2 ottobre 2018

LA SINISTRA E IL “RIDOTTO” MILANESE

Prima che l’autunno sia “autunno”


Ci siamo lasciati a fine luglio parlando di Olimpiadi e del bilancio tra rischi e opportunità dei grandi eventi e del timore di sentire lo “scalpiccio” dei facilitatori. Stavamo parlando delle
Olimpiadi del 2026, di qualcosa che, se accadrà, accadrà tra sette anni ma pare che l’opportunità olimpica prenda consistenza. Certo sette anni son lunghi da passare e prepararsi per tempo è obbligatorio, magari anche solo per evitare di dover rivedere in campo all’ultimora commissari speciali “legibus soluti”, liberi dai lacci e laccioli che il legislatore italiano ha messo pensando con questo di combattere la corruzione e l’arbitrio: risultati in cronaca quotidiana.

La speranza estiva, penso non solo mia, era che il Governo stesso si prendesse una pausa da “Governo balneare”, vecchia strategia dai tempi di Ivanoe Bonomi nel ’21 e rinverdita poi dalla DC. Il Governo balneare aveva il grande pregio di permettere di lavare i panni in casa prima della ripresa dell’attività parlamentare vera, regalando ai cittadini una meritata “ricreazione”. Il Governo del cambiamento non si dà tregua. Non è andata così, anzi.

Non è passato giorno e non passa giorno che Di Maio col consueto irritante sorriso e Salvini col volto da aggrottato e scamiciato condottiero da teatro dei Pupi, ci inondino di esternazioni, chi a cavallo del reddito di cittadinanza chi dell’immigrazione. Li ha turbati e li turba nella finta concordia giornalmente conclamata, la tragedia del Ponte Morandi, col Governatore Toti (un estraneo di Forza Italia) che fa sentire la sua voce. Anche Taiani dal suo scranno di presidente del Parlamento europeo non dà tregua. A ognuno il suo cavallo in questa giostra nostrana che ignora ogni altro problema italiano e ignora comunque quello che sta succedendo in giro per il mondo tra pulizie etniche di Hassad, i dazi di Trump, la conquista cinese del mondo e così via. Uno spettacolo indecoroso.
Nemmeno il Pd si è dato una pace estiva e ora aspetta con ansia il risultato degli abbracci durante la manifestazione di domenica scorsa. Forse pace nel Pd? Alla sinistra del Pd quasi afasia. Sembra comunque che il popolo di sinistra, almeno quella sinistra che non aveva già da tempo deciso di guardare altrove per salvarsi anima e fegato, non dia segni di risveglio.

E Milano?
Milano ha continuato e continua a vivere nella sua situazione di “ridotta” della sinistra, chiusa nei confini del suo improvviso momento di notorietà, fiera del successo di Expo, dello spettacolo della moda, del mobile e del turismo che avanza. Non è poco.
Come sarà l’autunno milanese? Che ne sarà della sinistra milanese? Sempre chiusa nella sua ridotta? Il peso di questa città rispetto al resto del Paese è certamente aumentato e persino la Lega che in Regione conta, non ha voce a Milano: il governo Gialloverde a Roma non parla mai di questa città ma forse il taglio dei finanziamenti per le periferie ha una vittima principale, proprio Milano.
La sinistra in questa ridotta milanese sta elaborando qualcosa? Riesce a essere “razionale” e non subire il contagio delle stanze romane (e toscane)? Ha una sua strategia per affrontare una campagna elettorale mai finita e che non finisce mai e che ha solo dei pit stop o, se va bene, dei traguardi di tappa? Uno di questi traguardi sono le prossime comunali e non tanto le europee. Credo di non essere il solo a domandarmelo.

L’agenda d’autunno vede ancora sul tavolo le solite questioni, oltre alla new entry Olimpiadi: Navigli, Scali ferroviari, aree ex Expo, periferie. Solo queste? Si possono gestire con la mano di destra e quella di sinistra: la differenza la giudicheranno i cittadini- elettori se capiranno nell’interesse di chi si muove la Giunta. Non è però solo un problema di comunicazione.

***

Ci rivediamo il 24 ottobre prossimo e speriamo che il lavoro fatto in queste ultime settimane non vi deluda. Il futuro di Milano e del Paese non è mai stato tanto incerto e alcuni fantasmi del passato turbano i sonni soprattutto dei meno giovani: forse i più vecchi si sono stancati di raccontare o non ci riescono più. Difficile per loro riassumere tutto in un tweet. Anche il futuro non ci sta né in uno né in mille tweet: proveremo a parlarne a modo nostro.

Luca Beltrami Gadola



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