23 dicembre 2015

L’INNOVAZIONE ACCADE E PASSA DA MILANO


Il dibattito sull’effetto del digitale sui giovani continua più su di loro che con riguardo a loro. La letteratura e gli approcci della migliore sociologia italiana scelgono di comporre un quadro di indagine che genera un racconto a livello massivo, panoramico, ma non di trend né dinamico. Il CENSIS elabora il profilo di un giovane passivizzato e consumista, come scrivevamo qui. Eppure accadono cose, emergono altre realtà. Sarà la Jugaad Innovation, le forze dell’economia dell’innovazione di cui scrive Giulia Mattace Raso che si possono già chiaramente leggere se prestiamo attenzione alle trend line e non alle headline, come diceva Bill Clinton; sarà che l’economia ortodossa forse comincia a essere un gigante dai piedi d’argilla, come scrive Giuseppe Gario, perché ‘il cambiamento comincia nei piccoli’. Sarà.

12vannini45FBIl punto è questo: l’innovazione accade. E i giovani ne sono portatori sani. Forse sono fenomeni non mappabili con la sociologia tradizionale, ma le forze che abilitano l’innovazione assumono forme fluide che ridefiniscono il nostro modo di stare insieme, lavorare, imparare. E che i giovani hanno in sé nativamente.

Accade che ci siano i maker. L’Italia – dicono in Make in Italy Cdb Foundation – è il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti per numero di FabLab e makerspace, dove Fab sta per ‘fabrication’. Sarà per l’ingegno di Massimo Banzi & Co. con il loro Arduino, un pezzo d’arte cultura e tecnologia italiana esploso negli Stati Uniti – loro sono i primi – e tornato alla nostra attenzione collettiva grazie a Riccardo Luna, grande connettore digitale-reale. Sarà per la cultura artigianale del nostro Paese, che è unica e si tramanda di generazione in generazione … digitale (che poi che importa, in fondo il maker è un artigiano digitale e non si fanno più queste distinzioni). Fatto sta che la forza dei maker rappresenta una nuova leva per l’artigianato e l’economia italiana: si vedano i casi di Vectorealism e RomaMakers, nuove imprese vive e scalpitanti, che crescono connettono e fanno crescere altri (artigiani, architetti, designer, educatori…).

A proposito di giovani, la Maker Faire 2015 di Roma è stata aperta da due quattordicenni, Cesare Cacitti (Maker) e Valeria Cagnina, (Blogger, sul palco anche a Venaria all’Italian Digital Day) e tra gli espositori c’erano tanti ma tanti giovani attivi, inventori, protagonisti, imprenditori, artigiani. Spiriti da coltivare, come fanno alcuni insegnanti che cominciano a non sentirsi più soli finalmente, come i due edu-maker e digital champion Mimmo Aprile e Paola Lisimberti, come Paola Mattioli, che insegna cinese usando l’iPad e le nuove tecnologie, e come tutti gli insegnanti finalisti del premio Global Junior Challenge 201510 organizzato da Fondazione Mondo Digitale, hub del far accadere l’innovazione educando.

Si potrebbero definire EduMaker o EduHacker, ma l’etichetta interessa meno di quel che sanno contribuire a generare: aule stimolanti, dove l’innovazione si pratica, anche facendo impresa, dove i giovani si sentono ingaggiati in una sfida positiva, costruttiva, dove si rendono partecipi, condividono, crescono.

L’innovazione accade e l’educazione che la fa accedere comincia a essere connessa e visibile, prima e oltre intenti e obiettivi della Scuola Digitale, prima e oltre l’Animatore Digitale. C’è molto, a voler vedere, incluso l’ambasciatrice di innovazione Dianora Bardi con ImparaDigitale che da anni promuove sviluppo e diffusione delle buone tecnologie didattiche per la scuola; i CoderDojo, club gratuiti il cui obiettivo è l’insegnamento della programmazione informatica ai più piccoli, presenti in tutta Italia; OilProject, con 10.000 studenti/giorno; e c’è molto altro, grande e piccolo. Per tutti, il giovane descritto dal CENSIS è uno sconosciuto.

Le forze dell’innovazione sono in essere, in atto. Si può parlare di maker come di hacker, di crowd (il potere della folla, noto nelle forme di crowdsourcing e crowdfunding principalmente) e di peer potential, di sharing economy e di digital literacy: va bene, troviamo i riferimenti, cerchiamo di sapere cos’è la flipped classroom o la lean startup methodology, giusto. Ma capiamoci: i giovani si preparano al presente-futuro se li facciamo passare da un approccio al digitale che è prevalentemente di consumo a uno di collaborazione, per poi volare verso la creazione, il fare (anche startup), usando le tecnologie presenti, i social media, le sperimentazioni didattiche. Giovani, co-creazione.

A Milano si vede già qualcosa. Milano sa leggere, capire, connettere. È attrattiva. A Milano il fenomeno Expo ha funzionato da volano per rimettere in moto il software della città, le forze vitali che la animano. Non può non essere a Milano lo StartUp Italia Open Summit 15 e va bene se la startup dell’anno 2015 è VisLab, di Parma, ma attenzione perché è del 1998 il suo primo test di guida automatica su strade pubbliche, che ha segnato la storia della robotica veicolare mondiale: il sistema startup si sente già impresa, fa occupazione, reddito, economia. E questo sistema guarda ai giovani come enorme e vitale potenziale, nativo digitale, iperconnesso, social – mediatizzato e pronto a condividere e creare, e si sente partecipe del formarli a dare risultati nuovi che, connecting dots, sembra proprio che i giovani non vogliano fare altro che dare.

 

Giovanni Vannini



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