15 dicembre 2020
BEPPE SALA 2.0
Al via una delicata campagna elettorale
Beppe Sala ha sciolto la sua riserva, si sente in forze, intellettuali e fisiche, per affrontare un nuovo mandato che non sarà in discesa come il primo, un surf sulla cresta dell’onda di Expo 2015 ma una salita tutt’altro che facile. Il PD milanese deve aver tirato un bel respiro di sollievo. Gli faccio i miei auguri, tanto per smentire tutti quelli che mi accusano di malevolenza o di opposizione preconcetta verso di lui, visto che nei miei editoriali molto spesso gli sparo addosso a palle incatenate.
Perché sempre contro di lui? Per una ragione semplicissima: le critiche che faccio sono all’operato del Comune e, dopo l’entrata in vigore delle nuove leggi sugli enti locali (le maledette Bassanini), con l’elezione diretta del sindaco, gli assessori come suoi delegati, il Consiglio Comunale quasi del tutto espropriato di poteri, il sindaco potrebbe dire: “Le pouvoir c’est moi”. Allora per pigrizia prendo di mira lui lasciando da parte i suoi vassalli.
C’è un fatto che però condizionerà tutto: a giugno dell’anno prossimo a che punto saremo della pandemia? Si potranno fare le elezioni se saremo ancora zona rossa? Gialla? Cercheremo soluzioni alternative di espressioni del voto (ipotesi irrealizzabile in un Paese di azzeccagarbugli)? Saremo ancora in una situazione drammatica per “lavoro” e “povertà diffusa”? “Emergenza”?
Nelle interviste rilasciate dopo l’annuncio, il sindaco-candidato ha messo avanti alcuni paletti e probabilmente annuncerà ulteriori “indirizzi” e ne parleremo a tempo debito ma quello che per il momento mi ha lasciato sorpreso è:” Mi voglio circondare di quarantenni”.
Cosa vuol dire? Ovviamente non solo quelli che hanno quarant’anni nel 2021 ma diciamo chi ha un’età attorno ai quaranta. Vogliamo dire tra i 35 e i 45?
Se così fosse, visto che l’età media dell’attuale Giunta nel 2021 supera i cinquant’anni, molti assessori dovrebbero esser lasciati a casa.
Questo per dire che le barriere dell’età sono una grande sciocchezza: Piero Bassetti l’anno prossimo ne compie 92 e lo vediamo tenuto in gran conto e consultato mentre potrei citare tanti dei cosiddetti quarantenni che davvero sarebbero da lasciare a casa e che invece calcano il proscenio della politica.
Diciamo allora che l’età di per sé non è né un merito né un demerito: conta la testa.
Lasciando da parte queste divagazioni veniamo al sodo: si è aperta la campagna elettorale e qui ci risiamo con la maledetta legge sugli enti locali perché il meccanismo previsto per il rinnovo di sindaco e consiglieri produce alla fine un proliferare di liste locali in appoggio al presunto candidato vincente, ognuna con un suo capolista candidato sindaco con la speranza di raccogliere un numero sufficiente di voti che siano indispensabili al momento dell’apparentamento per il secondo turno, necessari per raccogliere i voti sufficienti a vincere il ballottaggio. Le liste in appoggio al candidato tra primo e secondo turno trattano e mercanteggiano per eventuali incarichi nel caso in cui il copolista o qualcun altro risultassero eletti in Consiglio Comunale. Un meccanismo che male rappresenta i cittadini, meglio il vecchio.
Troppi editoriali ho già scritto nel 2016 – l’anno delle ultime amministrative – elencando i difetti di questo sistema elettorale e non voglio ripetermi.
Quello che invece pavento è l’avvio di una campagna elettorale di Sala che parti con sé i soliti tavoli, tavolini, esperti, insomma tutto l’armamentario che tante volte ho citato come ingegneria del consenso, per produrre alla fine un documento che, come dice brutalmente un vecchio amico gran conoscitore di “cose” politiche: il programma, se tutto va bene, lo leggono in pochi” e la percentuale dei lettori tra gli elettori, questo lo aggiungo io, non arriva all’un per mille.
“Fare Milano” l’operazione di consulto della città dovrebbe aver fornito, se ve ne fosse stato bisogno, opinioni e idee e che, come ho scritto, non ha interessato gran che al di fuori degli esperti e dei diretti partecipanti. Una operazione quando la seconda ondata di Covid era stata ampiamente annunciata. Non è un bagaglio di suggerimenti sufficiente? Ripetiamo un rito analogo?
Ma come potrà essere il programma elettorale?
Non certo come l’ultimo (130 pagine) dal quale possiamo ricuperare solo il titolo MILANO OGNI GIORNO, OGNI ORA perché probabilmente ci saranno scelte da fare ogni giorno e ogni ora su quasi tutte le questioni che non richiedano strategie di lungo periodo ma su queste ultime non basterà annunciare principi ma dare delle indicazioni precise: cosa, come, in che tempi, con quali alleanze sociali e con che strumenti di controllo sull’andamento delle attività.
E, di nuovo, con che orizzonte: 6 mesi? Un anno? Due?
Una novità interessante sarebbe che il candidato sindaco sciogliesse alcuni nodi che ha ben presenti perché dietro c’è un’attività civica di dissenso forte: che succederà a San Siro, chi “comanderà” sulle operazioni “Scali”, che ne sarà dell’area di Via Forze armate”, che ne sarà di Città Studi, chi estrarrà ricchezza dalla città e a beneficio di chi, rifare un Piano di Governo del Territorio attento alle nuove realtà, un vero piano delle periferie, la transizione verde che non è solo piantare alberi? Che ne sarà della Città Metropolitana? Gli elettori ne sarebbero grati.
L’elenco potrebbe continuare con questioni ancora più puntuali.
C’è un’ultima considerazione: nessuno sa quando potremo dire di avere il Covid alle spalle e persino che, se pure come minaccia latente, non ce ne libereremo mai.
Che programma fare? Come ho detto sopra “ogni giorno, ogni ora”?
In questa situazione il sindaco, vecchio o nuovo che sia, per essere credibile dovrebbe annunciare chi saranno i suoi assessori: uomini competenti, di esperienza, di grande onestà intellettuale, profondamente rispettosi del bene pubblico.
Questa sarebbe la condizione per valutare veramente le intenzioni del Sindaco, mostrare la squadra che lo supporterà in questa lunga salita di uscita dal Covid.
Non lo farà, non glielo lasceranno fare i Partiti perché non riusciranno, come sempre, a mettersi d’accordo prima del ballottaggio.
Tuttavia i connotati della squadra potrebbero convincere molti degli incerti, soprattutto a sinistra a dargli il voto.
Aspettiamo le prossime mosse.
Luca Beltrami Gadola
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