9 gennaio 2024

NON SOLO RISOLVERE LE PIENE DEL SEVESO, MA PRENDERE QUATTRO PICCIONI CON UNA FAVA

Progetti rimasti nel cassetto. Perché?


Progetto senza titolo (10)

La domanda su “che intervento aveva proposto MM S.p.A per risolvere il problema delle frequenti piene del Seveso”, mi ha fatto tornare indietro di vent’anni, e con piacere ho recuperato i dettagli di una proposta tecnica che ho sempre considerato particolarmente intelligente e importante per Milano.

Negli anni avevo più volte evitato di riprendere questo discorso per non accrescere la confusione su un tema che, come tanti altri, è stato affrontato limitando il confronto a chiacchiere e posizionamenti politici, più o meno immotivati.

Ora che tutto è stato deciso, e che dopo vent’anni si stanno attuando con molta fatica le vasche volano, spero che di questa breve nota si possa cogliere solo l’informazione e l’aspetto tecnico.

Giusto iniziare col sottolineare che il torrente Seveso appartiene al sistema idrografico Lambro-Olona e che Milano, che non ha competenza su fiumi e torrenti che l’attraversano, si è sempre reso disponibile a collaborare per risolvere questo annoso (e sempre più frequente) problema.

MM S.p.A. aveva appena ricevuto l’incarico, se ricordo bene nel 2003, di gestire il Servizio Idrico Integrato di Milano, quindi l’acquedotto e le fognature (poi gradualmente anche gli impianti di depurazione) e dato che si dice “prendere 2 piccioni con una fava”, posso dire che il progetto di MM non si limitava a risolvere il problema delle piene del torrente Seveso, ma prendeva ben “4 piccioni con una fava”, perché riusciva ad ottenere, con un solo progetto, 4 risultati importanti per Milano in 4 campi del tutto diversi.

1° piccione: un tubo di circa 3 m di diametro e lungo circa 11 km tra Niguarda e Ponte Lambro, potendo portare 30 metri cubi al secondo, quindi anche tutta l’acqua che con il Seveso poteva arrivare a Milano, realizzava uno “scolmatore/deviatore” in grado di azzerare ogni possibile esondazione.

2º piccione: la falda in Milano è interessata da innalzamenti che causano rilevanti danni a varie infrastrutture presenti in sotterraneo, prima di tutto ad alcune tratte di metropolitana. Per questo il tubo, che è collocato molto profondo, nella zona nord-est di Milano diventava una sorta di porcospino, per poter succhiare nel tubo (attivando apposite valvole) l’acqua di falda e poterla così abbassare secondo le esigenze e costituire una difesa idraulica  molto importante per Milano. 

3º piccione: la portata progettata per questo tubo permette anche di mettere a secco il Redefossi, naturalmente in concomitanza con le asciutte del naviglio della Martesana, e quindi di realizzare adeguati lavori di consolidamento di questo lungo e importante canale tombinato (che ne ha sempre molto bisogno). 

4º piccione: in un tubo bisogna garantire che l’acqua scorra con velocità molto ridotta, per garantire la confluenza nel Lambro, quindi questo tubo doveva essere costruito con un dislivello di soli 5 m dal punto di presa del Seveso al punto di recapito nel Lambro. Dato che invece il dislivello era di circa 26 m, allora MM propose di realizzare nel punto di presa un’apposita caduta verticale dell’acqua sfruttando gli oltre 20 m di salto per realizzare una piccola, e utile, centrale idroelettrica sotterranea!

Aggiungo che allora di questo intervento si era persino riusciti a finanziarlo in un modo ben motivato: 50% a carico di MM quale gestore del Servizio Idrico Integrato per i risultati di difesa idraulica, 50% a carico del Comune che, considerando l’importanza degli altri risultati. mise a bilancio la propria quota.

Si era anche arrivati ad ottenere il parere positivo dell’Autorità di Bacino, vincolato giustamente al contestualmente intervento di adeguamento dell’alveo del fiume Lambro, che era già previsto dal PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico) per evitare esondazioni del Lambro a valle del ponte di via Forlanini. 

Ora è giusto chiedersi perché questo progetto “così ingegnoso e utile” non sia poi stato realizzato: cambiando l’amministrazione comunale, sono cambiate le decisioni anche sulle priorità di spesa. 

Delle vasche volano, che finalmente sono in attuazione per dare risposta alle giuste esigenze degli abitanti troppe volte interessati dagli allagamenti, posso solo dire che si stanno realizzando con il solo obiettivo di riempirle quando l’acqua del Seveso risulta eccessiva rispetto alla possibilità di mantenerla in alveo e, dopo ogni piena, andranno svuotate e ripulite in attesa del prossimo riutilizzo.

Amara considerazione del tutto personale: se si fosse deciso di realizzare quanto proposto da MM, avremmo evitato molti allagamenti prodotti dal Seveso, potremmo avere sotto controllo il livello della falda in una parte importante di Milano e potremmo intervenire su diversi cosi d’acqua tombinati presenti in città; non solo, oltre ad aver messo in sicurezza anche una tratta del Lambro (che continua ad averne bisogno), disporremo anche di una piccola centrale elettrica sotterranea.

Approfitto di questa nota per aggiungere una mia curiosità. In quegli anni MM S.p.A., quale gestore del Servizio Idrico Integrato di Milano e in base ad un accordo di programma tra Regione Lombardia, Comune e Provincia di Milano, Autorità di Bacino del Fiume Po (e, se ricordo bene, dell’AIPo), aveva predisposto – con l’aiuto di eccellenti specialisti individuati con un’apposita gara internazionale – un importante modello di simulazione sul comportamento del sistema acquifero milanese, in Milano e in quasi un centinaio di Comuni dell’hinterland, non solo in sotterraneo.

Spero che quel modello, che permetteva di effettuare centinaia di possibili simulazioni dell’intensità delle precipitazioni in diverse zone del milanese (solo sul bacino del Seveso, solo sul bacino del Lambro, contemporaneamente su entrambi, etc) lo si sta utilizzando a pieno e implementando.

Salvatore Crapanzano

 



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