapertura ma non può finanziare tutta l'opera e non deve essere limitato a Milano né nantomeno a chi risiede sul percorso dei Navigli. Io avevo proposto all'Assessore de Cesaris di rinunciare alla assurda tassa sugli immobili costituita dalla verifica statica degli edifici, rendendomi disponibile a versare la stessa cifra per la riapertura dei Navigli. Per il mio condominio si tratta di circa 560 euro a appartamento per la sola verifica senza opere in base al tariffario fissato dall'Ordine degli Ingegneri. La spesa complessiva per 26.000 immobili da controllare con una media di 10.000 euro a immobile sarebbe di 260.000 euro, la metà del costo della riapertura dei Navigli.
    21 novembre 2018 • 02:06Rispondi
  2. Adalgiso Colombosono pienamente d'accordo
    21 novembre 2018 • 10:32Rispondi
  3. arch. Gianni ZenoniRiapertura dei Navigli vuol dire dare la continuità al corso d'acqua dalla Martesana alla Darsena, come' era una volta. Il progetto proposto da Sindaco e Politecnico non è così, ma solo una serie di piccole vasche collegate da lunghi tubi sotterranei che non danno assolutamente l'idea della continuità dello storico percorso dell'acqua. Non è il recupero di una infrastruttura storica ma un modesto lavoretto di arredo urbano del quale non si sentiva la necessità.
    21 novembre 2018 • 11:53Rispondi
  4. GabriSono proprietaria di un immobile in Via Melchiorre Gioia, ho visto il progetto per il tratto De Marchi Gioia e francamente oltre a non sembrarmi per niente bello da un punto di vista paesaggistico, perchè il naviglio scorrerebbe comunque sotto il piano stradale e sarebbe quindi poco visibile, mi chiedo se nessuno pensa mai che a noi milanesi piacerebbe anche vedere migliorare le proprie condizioni di vita troppo spesso rovinate da interminabili cantieri, rumorosi e polverosi che alimentano stress continuo . Siamo stanchi di rumori nelle case, di disagio e traffico nelle zone martoriate dai cantieri che si ripercuotono per tutta l'area urbana. Pensando poi ai periodi di secca dei navigli, temo un aumento di topi per le strade .L'incrocio Lunigiana Melchiorre Gioia e tutta la Via Melchiorre Gioia, presentano già attualmente una elevata criticità di traffico che peggiorerà per la presenza dei cantieri di riapertura e per la riduzione della superficie viabilistica. L'ottimismo del Sindaco che conta di diminuire drasticamente il traffico veicolare in città è di per sè condivisibile, tuttavia non eviterà situazioni di traffico congestionato nelle zone più vulnerabili. Se poi la riapertura dei navigli porterà con sè anche il restante caos presente sui navigli oggi, poveri milanesi, avranno magari un immobile che varrà di più, ma dalla città dovranno scappare, perchè, come già accade ora, la movida e le "sacre" ragioni dei commercianti, dei proprietari di bar e ristoranti, prevalgono sempre sulla tranquillità e sul riposo dei cittadini che nella migliore delle ipotesi sono costretti a subire compromessi sulla propria pelle, o, come più spesso accade, per riposare e stare tranquilli dovranno trasferirsi altrove. Pertanto sono contraria alla riapertura dei navigli e ci mancherebbe solo che per questa enorme scocciatura dovessi anche sostenere dei costi.
    21 novembre 2018 • 14:09Rispondi
  5. Alberto LippariniNon capisco bene: quale sarebbe la vostra proposta? Nel testo pubblicato mi sembra di vedere più punti interrogativi che altro. E poi, chi tecnicamente sarebbe coinvolto, visto che la Città Metropolitana non esiste, sul piano operativo? Io abito a 9 (nove) metri dal confine con Milano e comunque nel Parco Sud... Per quanto riguarda in generale la natura del coinvolgimento mi pare chiaro che non si tratta di fare un prestito: parliamone in concreto! E per carità non nominiamo Alice Ingold invano... il suo bel libro (certamente navigliofilo) attende una edizione italiana: se Arcipelago lo edita io (che sono bilingue) lo traduco. Gratuitamente, è ovvio.
    21 novembre 2018 • 16:35Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaMale che un assessore milanese, capoluogo della Città Metropolitana, dica che la Città Metropolitana non esiste sul piano operativo: dica al suo Sindaco di pensarci. Quanto al parliamone: simo qui per quello. Le letture della Ingold, alcune le conosco, non hanno lasciato molte tracce nemmeno nell'assessore.
      22 novembre 2018 • 19:03
  6. Gianfranco CosmaciniIdea interessante, ma che condomini dovrebbero sborsare il contributo? Solo quelli in affaccio ai Navigli riaperti o estendere l'onere ad un'area, diciamo così, di pertinenza agli stessi? Tutti i condomini della città ed entro che perimetro? Sul fatto di tassare alcune categorie di immobili la vedo dura e, mai che mai la totalità dei condomini in Milano, la vedo dura obbligare al saldo di quanto ipotizzato da parte di tutti. Altro discorso se l'onere venisse richiesto a chi effettivamente otterrebbe un vantaggio, diciamo paesaggistico…, tra gli esercizi commerciali ristoranti, bar e alberghi in un'area circoscritta e vicina al corso d'acqua. Non credo che la presenza dei Navigli generino, per la loro presenza un aumento generalizzato del valore delle case se non quelle direttamente sull'affaccio. Vero è che i milanesi si tassarono per la Metropolitana, ma solo gli immobili adiacenti ebbero e hanno avuto negli anni una rivalutazione del proprio valore; sulla stessa falsariga avrebbe senso tassare solo gli immobili adiacenti, come già indicato.
    21 novembre 2018 • 16:46Rispondi
  7. Claudio BacigalupoIl progetto ridotto "5vasche" interessa Gioia "pagante" e zone storiche con edifici pubblici, molto meno paganti. Non studia i benefici possibili nelle zone limitrofe nè il nuovo assetto del traffico nel Centro storico e sui Bastioni. E' quindi un preliminare solo edilizio molto parziale, che raccatterebbe poco. Un progetto generale, esteso a tutti i temi ed alla riapertura integrale del percorso raccatterebbe di più? Vedere cammello, cioè vederlo fatto questo progetto, e cosa contiene. I milanesi parteciparono alla MM1 per garantire l'esecuzione di un'opera pubblica ritenuta sicuramente necessaria. Qui, ora il sicuramente necessario è discutibilissimo e infatti discusso. Altro sarebbe uscire dalle ambiguità ed ammettere che i tratti ambientali del progetto sono quelli coincidenti con 4 vasche, mancano il Tumbun e Via Senato, e che parte del percorso potrebbe vedere totali sostituzioni immobiliari con edifici di qualità estetica molto superiore. Se la sente il Comune di organizzare i concorsi e la regia della terza speculazione immobiliare, dopo City Life e Porta Nuova? Forse la quarta, dato cosa temiamo a Cittàstudi. Forse il Comune non se la sente, ma le proprietà interessate dalla nuova residenza di lusso in ambiente davvero qualificato i soldi per fare i Navigli sono certo che li troverebbero.
    22 novembre 2018 • 11:14Rispondi
  8. Alberto LippariniIo non sono assessore di nessuna giunta: quanto al parliamone, intendevo dire che non si tratta di caricare a testa bassa ma di discutere quale sarebbe la scelta migliore, perchè nel testo pubblicato non si capisce quale sia. Parliamone significa entrare nello specifico, e anche dibattere fra cittadini: non è colpa di Sala se la Città Metropolitana non esiste operativamente, ma di una legge troppo affrettata. Perchè poi lei affermi che la lettura di Ingold non ha lasciato tracce nell'assessore è per me un vero mistero: rinnovo l'offerta di tradurre. Ne avremmo tutti beneficio, mi par di capire.
    23 novembre 2018 • 05:00Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaMi scuso con lei, la sua omonimia con un assessore della Giunta mi ha tratto in inganno. Il riferimento che ho fatto alla Ingold non era indirizzato a lei ma, equivocando, all'assessore Lipparini al quale quella lettura farebbe un gran bene.
      23 novembre 2018 • 10:22
  9. Alberto LippariniMi scusi lei, ma continuo a non capire: 1) quali proposte fa "Arcipelago"; proposte, cioè in positivo, non critiche - 2) perchè la lettura di "Négocier la ville" farebbe un gran bene all'assessore? chi dice che non l'ha letto? il testo di Alice Ingold, storico e quindi non politico in senso stretto, è tutto teso all'elogio dei Navigli: vi vedo piuttosto un contrasto con i "coperchiatori".
    23 novembre 2018 • 16:17Rispondi
  10. Andrea RuiÈ stato fatto un referendum e in democrazia se la maggioranza vota per realizzare una cosa è giusto che questa venga fatta. Chi non ha votato vuol dire che non aveva alcun interesse in proposito. Comunque la si pensi la sistemazione urbanistica della ex cerchia interna dei navigli è ormai improrogabile visto che adesso è utilizzata come tangenziale interna alla città. Personalmente la riapertura anche parziale degli antichi navigli con la conseguente pedonalizzazione renderebbe senz'altro la città più vivibile. Teoricamente le vasche potrebbero essere collegate fra loro con una "fontana rettilinea" a ricordare che Milano era in passato una citta d'acqua. La riapertura dei navigli è in realtà una grande occasione per riqualificare tutta la cerchia.
    23 novembre 2018 • 16:21Rispondi
    • Paolo BorgheseSe Lei si riferisce al quesito referendario del 2011, lo stesso era formulato in modo scorretto, mettendo insieme Darsena e un generico riferimento al sistema dei Navigli; quesito nullo perché di oggetto non ben determinato. Lo studio di fattibilità del Comune ha stabilito che non si possono "riaprire i Navigli": Si possono soltanto costruire nuovi fossi interrati con sponde e letto di cemento, con pelo d'acqua a meno 3-4 metri e di larghezza 5-7 metri, perché non si può togliere l'accesso stradale ai frontalieri, che ne godono ormai da circa 90 anni. Detti fossi non si possono chiamare "Navigli", in quanto inadatti alla navigazione. Sarebbe, se mai, corretto effettuare un vero referendum che facesse riferimento al progetto attuale, comprensivo dei tempi totali di costruzione (15-20 anni) e dei costi totali (1, 5 - 2 miliardi nel caso della durata massima) e del piano di finanziamento di un'opera così impegnativa.
      25 novembre 2018 • 23:50
    • navigli? riaprirli? ma l'acqua non c'e'Il tema dei navigli sta appassionando molti. Ma a parte che come scritto da tanti 451.000 cittadini che hanno votato per la riapertura non sono di fatto la maggioranza dei milanesi, purtroppo dal 2011 molte cose sono cambiate, fra cui il ..clima. E gli esperti sottolineano che non c'e' l'acqua per riempire i navigli. I navigli non servono in autunno, quando piove, ma nelle altre stagioni. E a settembre la darsena, che era il vero quesito del referendum, era....vuota: acqua molto bassa e tanta vegetazione ....Purtroppo a settembre Ticino e Adda erano vuoti, e quindi niente acqua. E con il cambiamento climatico ci sara' sempre meno acqua, perche' d'estate non ci sono i ghiacciaia a riempire laghi e fiumi. Purtroppo fra zanzare tigre, che nel 2011 non c'erano, e siccita', si dovra rivedere la stessa fattilita' del progetto. (ma chi scrive e' stato a passeggiare nelle sere d'estate. lungo i Navigli che esistono? Io si e sono stata mangiata dalle zanzare...In ordine di priorita' non mi sembra che i navigli possano essere il primo progetto: forse sara' meglio pensare alle periferie e alle....Olimpiadi..... grazie Alessandra
      28 novembre 2018 • 16:11
    • Claudio BacigalupoCaro Rui, non le sembra che nulla osti al rivedere traffico e spzio pubblico entro e fuori la cerchia per fare MIlano più bella e civile di pria, senza por mano ai Navigli ? Che possono attendere: sono un bel carro davanti ai buoi. Se fossi Sala avvierei un progetto di pedonalizzazioni, piantumazioni, corsie preferenziali ATM, ciclabilità e quant'altro ELIMINANDO la circonvallazione dei navigli ed organizzando ingrassi ed uscite obbligati per ogni settore del centro come se ci fosse già l'acqua. Verificherei nei fatti cosa succede sui Bastioni, quanto sia efficiente e possiblie la nuova circolazione, otterrei certamente il piacere di Milanesi e turisti con un centro più pedonalizzato, e se tutto funziona passerei ad un progetto di riapertura e navigabilità integrale. Le 5 vasche non interessano.
      29 novembre 2018 • 17:38
  11. VIOLA RADAMESGentile sig. Beltrami Desidero esprimere condivisione al progetto di riapertura dei navigli e ripristino urbano conseguente, anche a prescindere dal reperimento e finanziamento delle risorse economiche, sicuramente ingenti. Come per tutte le grandi sfide, e questa lo è certamente, quando condivise dal maggior numero di cittadini, le risorse non sono mai un problema, come mm4 e expo per dire delle più recenti. Comunque mi chiedo perché il problema della ripartizione delle risorse si pone solo se un'opera non piace o non ci serve direttamente? Con questa logica anche le piste ciclabili dovrebbero essere a carico dei ciclisti e non di chi non le usa. Mi pare assurdo quanto l'idea di far pagare di più gli ipotetici avvantaggiati dal ridisegno del centro. Del suo pensiero condivido la opportunità di effettuare un'ulteriore verifica del consenso sul progetto definitivo, prima dell'avvio lavori. Sapendo però che non ci sarà mai il coinvolgimento completo e men che meno la totale condivisione dei cittadini, che per questioni tecniche preferiscono DELEGARE a buoni amministratori, ritenuti tali da chi li ha votati. Anche questa è democrazia. Per concludere come pezza d'appoggio alla mia presa di posizione, invito ad andare a rileggere un gustoso testo del 1937 del nostro amato poeta Delio Tessa dal titolo Mastro Piccone nella raccolta Ore di città ed. Einaudi, "...la caratteristica della sua amatissima Milano. L'acqua! Sicuro; l'acqua …" Cordiali saluti.
    23 novembre 2018 • 17:47Rispondi
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