20 febbraio 2024

I MORTI DI FIRENZE: PERCHÉ

La filiera dell'edilizia ha anelli deboli, troppi


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Tra tutte le attività manifatturiere credo che l’edilizia abbia il non invidiabile primato di morti e feriti gravemente. Le cause sono moltissime e sono in gran parte da attribuirsi alle medie e piccole Imprese per la loro impreparazione tecnica: non esiste alcun documento di vera abilitazione per chi voglia mettersi a fare l’impresario edile.

Altra cosa evidentemente è per le Imprese di media o grande dimensione che necessitano di specifiche autorizzazioni e devono avere specifici requisiti a cominciare da un coordinatore della sicurezza che gerarchicamente è ai vertici dell’Impresa in quanto ha tutti i poteri sino a quello di sospendere l’attività se a suo insindacabile giudizio si stanno mettendo in atto procedure edilizie che rischino di compromettere l’incolumità dei lavoratori.

Quando le lavorazioni sono particolarmente complesse, come è il caso del posizionamento di elementi prefabbricati di grandi dimensioni sia in calcestruzzo che in acciaio, a mio modo di vedere da vecchio costruttore, il coordinatore della sicurezza dovrebbe essere costantemente presente, anche se questo obbligo non è sancito da nessuna parte.

Ciò detto, non voglio ovviamente mettere becco nel procedimento che la magistratura ha già avviato e che, certo in tempi non rapidi e con l’ausilio di esperti a supporto delle parti, sancirà in capo a chi vada la responsabilità o le responsabilità dell’accaduto.

Da quando ho preso in mano l’Impresa di famiglia, il 1970, ed ho continuato ad esercitare il mio ruolo sino al 2009, ho visto cambiare il mondo delle costruzioni con continuità ed alle volte con grande rapidità ma di questo non sembra essersene accorto il legislatore che con grande lentezza ha provveduto ad emanare norme che concernevano quasi esclusivamente i lavori pubblici.

La norma principale per il settore dei lavori pubblici è contenuta nel Nuovo codice appalti (dlgs 36/2023) che modifica (peggiorandolo) il Codice degli appalti in vigore fino all’anno scorso. Questo decreto legislativo, come sempre è posto a tutela dello Stato per gli “acquisti”che deve fare in tutti i settori ma principalmente per i lavori pubblici.

Mancando norme specifiche per il settore privato, che sarebbero necessarie, valgono i Quattro Codici che dunque vanno applicati nel caso di incidenti sul lavoro, a questi si devono aggiungere le buone prassi validate dalla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro (articolo 6, DLgs. 81/2008) istituita presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che definisce le Buone Prassi come ”soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro.”.

Naturalmente esistono poi una serie di norme generali a tutela del lavoro e vige l’osservanza dei contratti collettivi.

Nell’ultima versione del Codice degli appalti è sta adottata una norma assai meno restrittiva per quanto riguarda i subappalti a cascata. Per chi non è del settore do una succinta spiegazione.

Un’Impresa titolare di un appalto per aver vinto la relativa gara o perché a lei è stato affidato il lavoro, assai raramente esegue tutta l’opera con maestranze proprie: generalmente per molte lavorazioni le subappalta ad altri.

Questi ultimi possono anche loro subappaltare tutto o parte del lavoro che le era stato commissionato: si chiamano subappalti a cascata.

Una volta non era così. Quando ho cominciato a lavorare negli anni ’70. la maggior parte delle Imprese avevano in cantiere quasi esclusivamente maestranze proprie salvo ovviamente alcuni impianti tecnologici, gli ascensori per esempio, che si commissionavano a ditte specializzate.

I subappaltatori possono anche loro subappaltare tutto o parte del lavoro che le era stato commissionato: si chiamano subappalti a cascata. A Firenze se ne sono contati 60..

La tecnica edilizia è molto cambiata e senza volervi annoiare con una lunga storia che parte dal 1970 (magari anche prima) e arriva ad oggi, posso concludere che le Imprese si sono trasformate in “assemblatori”, ossia organizzano la produzione ma nella maggior parte dei casi non hanno o quasi manodopera propria e molte volte sul numero complessivo dei dipendenti la quota degli stipendiati (tecnici, amministrativi) è largamente superata da quella che per semplicità chiameremo degli operai.

Dunque queste Imprese si avvalgono dei cosiddetti subappaltatori.

A prescindere dalle successive considerazioni diciamo che tutte le aziende e in particolare quelle dell’edilizia hanno adottato la pratica della esternalizzazione, ossia appaltare a terzi tutto quello che non rappresenta il “core business”: il “core business delle Imprese edili è “l’organizzazione della produzione”.

Questa organizzazione porta spesso alla sola presenza sui lavori del capocantiere come impiegato dell’impresa.

Tutto questo va bene ad una condizione essenziale: bisogna che entrino in cantiere solo operari “regolari”, ossia alle dipendenze di aziende che li inquadrino nella categoria giusta, che rispettino i contratti collettivi, che la catena di comando sia chiara di conseguenza chi da ordini e chi dispone la prassi delle lavorazioni.

Con i cosiddetti “subappalti a cascata” è rarissimo che questo accada.

Ma vi è un secondo intoppo forse più grave: molti subappaltatori evadono i contributi sociali, non applicano i contratti collettivi, non fanno corsi di aggiornamento sulla sicurezza per i loro dipendenti e spesso introducono in cantiere persone che vengono pagate in nero e che hanno la veste di laboriosi fantasmi mal pagati. In queste condizioni i costi che possono offrire ai subappaltanti sono certo inferiori a quelli che avrebbe l’impresa appaltatrice.

Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Tutti lo dicono e l’ultimo a ripeterlo con una certa insistenza è rimasto Papa Francesco. La sinistra di oggi lo ha purtroppo dismesso per timore di essere tacciata di vetero stalinismo.

Si può evitare che nella filiera dell’edilizia non accada più quello di cui ci indigniamo?

Si può: gli strumenti anche legislativi vi sarebbero, io stesso ai tempi in cui ero nel Consiglio di Amministrazione dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) di Milano ci ho provato. Senza successo.

Purtroppo nel nostro Paese, nel suo mondo industriale e del lavoro prevalgono i “sepolcri imbiancati”, che non sono solo sepolcri imbiancati ma anche autorevoli.

Luca Beltrami Gadola



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  1. Cristiano Mattia FermeQuando è stata lanciata la notizia del crollo di parti strutturali dell'edificio in costruzione a Firenze, le immagini viste in televisione mi hanno subito dato l'impressione che qualcosa non tornava. Le colorazioni delle parti in cemento (prefabbricati o gettati che fossero): vanno dal bianco al grigio scuro antracite. Aveva piovuto 6/7 giorni prima. E magari si spiegano alcune tonalità e striature. Ma tutto l'insieme cromatico dei cementi è un collage di tonalità differenti. Mai vista tanta differenza nei cantieri che ho seguito. Prego per le vittime.
    21 febbraio 2024 • 06:16Rispondi
  2. Oreste PivettaPerfetta radiografia di quanto avvenuto a Firenze nella costruzione del nuovo supermercato esselunga. D'altra parte, come ha detto la nostra presidente del consiglio, bisogna lasciar lavorare chi vuol fare !
    21 febbraio 2024 • 12:22Rispondi
  3. GiulioOggi al presidio sindacale, contro gli "incidenti" e i morti sul lavoro (già 145 quest'anno), c'era un centinaio di sindacalisti e delegati di CGIL e UIL. Dei partiti solo due compagni di Rifondazione con uno striscione e due bandiere. Il Sindacato, quello confederate, perché a questo mi riferisco, da lavoratore sono sempre stato iscritto alla FIOM-CGIL, da pensionato sono iscritto allo SPI, dicevo il Sindacato è in grosse difficoltà per la globalizzazione neoliberista, la frammentazione del lavoro è l'eliminazione delle grandi aziende, ne so qualcosa io e Olivetti. I Italia, a differenza degli altri paesi industrializzazione, il Sindacato, nell' '800, sono stati creati dai partiti, anche la rinascita sindacale, dopo la Liberazione, è stata definita dai tre partiti principali. Nel momento di crisi, a partire dalla dalla seconda metà degli anni.' 80, anche i partiti si sono squagliati: in parte per le cause che hanno influito sul Sindacato, ma anche per il venir meno di gruppi dirigenti all' altezza. La difesa del Lavoro, che è difesa della nostra Costituzione, il Lavoro è "costitutivo" della nostra democrazia, dicevo è un fatto politico, non sindacale; se non c'è un movimento politico in difesa del Lavoro la deriva sarà l'americanizzasione e il dissolvimento del Movimento Operaio è con esso della nostra democrazia costituzionale. Dopo l'autonomia dì fferenziata si passerà alla modifica dell' Articolo 1.
    21 febbraio 2024 • 19:26Rispondi
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