2 novembre 2018

UN OCCHIO DALLO SPAZIO PER I PONTI MILANESI

L’Accordo tra Città Metropolitana e ASI consentirà di monitorare le infrastrutture a rischio


La Città Metropolitana di Milano ha ufficializzato l’accordo con l’Agenzia Spaziale Italiana per una collaborazione relativa al monitoraggio delle infrastrutture stradali. Alcuni giornali, e anche il Tg3 Lombardia, hanno banalizzato la cosa legandola alla rilevazione delle buche nelle strade, ma si tratta di una applicazione innovativa e a basso costo che, laddove estesa, sarà di grande utilità per prevenire crolli di ponti e di cavalcavia.
Oggi, dopo che Genova è stata interessata dallo sciacallaggio politico e mediatico sul dolore di chi ha perso congiunti e di chi ha perso la casa, assisteremo allo sciacallaggio sul monitoraggio delle infrastrutture nel resto del Paese.

Le tecnologie efficaci ora sono disponibili, come quelle del telerilevamento satellitare a cura della Agenzia Spaziale con i sensori RADAR che al posto della luce utilizzano onde radio, la distanza dell’oggetto è determinata misurando il tempo trascorso fra l’emissione e la ricezione del segnale retrodiffuso. Si tratta di una tecnologia applicata in analisi territoriali e nello specifico in geologia, sismologia, archeologia.

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Lo strumento satellitare permette di avere una visione univoca dell’oggetto analizzato e dell’area circostante, una monografia con precisione millimetrica. Una visione di insieme sullo stato di stabilità delle infrastrutture permettendo così una valutazione tempestiva con la segnalazione dei problemi allo stato nascente e una programmazione degli interventi ispettivi sul campo e anche economica degli interventi di manutenzione.
I sensori satellitari permettono un monitoraggio puntuale anche per tutte infrastrutture, ovunque esse siano collocate, anche nelle situazioni più remote.

I dati RADAR grazie ad accordi internazionali sono ora fruibili gratuitamente. In ogni caso, ci sono agenzie e gruppi tecnologici anche in Italia specializzati per l’elaborazione, i quali a basso costo oppure con abbonamento possono ovviare all’impegno di analizzare ed interpretare le informazioni.
Una corretta elaborazione dei dati consente:

  • l’individuazione di movimenti millimetrici delle infrastrutture di viabilità;
  • il controllo continuo nel tempo con elevata frequenza di misura (ogni 6 giorni);
  • il monitoraggio a basso costo di aree/reti estese;
  • la disponibilità di dati storici per analisi dei trend nel tempo.

Ciò significa che è possibile l’alimentazione di basi informative costantemente aggiornate con un controllo di insieme del sistema territoriale a disposizione dei settori tecnici e dei decisori pubblici. In questa direzione, purtroppo solo a danno fatto, si può ora leggere la mappa tematica dell’area interessata dal crollo del ponte Morandi sotto riportata con i dati RADAR elaborati.

181102_Cortiana-01I punti evidenziati in rosso evidenziano, infatti, le zone di dissesto precedente l’evento, i quali mostrano oltre ogni ragionevole dubbio come tutta l’area sia stata oggetto nel tempo di costanti cedimenti, ponte compreso.

Genova per noi è emblematicamente anche altro, ci dice che in un paese fragile la più grande opera pubblica è costituita dalla manutenzione del territorio e dalla pratica sistematica del principio di precauzione quando in quel territorio si inseriscono delle infrastrutture. Questo richiede che per le infrastrutture stesse, per i loro manufatti si prevedano le evoluzioni statiche e chimiche nel tempo, per questo il monitoraggio cadenzato nel tempo e le manutenzioni devono essere parte della progettazione iniziale, così come la Valutazione di Impatto Ambientale.
Ora la Magistratura fa le sue indagini e qualcuno sarà sacrificato sull’altare delle privatizzazioni che spogliano il bene pubblico acquisito o affidatogli fino a sbriciolarlo ma si pone il problema della manutenzione del territorio, della pianificazione delle infrastrutture, della loro tecnologia costruttiva, del loro monitoraggio e di chi lo fa.

Un esempio recente ha interessato un ponte vicino a Milano. Il crollo del ponte ad Annone ha messo in luce le responsabilità dei soggetti in forza agli enti responsabili della sicurezza e della manutenzione del ponte, dell’azienda proprietaria del mezzo piombato sulla carreggiata insieme alla campata del viadotto, schiacciando un auto e il conducente, e di chi ha rilasciato i permessi per il transito del tir sullo stesso. I ponte Annone e Morandi costituiscono un riflesso tragico, tanto esplicito quanto cinico, di una cultura legata ad un modello di sviluppo quantitativo, che si presumeva illimitato e che pretendeva di subordinare alle sue magnifiche sorti progressive la salute e l’ambiente.

Il Ministero presieduto da Toninelli ha chiesto un quadro dettagliato sui ponti, cavalcavia, sovrappassi dei comuni italiani. La Città Metropolitana di Milano ha comunicato le 540 opere che interessano i suoi 134 Comuni, già rilevate, il 10% delle quali richiede un monitoraggio specifico. La tecnologia c’è e ci sono anche coloro che possono svolgere un puntuale monitoraggio, cosa osta per avvalersene ed evitare disastri? Ebbene, non è possibile ignorare la condizione di residualità e di sostanziale smobilitazione degli enti di coordinamento d’area vasta, cioè delle Province e delle Città Metropolitane conseguenza della Legge “Delrio”, pur smentita dall’espressione popolare sulla modificazione della Costituzione. L’accordo per l’utilizzo della tecnologia satellitare, così come la progettazione di una piattaforma per la definizione di mappe sicure per i trasporti eccezionali, non sono il prodotto di una indicazione politica ma della fortunata combinazione tra le competenze di un informatico/geografo e l’intelligenza del dirigente del settore dove questo dipendente pubblico è impiegato.

Anche nelle proposte del Governo e del Parlamento attuali l’operatività funzionale di questi enti locali non sembra all’ordine del giorno, eppure Genova e Annone per tutti noi sono anche questo: aggiornamento, formazione e condivisione di soluzioni efficaci tra gli enti locali, con la partecipazione consapevole dei dipendenti ai processi di innovazione tecnologica e organizzativa che il digitale consente. Senza esternalizzazioni inutili a provider che, oltre a essere pagati, avrebbero gratis l’accesso a dati pubblici anche sensibili.
Fiorello Cortiana

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