3 maggio 2022

UNA VITA MIGLIORE PER CHI SA DI NON SAPERE

Quando cominciare a filosofare


amoroso (1)

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Luca Rossi, uscito dal cimitero di Lambrate con l’urna delle ceneri di suo padre, montò sullo scooterone che aveva noleggiato appena tornato dagli States e si diresse verso il centro di Milano, senza avere una meta precisa. Mancava dall’Italia da un bel po’ e voleva dare un’occhiata da vicino ai quartieri nuovi della sua ex città, cui non aveva mai dedicato attenzione sufficiente.

In realtà, nel suo inconscio, li aveva sempre snobbati, perché, per lui, Milano era bella proprio perché diversa dalle mega città statunitensi, da New York in giù, e persino dalla più europea delle città americane, la Boston in cui abitava ormai da qualche anno, da quando aveva ottenuto la cattedra alla facoltà di architettura della Northeastern University, il cui campus di 30 ettari si trovava nel centro della città, che contava meno della metà degli abitanti di Milano, ma aveva la bellezza di 24 Università. La sua era privata ed era considerata il top della categoria. Il preside gli aveva sempre lasciato mano libera, affascinato com’era dalle bellezze dell’Italia.

Così, Luca, che già di suo sentiva dentro le lontane origini siciliane, si era dedicato anima e corpo al barocco della Val di Noto, che insegnava anche al momento, fra la curiosità e la generale soddisfazione dei suoi studenti, stufi di vedere grattacieli un po’ tutti uguali, sempre più alti e a loro modo anonimi, duri, senz’anima.

Il giro che fece fra Citylife e la zona di piazza Aulenti non fece che confermare la sua sensazione: tutto bello, moderno, funzionale, ma la zona dei due Navigli, quello Grande e quello Pavese, era di gran lunga più appeeling, soprattutto quando non era troppo piena come nei giorni festivi. Ancora più bella, secondo lui, era la pista ciclabile lungo la Martesana, godibile ogni giorno, specie negli orari in cui gli altri erano al lavoro. E poi, mangiare a Boston era un vero problema, se volevi evitare di arrivare a 100 chili in pochi mesi.

Così Luca aveva imparato a cucinare e ricorreva alle specialità cantonesi e vietnamite, facendo largo uso di vegetali ed evitando accuratamente le porcherie tipo pollo fritto, hamburger, patatine e dolciumi vari.

Il giorno dopo, smaltito il gap del fuso orario, prese a curiosare nel computer di suo padre. La sua attenzione venne attratta da alcuni documenti del tutto inaspettati: scoprì così che, alla vigilia degli ottant’anni, suo padre si era iscritto alla facoltà di filosofia dell’Università statale, frequentando con regolarità maniacale tutte le lezioni. In un documento dal titolo ambizioso – Una vita migliore per chi sa di non sapere – trovò qualcosa che assomigliava ad un testamento spirituale. Oppure il tentativo di vivere un’altra vita, più consapevole, alle soglie della fine di quella, già intensa, che aveva vissuto.

L’esordio era programmatico:

  • la cura per la noia è la curiosità; non ci sono cure per la curiosità (Dorothy Parker)
  • Avere curiosità, questo è il mio consiglio ai giovani (Ezra Pound)
  • Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso (Albert Einstein).

Poi, come se sentisse la necessità di giustificare la bizzarria di una scelta così tardiva, delle considerazioni non poi così ovvie:

Tutti gli esseri viventi hanno un solo scopo: sopravvivere; l’uomo no: è in grado di soffermarsi a riflettere su cosa è la vita, la morte, il bene, il male…

  • Socrate ci ha lasciato un monito fondamentale: essendo l’uomo dotato di ragione, ne faccia buon uso, rifletta sul perché dell’esistenza, perché “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”
  • Abbagnano ha sviluppato il concetto arrivando a sostenere che “vivere significa proprio e solo “filosofare”, quindi porsi, nei momenti cruciali, domande esistenziali come “chi siamo?”, “da dove veniamo?”, “dove stiamo andando?”

Luca fece una pausa, bevve del succo di arancia, addentò un bocconcino di mozzarella di bufala, e gli venne in mente che al liceo classico, forse perché il prof di filosofia non era niente di che, non aveva minimamente colto l’importanza della materia. Poi gli venne in mente un dato che aveva scoperto parlando, a Boston, con un collega che insegnava statistica: un numero impressionante di laureati in filosofia era diventato manager di altissimo range nelle imprese più diverse.

Avendo chiesto al collega se ne sapesse dare una spiegazione, questi si era messo a ridere e gli aveva risposto semplicemente che avevano sviluppato meglio dei cosiddetti tecnici specializzati le loro facoltà intellettuali, avevano una visione di insieme, quindi erano più adatti a comandare! Ma la cosa più sorprendente era stata che lo statistico gli aveva citato niente meno che Platone: Per il bene degli Stati sarebbe necessario che i filosofi fossero re, o che i re fossero filosofi.

Tornando a suo padre, Luca pensò: hai capito, il vecchio? Peccato lo avesse percepito troppo tardi per poterlo utilizzare nella sua di vita. Eppure, rifletté Luca, non era per questo che il padre aveva scelto di studiare filosofia alla soglia degli ottant’anni.

Cosa vuoi che gliene importasse di comandare, a quell’età? Occorreva addentrarsi sempre di più nella ricerca.

Conosci te stesso: scopo della filosofia è aiutare l’uomo a veder chiaro in sé stesso, riconoscere i propri limiti, farne un giusto, cioè un essere solidale con gli altri.

Luca sentiva di essere sulla strada giusta; infatti, sùbito dopo trovò quello che cercava; era una frase attribuita a Socrate:

Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; solo che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, per lo meno ne sono convinto; perciò ne so un tantino di più di lui, non fosse altro che per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo.

Poi trovò un file Platone ha detto, 2500 anni fa, cose che valgono ancora oggi. Dentro c’erano, per esempio, frasi del tipo

  • Le brave persone non hanno bisogno di leggi che dicano loro di agire responsabilmente, mentre le cattive persone troveranno un modo per aggirare le leggi
  • Ogni problema ha tre soluzioni: la mia, la tua e quella giusta
  • Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro.

Sùbito dopo ce n’era un altro di file, dedicato ad Aristotele. L’appunto iniziale diceva che molte delle cose dette dal grande allievo di Platone si erano dimostrate, nel tempo, sbagliate, ma non queste:

  • La parsimonia è la via di mezzo fra l’avarizia e la prodigalità
  • Il coraggio consistere nel non comportarsi da vili, ma neppure da temerari
  • Quindi, l’uomo virtuoso è il mediocre, che però vuol dire colui che, essendo forte, è in grado di resistere agli estremismi
  • La saggezza è alla portata di tutti, la sapienza è propria dei filosofi.

Curiosamente, Aristotele si era anche occupato di un quesito che, a quanto pare, era già attuale e insoluto ai suoi tempi: Chi è nato prima, l’uovo o la gallina? La risposta, per lui, era La gallina. Seguiva una lunga e contorta spiegazione che si addentrava in risvolti metafisici, per cui Luca la abbandonò. Anche perché trovò un file intitolato Cartesio, il più grande (con Socrate):

  • Penso, dunque esisto
  • Il dubbio è l’inizio della conoscenza
  • La ragione non è nulla senza l’immaginazione
  • Io sono un essere che pensa, dubita, nega, conosce solo poche cose, ne ignora molte, odia, vuole e non vuole, immagina, sente. E che, pur sapendo che tutte queste cose potrebbero anche non esistere, sa invece che esistono tutte dentro il suo cervello
  • L’uomo è una cosa imperfetta che tende incessantemente a qualcosa di migliore e di più grande.

Trovò poco, invece, su Spinoza, ma quel poco era molto significativo:

  • L’intuizione vale di più del pensiero razionale
  • La voglia di comprendere è la prima ed unica base della virtù
  • L’unico scopo della vita è essere ciò che siamo e divenire ciò che siamo capaci di divenire.

Ma non mangiava mai, mio padre, si chiese Luca, cui la curiosità aveva acuito la fame? Degli spaghetti cinesi con le verdure, pronti in tre minuti nel forno a microonde. risolsero provvisoriamente il problema. Era esausto, ma non mollò, perché scoprì che mancavano solo due grandi filosofi del passato, Kant ed Hegel.

Kant era il genio che disse Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.

A Luca era sempre stato antipatico, senza una vera ragione, almeno in apparenza. Però almeno questo pensiero valeva la pena di essere ricordato

  • Non c’è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione.

Quanto ad Hegel, Luca ricordava che era stato accusato di essere stato il profeta del totalitarismo. Ma anche su di lui trovò una citazione degna di essere condivisa:

  • Abbi il coraggio di fare un errore.

Quando stava per chiudere il computer e andare finalmente a dormire, proprio in Hegel scoprì la risposta alla domanda che lo aveva assillato fin dal principio:

  • Il filosofo deve fare il filosofo quando la vita è finita.

Chissà, pensò allora, forse mio padre se ne è andato contento della sua ricerca finale. Eppure, non sarebbe male cominciarla prima, quella ricerca.

Pippo Amoroso

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