9 gennaio 2024

COSA STA SUCCEDENDO A MILANO?

Nell'interesse di chi?


Progetto senza titolo (11)

Faccio fatica, come immagino ognuno di voi, a rimanere ancorato alle vicende milanesi nel momento in cui “la guerra” sta sempre più sostituendo “la politica” come strumento di soluzione dei conflitti. Ma devo farlo, perché sono stato eletto in Consiglio comunale, e anche perché stanno accadendo cose inaudite, che tutti i cittadini devono conoscere. Procedo per punti.

Progetto nuovo Stadio: Milan e Inter dichiarano di puntare su San Donato e Rozzano, rifiutando però di inviare una formale rinuncia al progetto San Siro. Perché? Il vero business si fa a Milano, ed è legato alle volumetrie commerciali e terziarie connesse alla demolizione e ricostruzione del Meazza. 

I comuni di San Donato e Rozzano non sono in grado di ospitare impianti da 70.000 spettatori: non hanno aree idonee per i parcheggi, mancano i servizi di collegamento per decine di migliaia di veicoli in ingresso e in uscita, non hanno nemmeno un numero sufficiente di vigili urbani per gestire un tale carico di traffico. San Donato e Rozzano sono espedienti. In attesa di cosa? 

Lo stadio Meazza, già destinato ad ospitare la cerimonia inaugurale delle olimpiadi invernali del 2026, è indicato come una delle sedi degli Europei di calcio 2032, per i quali sono previsti ingenti finanziamenti statali per i lavori di ristrutturazione e ammodernamento degli stadi: una manna per Milano, per la città, per il quartiere, per l’interesse pubblico. 

Seguite bene cosa accade a questo punto: il sindaco Sala chiede alla Sovrintendente di anticipare un parere su un eventuale vincolo del Meazza nel 2025, quando lo stadio compirà 70 anni; la Sovrintendente accetta, coinvolge la Commissione Regionale per il Patrimonio della Lombardia (organo del Ministero della Cultura) che esprime all’unanimità un parere favorevole al “vincolo culturale semplice”: un tipo di vincolo che rende possibile ristrutturare in profondità e trasformare radicalmente il Meazza (eliminando anche il terzo anello), preservando unicamente la struttura a rampe esterna del secondo anello. 

In due parole: in vincolo previsto (non ancora vigente) consentirebbe al Comune di utilizzare le ingenti risorse economiche previste per riqualificare profondamente il Meazza in vista degli Europei 2032. E il sindaco di Milano cosa fa, festeggia? No, al contrario: appena ricevuto il documento (un parere, non un provvedimento amministrativo), fa ricorso al TAR per “ottenere l’annullamento del parere” da lui stesso richiesto.

Ma a cosa serve questa messa in scena? A chi dà fastidio questo parere? A chi conviene demolire il Meazza, anziché ristrutturarlo? Risposta semplice: alle società finanziarie oggi proprietarie dei club, perché solo con la demolizione e costruzione di un nuovo impianto otterrebbero – in base alla legge Stadi – i diritti volumetrici per un nuovo grande distretto commerciale e terziario (diritti poi commerciabili sul mercato della finanza immobiliare). 

Demolire il Meazza avrebbe un impatto tale da azzerare le riduzioni di emissioni inquinanti ottenute a Milano negli ultimi 15 anni. Più passa il tempo, più emerge da questa vicenda in modo chiaro il conflitto fra interessi privati e interesse pubblico. E i difensori dell’uno e dell’altro…

La cura della città. Gli eventi meteorologici di maggiore impatto hanno questo di buono: mettono in luce il livello manutentivo di una città, senza più alibi, senza scuse. Intendo dire: nubifragi e tempeste avvenivano anche quando ero bambino e avvengono oggi; ma non ricordo che ad ogni acquazzone cadessero alberi, si allagassero interi quartieri lontano dai corsi d’acqua, crollassero soffitti di scuole. 

Io temo che i cambiamenti climatici vengano utilizzati come facile schermo per nascondere due crude realtà. La prima: il consumo di suolo ha oltrepassato la soglia di sostenibilità, perché se continui a cementificare e impermeabilizzare, questo è il risultato. La seconda: servono più risorse per la manutenzione urbana. 

Mi rendo conto che la manutenzione urbana non è una grande opera; non implica ricchi appalti; non prevede tagli di nastri e inaugurazioni; si presta poco al marketing politico. Eppure determina la qualità quotidiana della vita in città: perché se non curi adeguatamente gli alberi, è probabile che cadano; se non pulisci regolarmente caditoie e tombini, è probabile che la strada si allaghi; se non curi il tuo patrimonio edilizio, come il tetto di una scuola, è probabile che quel tetto crolli. Riprendiamo a dare importanza – e adeguate risorse – alle cose normali.

Mobilità, traffico e vertiporti: la situazione. Milano è la città che registra tra i più alti tassi di motorizzazione in Europa (52 auto ogni 100 abitanti). In aggiunta, circa 650.000 veicoli entrano ogni giorno dall’hinterland in città. Area C è ormai poco efficace: dopo 12 anni di immobilismo, aumentare la tariffazione da 5 a 7,5 euro serve solo a fare cassa, non certo a disincentivare l’uso dell’auto. Ancora peggio Area B: le regole attuali servono solo ad arricchire i rivenditori di auto, costringendo le persone ad acquistare nuovi veicoli, non certo a ridurre l’uso dell’auto. Tutto questo è confermato dal fatto che il numero di auto che circolano a Milano continua ad aumentare, come emerge dai report di Amat, l’Agenzia mobilità e ambiente del Comune di Milano.

Di fronte a questa situazione, cosa hanno fatto il sindaco e la Giunta? Hanno inizialmente proibito la pubblicazione dei dati sul traffico a Milano: da marzo erano scomparsi i report Amat. Evitare l’informazione negativa è la base per chi vuole fare propaganda, anziché politica attiva. Ho fatto ricorso al Comitato Legalità e Trasparenza presieduto dall’ex pm Gherardo Colombo per obbligare sindaco e assessore Censi a ripristinare questo servizio di informazione pubblica: e lo ho ottenuto (nonostante il silenzio complice di diversi consiglieri zerbini, peraltro ormai noti). 

Dopo questa sconfitta politica, e dopo la ripresa della pubblicazione dei dati che confermano un crescente congestionamento da traffico di Milano, il sindaco ha fatto nuovi annunci, come la chiusura al traffico del quadrilatero della moda (zona via Montenapoleone), un altro autogol: pensare che sia prioritario proteggere l’1% della città ricca centrale senza occuparsi del 99% del resto di Milano, è imbarazzante.

Infine, il capolavoro che conferma la totale assenza di una strategia: pochi giorni fa, la Giunta delibera il progetto Vertiporti promosso da SEA (la società di gestione aeroportuale controllata dal Comune di Milano). Viene presentato come un progetto in grado (cito testualmente) di “promuovere la transizione verso sistemi di mobilità più sostenibili”, di “migliorare le condizioni di vita dei cittadini in un’ottica di sostenibilità ambientale e di potenziamento dell’accessibilità”. Belle parole, senza dubbio. 

Ma di cosa si tratta, nel concreto? Di questo: realizzare un sistema di trasporto di droni/aerotaxi in grado di decollare verticalmente da Malpensa e di atterrare in spazi verdi (!) a City Life e Porta Romana per trasportare tre o quattro passeggeri alla volta, alla cifra di 150 euro a testa (oggi il treno Malpensa Express costa 13 euro). Un trasporto d’elite, di nicchia, dedicato a poche centinaia di persone all’anno che, dall’alto dei cieli, volerebbero sopra le file di auto dei pendolari in coda su autostrade e tangenziali. 

Questo progetto prevede la creazione di una nuova società con 30 milioni di capitale sociale, con il coinvolgimento primario (51%) di SEA Spa, controllata dal Comune di Milano. Ora: se ci sono privati che vogliono sperimentare nuove forme di servizio di trasporto, nulla osta: investono e rischiano rispettando determinate regole e, se va bene, guadagnano altrimenti perdono. 

Ma se gestisci denaro pubblico i parametri sono differenti: Milano e l’area metropolitana hanno altre priorità: rafforzare il trasporto pubblico di massa, garantire ogni giorno a decine di migliaia di persone un trasporto pubblico che si allontani dai carri bestiame di Trenord e si avvicini agli standard di servizio europei. Il trasporto di èlite, per pochi privilegiati, finanziato con denaro pubblico, non rientra fra le priorità, e nemmeno fra le misure di decenza amministrativa.

Un abbraccio a tutti, fate girare la comunicazione il più possibile. A presto!

Enrico Fedrighini

 



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