28 novembre 2017

musica – UNA MILANO DIVERSA DAGLI STEREOTIPI


Erano veramente tante le persone, e non solo milanesi, che la sera di giovedì 16 scorso non sapevano come dividersi fra due appuntamenti imperdibili, quasi contemporanei e nello stesso luogo, vale a dire nelle sale del nostro grande ed accogliente Conservatorio che – sia detto per inciso – in questi ultimi anni si è confermato essere una sorta di casa comune della città per chi ama la musica e soprattutto per chi ama sentirla dal vivo.

musica39FBNella sala Verdi si presentava il progetto della “Fondazione Gianni Bonadonna”, intitolata al grande oncologo scomparso due anni fa, famoso non solo come scienziato ma anche come colui che ha introdotto con determinazione il concetto di “umanità” nella cura dei malati. In sala Puccini veniva invece ricordato un grande amico della musica e dei musicisti, il fotografo Vico Chamla che molti ricordano – non solo in Conservatorio ma ovunque si facesse buona musica – spostarsi insieme al suo cavalletto, in platea e sul palcoscenico, con una discrezione e una professionalità sempre ammirevoli. Per Gianni Bonadonna il “conduttore” (non saprei come chiamarlo diversamente) era Giangiacomo Schiavi, per Vico Chamla è stato Oreste Bossini; da entrambi trapelava profondo senso di amicizia e di grande commozione, entrambi hanno chiamato sul palco amici, colleghi, estimatori dei due scomparsi.

Fin qui non vi sarebbe nulla di eccezionale da raccontare se non fosse che dopo le testimonianze e i ricordi, in tutte e due le cerimonie ovviamente ad ingresso rigorosamente libero, sono stati offerti due piacevolissimi concerti: per Gianni Bonadonna una orchestra giovanile – la FuturOrchestra diretta da Alessandro Cadario – ha eseguito la Seconda Sinfonia di Tchaikovskij e le Danze Polovesiane di Borodin, entrambi amate dal famoso medico; per Vico Chamla si sono avvicendati sul palco diversi musicisti che hanno voluto ricordare l’amico fotografo con un programma che avrebbe molto apprezzato. Due concerti di ottimo livello ma soprattutto commoventi per gli affetti che correvano fra palco e platea e che animavano esecutori ed ascoltatori.

Pochi giorni dopo, sempre al Conservatorio, la sala Verdi si è nuovamente riempita per ricordare un altro grande scomparso milanese, l’avvocato Giorgio Ambrosoli, con un altro ottimo concerto e cioè con la Quinta Sinfonia di Šostakovic? eseguita dall’Orchestra Sinfonica del Conservatorio diretta da Michele Gamba. Il susseguirsi di questi concerti, gratuiti, con interpreti giovani e giovanissimi, capaci di affrontare e sostenere partiture di grande impegno, mi è parso un segno di grande civiltà.

Venendo alla musica dirò che di FuturOrchestra si sa ancora poco, se non che nasce all’interno di quel vasto movimento che, sulla scia di “El Sistema” di Abreu, si va organizzando in molti paesi. Dell’iniziativa originale di José Antonio Abreu in Venezuela sappiamo molte cose, mentre di ciò che avviene in Italia con quell’illustre patrocinio – cui si è aggiunta la benedizione di Claudio Abbado – sappiamo meno e ci piacerebbe che qualcuno ce lo spiegasse bene visto che si sa di diverse iniziative che talvolta sembrano in concorrenza tra loro e che hanno una comunicazione, almeno apparentemente, fumosa o contraddittoria. Resta il fatto che questa orchestra, in attività ormai da qualche anno e composta da ragazzi fra i 12 e i 24 anni, ha alle spalle un percorso significativo ed un bravo direttore che la segue da tempo. E, nonostante il suono talvolta un po’ ruvido o aspro – come forse è giusto che sia coerentemente con l’età dei suoi componenti – in questa occasione ha offerto esecuzioni più che decorose e perfettamente godibili. L’accostamento di Tchaikovskij e Borodin si è rivelato ricco di suggestioni anche per i non frequentatori abituali di concerti, e il direttore – la cui età non è molto diversa da quella dei ragazzi dell’orchestra – le ha svelate con grande sensibilità.

La stessa cosa dobbiamo dire della grande Orchestra del Conservatorio, composta da un centinaio di allievi della scuola e diretta da un altro ex allievo che inopinatamente, con prodigiosa energia, ha esordito con gli inni d’Europa e d’Italia cogliendo di sorpresa il pubblico (che di fronte all’Inno alla gioia si chiedeva “che c’entra Beethoven”?). La meravigliosa e complessa partitura di Šostakovic? è stata perfettamente controllata e restituita con emozionante passione raccogliendo un grande successo. Ottimi tutti.

Nel concerto in onore di Vico Chamla, più variegato degli altri, abbiamo avuto una non meno apprezzabile orchestra di giovani studenti del Conservatorio, l’Orchestra del Laboratorio Archi diretta da Cinzia Barbagelata che ha eseguito due Concerti di Vivaldi per archi e basso continuo; a seguire Fabio Bonizzoni ha eseguito un “Tombeau” di Couperin al clavicembalo e con Caterina dell’Agnello una “Sonata per violoncello e cembalo”, sempre di Vivaldi, mentre il duo Cabassi-Larionova chiudeva con una interessante serie di Valzer di Rihm per pianoforte a quattro mani. Al centro del programma, e vero clou della serata, la “Suite numero 2” in re minore per violoncello solo di Bach magistralmente eseguita dal violoncellista del Quartetto di Cremona, Giovanni Scaglione.

Una Milano molto positiva, dunque, piena di gente che accorre ad onorare i propri concittadini e di ragazzi ben preparati che si fanno guidare da bravi direttori altrettanto giovani. Direttori già tanto maturi da domandarci perché non li impegniamo di più nelle nostre stagioni musicali. Non sarebbe un forte segnale che la musica classica, lungi dall’esser roba da vecchi nostalgici, è vitale ed essenziale anche per le nuove generazioni?

Paolo Viola

questa rubrica è a cura di Paolo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org



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