26 luglio 2017

MILANO, LA GIUNTA DIVENTA BALNEARE?

Un’estate inquieta con le nuvole autunnali all’orizzonte


L’Italia era famosa in Europa per i suoi governi balneari, quelli nati alla vigilia della pausa estiva di Camera e Senato per andare in vacanza sereni, come cantava l’indimenticabile Gabriella Ferri Tutti al mare ….

01editoriale28FBDopo qualche mese i governi cadevano e si ricominciava: così fu per un governo De Gasperi, poi Leone e l’ultimo fu Rumor. Oggi non è diverso: deputati, senatori, sindaci e consiglieri vanno in vacanza lasciando solo presídi per l’ordinaria amministrazione. Ma c’è oggi ordinaria amministrazione? No. Di emergenza in emergenza. Comunque al ritorno l’agenda è quella lasciata a metà prima di andarsene: così anche a Milano. Vediamola.

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VICENDA SCALI. Prima di tutto i cittadini cosa hanno capito? La stampa, sopratutto quella amica della Giunta, ha descritto la ratifica dell’Accordo di Programma come una vittoria del “fare” sui nemici del progresso, del futuro radioso, del mantra “dopo Expo tutto va bene”. Peccato che i termini della questione siano molto diversi. I “nemici” dell’Accordo di Programma sono nemici di quell’Accordo di Programma, quello ratificato, non della gestione degli scali a favore della città. Alcuni dei “nemici” contestano la legittimità dell’atto e avrebbero preferito una più banale convenzione: più semplice, rapida ed efficace ma senza capacità di variante urbanistica. Troppo lontana dalle mire speculative di FFSS e della sua corte di progettisti e di operatori immobiliari. Si sta organizzando un fronte che cercherà le ragioni per un ricorso al TAR o altrove: è la sconfitta della politica e della partecipazione come prassi di governo. Una vicenda divisiva il cui motto garriva sulle bandiere “non sarà il meglio, ma il meglio è nemico del bene”: e se il meglio fosse il male? La vicenda è dunque politica. “Ci sarà un giudice a Berlino”, come chiedeva Brecht? Sì, le urne.

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AREE POST EXPO. La vicenda sembra esse uscita dai radar dell’informazione stampata o strillata nei talk show. Che sta succedendo? Il grande burattinaio, se esiste, sta tirando i fili della sua tela di ragno per fare Bingo, ossia pagare alle banche i debiti di Arexpo, non andare più a curiosare nei conti di Expo2015, saltare i conflitti di interesse di Cassa Depositi e Prestiti, chiudere un occhio sulla vicenda omnipartisan Euro Milano e Cascina Merlata e chi più ne ha più ne metta. Polvere, tanta polvere sotto il tappeto dei contribuenti ignari. Se non c’è il grande burattinaio c’è la solidarietà della casta che raduna tutti: l’istinto feroce della politica italiana.

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CITTÀ STUDI. Anche la vicenda Città Studi metterà a dura prova la Giunta perché a settembre non si potrà fare a meno di parlarne ancora; è una vicenda complicata legata ad altre vicende urbanistiche milanesi in un intreccio di interessi di una vastezza imbarazzante: giochi di potere all’interno dell’Università Statale, interessi dei residenti che già hanno espresso in varie sedi le loro perplessità, giochi di potere all’interno del variegato mondo della ricerca, il ruolo di Human Tecnopole – il progetto governativo – e all’interno dello stesso il ruolo della fondazione Istituto Italiano di Tecnologia, una istituzione privata che gode per questo progetto di 80 milioni di finanziamento pubblico (Decreto Legge 185 25.11.2015) dei quali l’opinione pubblica non sapeva nulla. Ovviamente il tutto in un’operazione di supporto ad Arexpo, la società pubblica proprietaria delle aeree di Expo 2015 le cui vicende vanno nascoste. È di qualche giorno fa l’annuncio che l’Agenzia del Demanio statale propone di trasferire negli edifici lasciati dall’università tutti o parte gli uffici amministrativi statali milanesi. “Ad adiuvandum” e alla faccia dei cambi di destinazione d’uso che sarebbero prerogativa comunale.

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EX PIAZZA D’ARMI. La grande area abbandonata di via Forze Armate è oggetto delle “attenzioni” di Invimit Sgr Spa, società del Ministero delle Economia e Finanze, incaricata dall’Agenzia del Demanio della valorizzazione dell’area. L’ipotesi sarebbe realizzare un eco-quartiere da 4mila alloggi, con un cuore verde, un parco di 27 ettari con l’ambizione di diventare il primo grande quartiere ecologico italiano, per dimensione il terzo in Europa (ansia di primato). Così almeno dalle dichiarazioni ufficiali e con la presentazione di un masterplan disegnato dall’architetto Leopoldo Freyrie su incarico di Invimit. Come per gli scali ferroviari l’urbanistica milanese è dettata dal Governo: chiamarla ingerenza o sottrazione dei poteri locali è ancora poco: Milano non è, come dichiara Renzi, il motore d’Italia ma la vacca da mungere. Tanto per capirci. L’urbanistica milanese è allo sbando ed è giusto perché da tempo andiamo avanti senza una reale analisi dei bisogni. Come si dice a Milano “Chi vusa püsé la vaca l’è sua!” o dell’urbanistica milanese.

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PERIFERIE. Aspettiamo di sentire qualcosa, magari di sinistra: cosa si sta facendo e allocando dove le risorse (quali e quante). Da dove si parta e dove si arrivi e con quali bilanci intermedi. Non facciamola lunga.

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REFERENDUM REGIONALE. Il Pd inizia una faticosa arrampicata sui vetri e Giuseppe Sala sostiene Gori e fa parte anche lui del coretto dei sindaci pd lombardi che tra mille distinguo si accodano a Maroni con l’unico obbiettivo di contenere le perdite ma tutti dunque per una maggior autonomia da Roma. Peccato che Giuseppe Sala abbia già perso il treno di dimostrare autonomia da Roma (leggasi FFSS, Mazzoncini & Co.) sulla vicenda scali. Coerenza vorrebbe … . Come dice Sergio Chiamparino in una intervista del 23 scorso a Repubblica, la strada non è quella di Maroni (*). Ormai è tardi, i buoi sono scappati, si paga pegno.

Luca Beltrami Gadola

Post scriptum

Un gioco per l’estate. Quest’estate saremo sommersi dalle dichiarazioni su cosa dovrà essere il programma politico di vecchie e nuove formazioni, raggruppamenti e campi ma a ogni parola aggiungeranno un aggettivo: avanzato, migliore, nuovo, progressista, partecipato, diverso  ….  o un avverbio del tipo “più”, “meno”.  Tutti quelli che rilasceranno dichiarazioni hanno siti Facebook o sono su Twitter, dunque raggiungibili. Ad ogni affermazione mandate loro un messaggio banale: “Cioè?”. Forse risponderanno ma comunque,  se lo farete, il “Gioco del cioè” sarà il gioco dell’estate 2017.

(*)“Vedo due regioni come Lombardia e Veneto, in buoni condizioni economiche, che hanno un chiaro intento politico in vista di un appuntamento elettorale. L’esito di una consultazione sarebbe scontato. Possiamo definirla una bandierina politica? Direi di sì. Peraltro molto costosa. E fra quanto spiegava ieri Zaia a Repubblica e la politica sovranista di Salvini, noto un evidente ossimoro. I sindaci del Pd vogliono un’altra cosa. Sanno di essere in regioni ricche e cercano di non lasciare tutto il campo libero alla Lega. Gli strumenti ci sono e non è certo il referendum. La strada è quella indicata dal presidente dell’Emilia Stefano Bonaccini, un accordo con il governo possibile grazie all’articolo 116 della Costituzione che prevede margini per le Regioni virtuose. Anche Zaia e Maroni sanno perfettamente che tutto passa da un’intesa con il governo”. – Sergio Chiamparino – la Repubblica 23 luglio 2017.



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