17 aprile 2018

PD. GLI ISCRITTI DICONO NO

Pensando a un partito di opposizione in Regione


01editoriale15FBDell’assemblea regionale del Pd non si è saputo molto se non quel che è stato riportato da qualche scarno comunicato stampa o dalla pagina milanese di La Repubblica. La notizia più rilevante è che l’80% degli iscritti si è dichiarato contrario a una partecipazione del Pd al futuro Governo. Un’opinione dunque largamente condivisa. Oggi il Pd in Regione è all’opposizione non certo per sua volontà ma perché è il risultato elettorale: un Pd partner del centrodestra nel Governo sarebbe probabilmente un elemento di poca chiarezza e fonte di qualche inesorabile compromesso a livello regionale.

Molti degli interventi nell’assemblea non mi hanno convinto, a cominciare da Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla Cattolica, quando dice «bisogna scendere tra la popolazione e capirne i bisogni». Non è il solo a dirlo, anzi è una sorta di “tormentone” nel dibattito politico del Pd.

Dobbiamo davvero ancora capire quali siano i “bisogni” della gente? Forse per allungare l’elenco di quelli che già conosciamo – povertà, disoccupazione, isolamento sociale, disuguaglianza, indifferenza, rassegnazione – e cercarne altri scendendo la scala delle priorità?

Provvedere ai primi, quelli che già conosciamo, senza ulteriori analisi e riuscirci sarebbe già un successo.

Mi piacerebbe che Alessandro Rosina, del quale apprezzo la competenza, esplorasse il popolo degli iscritti al Pd per capire se, e in quale misura, possano essere considerati un campione significativo dell’elettorato potenzialmente di sinistra, quanto sia vasto questo elettorato e, per una sorta di proprietà transitiva, se gli eletti del Pd siano rappresentativi del medesimo elettorato.

Temo che l’analisi della capacità di rappresentanza darebbe risultati deludenti ma utili.

Altro “tormentone” è la famosa frase: “dobbiamo andare nei territori”. Vorrei che chi pronunciasse la fatidica frase mi dicesse subito dopo come andarci e chi dovrebbe farlo perché i “circoli” nulla hanno armai a che vedere con le vecchie “sezioni” del PCI, che nei territori c’erano realmente: i circoli sono spesso ridotti a semplici macchine elettorali. Allora il come e il chi sono la vera domanda.

A meno che il pensiero dominate non sia quello di Emanuele Fiano, deputato Pd con venti anni di carriera politica alle spalle, che dice: «il popolo oggi non è più quello che abbiamo sempre considerato. Oggi è digitalizzato. Serve una riflessione profonda». A parte il fatto che il “popolo” non può essere digitalizzato, penso che Fiano intendesse dire che le informazioni da e verso le persone passano soprattutto attraverso mezzi che utilizzano tecniche digitali. Per finire, meglio dire che siamo nel mondo di Internet: allora il “territorio” è anche la rete, soprattutto per le giovani generazioni. Stare in quel territorio, conquistarlo, difenderlo, abitarlo, questo sì è un problema. Cronaca di tutti i giorni.

Altra cosa che non capisco è come si possa dire che il programma del Pd per la campagna elettorale sia un “patrimonio” (Gori, che poi abbandona il campo) da utilizzare. Penso proprio di no. Come spesso accade ai Partiti politici, anche il programma di Gori – la versione sintetica di 45 pagine e quella completa di qualche centinaio tra testi e collegamenti ipertestuali – è un minuziosissimo elenco di proposte d’intervento che non vuol lasciar fuori assolutamente niente dal coordinamento sulla distribuzione delle merci al controllo della fauna selvatica. A chi era destinato? Un’inutile enciclopedia. Quanti l’hanno letto? Il successo è stato clamoroso! E che dire dello slogan “fare meglio!”? Questo è il massimo che possono fare gli esperti in comunicazione?

Un Partito che va all’opposizione, ammesso che il suo programma elettorale andasse bene ma poi non conta, deve darsi un programma da Partito di opposizione: dove e su che temi incalzare l’avversario, con quali strumenti, dove e come scoprirne gli errori, su quali temi avanzare proposte alternative (se si hanno!) quali strumenti organizzare per comunicare e rendere visibile il proprio lavoro di oppositori. Dare dimostrazione di esistenza in vita: il classico governo ombra.

Per il Pd un’opposizione forte e visibile in Regione è indispensabile per accreditarsi ancora come Partito di Governo per le prossime scadenze elettorali milanesi.

 

Luca Beltrami Gadola



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