20 febbraio 2024

LINGUAGGIO D’ODIO SUI BANCHI DEL CONSIGLIO COMUNALE

L’iniziativa per contrastare l’odio in rete e favorire l’educazione digitale


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“Razzismi 2.0”: l’hate speech non è un fenomeno nuovo, ma al contrario a lungo esaminato nell’ambito degli studi su discriminazione e razzismo. I meccanismi dell’elezione di un target a gruppo bersaglio sono spesso quelli classici, tuttavia on-line cresce a dismisura la potenzialità di un discorso d’odio di colpire una vittima nella sfera più intima, identitaria, di genere o religiosa.

L’effetto diventa, infatti, persistente nel tempo, ricorrente e itinerante, pericolosamente associato all’idea di impunità e di anonimato[1]. Gli hater di professione si sentono liberi di offendere, spesso dietro lo scudo dell’anonimato, e godono della visibilità mediatica certificata dai propri follower, che rimbalzano i contenuti d’odio, anche quando non hanno contatto o conoscenza diretta della vittima.

Viviamo del resto ormai in un contesto always on, in cui non c’è più differenza tra lo spazio reale e quello virtuale; viviamo tutti onlife, una sola vita vissuta in due spazi differenti, non sovrapposti, ma coincidenti e capaci di influenzarsi a vicenda, un’esistenza ibrida come l’habitat delle mangrovie, miscela unica di acque dolci e salate che si incontrano e si mescolano[2].

L’aumento di pubbliche espressioni di incitamento alla violenza va a combinarsi con il proliferare di notizie false e sensazionalistiche, alimentando e trasformando problemi complessi in slogan intolleranti. L’odio, la discriminazione e la denigrazione in rete generano pertanto un bisogno crescente di conoscenze, buone pratiche e strumenti per arginare nei social attacchi e molestie, vessazioni e perdita del senso del limite, che violano alcuni diritti fondamentali della persona, come il diritto di eguaglianza, dignità umana, libera partecipazione alla vita politica e sociale.

Il Consiglio comunale di Milano ha avvertito l’urgenza di fermarsi a riflettere sulla fenomenologia dell’odio in rete e lo ha fatto con una prima seduta straordinaria a fine gennaio, con relatori d’eccezione, che hanno introdotto il dibattito e fornito numerosi spunti di approfondimento: Gian Battista Canova, Rettore dell’Università IULM, il linguista Federico Faloppa[3], Milena Santerini, pedagogista, già Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Luca Colombo, Country Director Italia di Meta e la senatrice a vita Elena Cattaneo, farmacologa e biologa.

I relatori hanno affrontato le questioni centrali, illustrato la regolamentazione recentemente adottata dalla Commissione europea sul discorso d’odio on-line, ribadito l’esigenza della verifica delle informazioni e dell’incremento delle attività di moderazione di contenuto, e rilanciato l’allarme sui gruppi quantitativamente più bersagliati: donne (63% dei casi), migranti, ebrei, islamici, comunità LGBTQ+, disabili. All’interno di questi gruppi la categoria che necessita di maggiore tutela  è quella dei minori, che nell’era dell’utilizzo smodato dei social e della rete risultano essere i soggetti potenzialmente più a rischio.

Gian Battista Canova ha sottolineato, in particolare, la necessità di immaginare un’altra narrazione, alternativa a quella di un sistema comunicativo simile al far west, popolato da leoni catodici che spesso sono anche peggio dei leoni da tastiera. Bisogna prendersi cura delle parole malate, con un’ecologia della comunicazione improntata al dialogo, al pensiero critico-argomentativo, che non significa non esprimere il dissenso, perché una normale discussione democratica, anche se accesa, è diversa dall’hate speech.

Elena Cattaneo ha parlato della parte più antica del cervello umano, che lancia segnali d’allerta e suscita reazioni spesso irrazionali rispetto alle novità della scienza, che si traducono non solo in atteggiamenti conservatori, ma anche in linguaggio d’odio e intenti vendicativi per esempio contro OGM, test su animali, vaccini o contro gli stessi scienziati. Contro la falsa narrazione la scienza fa molta fatica e per questo è quanto mai importante un’educazione precoce dei futuri cittadini, fin dalla scuola primaria. Bisogna che il coro degli studiosi seri e dei veri scienziati alzi la voce per contrastare voci isolate inclini a ‘sparare’ notizie a effetto e a darle in pasto a riviste poco accreditate tra gli addetti ai lavori, ma che arrivano facilmente all’opinione pubblica attraverso i motori di ricerca e la stampa poco qualificata.

L’iniziativa, fortemente voluta dalla Presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi, è stata costruita anche grazie alla collaborazione di un trio accademico di docenti impegnate su queste tematiche[4]. Si tratta di un punto d’inizio per mettere insieme istituzioni e società civile, al fine di trovare antidoti e promuovere investimenti sull’educazione digitale degli utenti, sulla formazione dei giornalisti in merito all’approccio ai casi di cronaca, cercando di trovare il modo di proteggere le persone colpite e le loro famiglie. Ora restiamo in attesa dei successivi passi da fare per dare a questo percorso un carattere più strutturale e permanente, magari con una Commissione consiliare dedicata.

Abbiamo bisogno di anticorpi per contrastare l’odio in rete, coinvolgendo professionisti dell’ambito giudiziario, comunicatori, insegnanti e specifici target di gruppi bersaglio.

Continuiamo a riflettere, aiutati anche dalle parole di Andrea Camilleri: “Stiamo educando una gioventù all’odio. Stiamo perdendo la misura, il peso della parola. Le parole sono pietre, possono trasformarsi in pallottole e bisogna pesare ogni parola che si dice per far cessare questo vento dell’odio. Da quando non vedo più, tutto mi è più chiaro, in questo momento storico è una fortuna essere ciechi. Voglio morire con la speranza che si possa vivere in un mondo di pace. Il futuro è nelle mani dei giovani, non disilludetemi!”.

Rita Bramante

[1] S. PASTA, Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio on-line, Morcelliana, 2018

[2] L. FLORIDI,  La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina, 2017.

[3] F. FALOPPA, #Odio. Manuale di resistenza alla violenza delle parole, UTET, 2020

[4] Marilisa D’Amico, Prorettrice con Delega a Legalità, Trasparenza e Parità di Diritti nell’Università degli Studi di Milano, Claudia Bianchi ordinaria presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute S. Raffaele e Silvia Brena esperta di digital skill e scritture per il web dell’Università Cattolica.

 



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