19 marzo 2024

COSÌ NON SI VA VERSO LA DECARBONIZZAZIONE

A2A compra da Enel 800 mila contatori grazie agli extra profitti derivanti da tariffe salatissime


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Enel strappa un prezzo molto elevato per gli asset venduti ad A2A in Lombardia. Si tratta della cessione della parte di una rete, la cui concessione è in scadenza nel 2030, della storica azienda a controllo pubblico (Enel) ad un’altra sempre a controllo pubblico (A2A).  Una poco spiegabile partita di giro della spesa pubblica.

L’operazione prevede l’acquisizione da parte di A2A del 90% di una società di nuova costituzione. Alla multiutility saranno conferiti gli asset di distribuzione elettrica di E-distribuzione (gruppo Enel) della provincia di Milano, esclusi pochi comuni della cintura Nord e della Valtrompia, per un totale di circa 800.000 contatori, circa 5.000 km di cavi in media tensione, oltre 12.000 km cavi in bassa tensione, circa 9.500 cabine secondarie e 60 cabine primarie.

C’è voluto però qualche giorno prima di sapere che, oltre all’acquisizione della rete di Enel, ci sarà anche la vendita di asset per sostenere il prezzo ritenuto dagli analisti molto elevato. Per l’acquisto della rete da Enel, il gruppo pagherà 1,2 miliardi di euro, che saliranno a 1,35 mld valutando la capitalizzazione di borsa. L’acquisto verrà sostenuto per il 50% con i flussi di cassa e, per il rimanente 50%, con alcuni asset il cui capitale sarà aperto ad investitori passivi. L’ operazione è consentita alla multiutility grazie al suo forte bilancio, dopo 2 anni di extra redditività data da prezzi dell’elettricità molto elevati, ottenuti anche ai danni degli utenti delle provincie di Milano e Brescia, che sono gli azionisti di controllo.

Con il loro stile oramai collaudato, i sindaci di Milano e Brescia, a sorpresa e ad operazione conclusa, hanno reso nota l’operazione societaria senza uno straccio di dibattito pubblico e nei rispettivi consigli comunali, oramai ridotti a passacarte. La necessaria decarbonizzazione in un pezzo importante della inquinata pianura padana è lasciata in mano a player che non sopportano la tassazione dei loro extra-profitti. Evitando così gli investimenti sulle rinnovabili, contando così sulla rendita e sulla gestione del trasporto di energia, solo al 30% è da fonti rinnovabili.

La maxi operazione nel settore elettrico con l’Enel è la logica conseguenza del “roboante” piano industriale decennale di A2A presentato da Mazzoncini, i cui pilastri strategici sono l’economia circolare e la transizione energetica, certamente condivisibili. Peccato che siano solo sulla carta e in ogni piano industriale. Gli strumenti adottati sono i business dei facili acquisti di quanto già il mercato offre senza aggiungere niente alla produzione di energia rinnovabile, al risparmio energetico e alla riduzione delle tariffe sotto le garanzie asset amministrati o contrattualizzati con la pubblica amministrazione.

Del resto la pressione degli azionisti privati (49%) è di sempre maggiori dividendi e dei Sindaci di coprire i buchi di bilancio. A2A continuerà a bruciare rifiuti per generare energia dal mega inceneritore di Brescia.  Proseguirà quindi sulla strada dello sfruttamento delle rendite di posizione monopoliste dei servizi comunali (reti luce, gas, teleriscaldamento e servizi idrici) e nello sfruttamento delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.   L’accordo, secondo la multi-utility, consentirà al gruppo A2A una non meglio precisata “valorizzazione delle sinergie territoriali e l’accelerazione degli investimenti necessari alla transizione energetica.”

Si tratta, di fatto, della cessione di un asset monopolistico da Enel ad A2A senza aggiungere nulla all’effettiva decarbonizzazione, visto che l’energia “trasportata” sarà verosimilmente la stessa prodotta oggi sia da fonti fossili e dall’inceneritore, al 70% che da fonti rinnovabili al 30%. Quindi anche A2A diventerà al tempo stesso produttore di energia e distributrice della stessa.

A muovere i due colossi non è stato l’obiettivo di incrementare le politiche di innovazione per la produzione di energie rinnovabili o di decarbonizzazione ma l’indebitamento di Enel è stato il driver principale di questa operazione. Il prezzo pagato giudicato elevato è servito esclusivamente per l’acquisizione di monopoli locali (seppur regolamentati) nella distribuzione dell’energia elettrica. Così il gruppo lombardo aumenta la sua influenza politica nel settore al di là delle dichiarazioni ufficiali questo è il principale obiettivo che si evidenzia.

Quel che è certo è che con questa operazione diminuiranno i dividendi e i cittadini milanesi dopo aver pagato bollette salatissime rischiano di non vedersi neppure ritornare una quota di servizi comunali.

Dario Balotta

 



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