5 aprile 2022

I PORTI IN LOTTA

Contro la guerra


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Di questi tempi mi succede di partecipare sia a funerali di persone della mia età o di un’età poco meno avanzata, sia a iniziative di impegno per la Città, a Milano, sia a manifestazioni per la pace a Milano e in varie altre città. Sono stata a Firenze alla manifestazione nazionale indetta dal collettivo di fabbrica GKN per il 26 marzo scorso, e il 5 marzo alla grande manifestazione a Roma. L’ottimismo della volontà è salutare per la società e anche per me che cerco di praticarlo. 

Il 31 marzo sono stata a Genova per la giornata di lotta indetta dal Coordinamento Nazionale Porti USB. Dal 2019 i portuali del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova si rifiutano di imbarcare armi, nel rispetto della Legge 185/1990. La storia è iniziata con il rifiuto di imbarcare armi dirette in Arabia Saudita, ad alimentare il conflitto con lo Yemen. Oggi i portuali assumono una responsabilità sullo scenario della guerra in Ucraina, “preparata da tempo coi traffici di armi”, dice papa Francesco. I portuali lo sanno.

Mentre scrivo, il pensiero va a Davide, ucciso sul lavoro a 32 anni, il 2 aprile 2022, incastrato in una macchina, ad Arquata Scrivia. E’ la guerra per il profitto. 

Riporto dal comunicato del Coordinamento Nazionale Porti USB: “Il prezzo del conflitto lo pagheranno i lavoratori con licenziamenti e carovita. Non un centesimo, un fucile o un soldato per la guerra. Blocchiamo i nostri porti al traffico di armi. E’ l’ora della variante operaia. Come lavoratori portuali non abbiano nessuna intenzione di restare indifferenti di fronte ai nuovi venti di guerra che soffiano di nuovo in Europa. Questo conflitto, che ha una genesi che va ben oltre la ricostruzione di comodo dei nostri media nazionali e dei nostri politici, come ogni guerra nella storia avrà delle pesanti conseguenze per tutti noi. A pagarne le spese saranno proprio i lavoratori e le lavoratrici. […] Tutto ciò mentre il nostro Governo, utile servo della Nato e degli interessi americani, cerca di trascinarci ancora di più nel conflitto con invio di risorse economiche e sanzioni. Politiche che alimentano solo il conflitto. Perché è nostra convinzione che l’economia di guerra e i traffici d’armi che questa determina sono una delle principali cause dei conflitti e della loro deflagrazione quando le classi dirigenti li alimentano, operando in palese spregio delle leggi nazionali secondo cui l’Italia ripudia la guerra e si astiene da ogni fornitura e supporto militare alle parti belligeranti”. […] 

Nella mattinata ventosa, mentre mi avvio verso la zona del porto, leggo sul cellulare le notizie in arrivo da Milano, dal Coordinamento San Siro Città Pubblica, che ha organizzato il 12 marzo una camminata attraverso il quartiere di case popolari San Siro.  Ci siamo trovati la mattina al Centro Sociale Micene, in tante, in tanti. Nel quartiere abbiamo distribuito un volantino scritto in italiano, in arabo, in spagnolo, in inglese, che dice: “Il Comune di Milano ha sottoscritto un accordo con le società finanziarie proprietarie di Inter e Milan per attuare un grande progetto speculativo sull’area di San Siro, con abbattimento dello stadio Meazza, perfettamente funzionante e simbolo riconosciuto anche all’estero, con la realizzazione di un nuovo stadio privato e di volumetrie commerciali, ricettive e terziarie. Un grosso regalo per i proprietari delle squadre, oggi molto indebitate, e un acceleratore per altri progetti speculativi in zona”.  Il volantino dà i dati sulle conseguenze della demolizione del Meazza e indica gli interventi di cui gli abitanti delle case popolari del quartiere San Siro hanno bisogno: “manutenzione di case e cortili, impianti di riscaldamento che funzionino, ascensori, impianti sportivi, servizi accessibili, centri ricreativi e spazi per i giovani”. A questa prima camminata faremo seguire altre iniziative, una festa, un’assemblea, affinché la questione dello stadio si discuta nella Città per l’affermazione degli interessi pubblici, contro gli interessi della speculazione privata, per politiche cittadine della casa e delle case popolari che rispettino il diritto alla dignità dell’abitare e del vivere.    

Milano San Siro-Genova Porto.  Riprendo il comunicato del Coordinamento Nazionale Porti USB: “In queste settimane i nostri lavoratori hanno effettuato un lavoro di monitoraggio negli scali in cui siamo presenti denunciando qualsiasi movimento di armamenti, da Genova a Livorno, passando per Trieste e Civitavecchia. All’aeroporto di Pisa i lavoratori USB si sono già rifiutati di caricare armamenti su un aereo civile che, sulla carta, avrebbe dovuto trasportare aiuti umanitari. Abbiamo deciso di convergere su Genova il 31 marzo promuovendo anche un’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati su questi fronti. Un momento importante di lotta e confronto che servirà anche per confermare la nostra adesione alla mobilitazione del 22 aprile a Roma quando i lavoratori dell’industria, del commercio, della logistica, del trasporto e dei porti scenderanno in sciopero e porteranno direttamente a Roma, di fronte ai palazzi del potere, la loro rabbia e la loro determinazione”. Coordinamento nazionale Porti USB – José Nivoi (allegato 1)

Partecipa con gli organizzatori Weapon Watch, Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei ( http://www.weaponwatch.net), che si dà “il compito primario di informare l’opinione pubblica circa gli armamenti che passano attraverso i porti e alimentano le guerre, rafforzano le dittature, contribuiscono a reprimere le proteste popolari”. Ad esempio, v. una notizia relativa all’aeroporto di Kiev-Boryspil, novembre 2021 (allegato 2). 

Sul cellulare, fra la posta in arrivo scorre il comunicato di Pax Christi sulla guerra in Ucraina, che mi ha inviato “Noi siamo Chiesa”.  In ogni parola di Pax Christi leggo queste parole: “la verità vi farà liberi” (allegato 3). 

Arrivo nei pressi di Via Albertazzi, domando a un giovane passante. Mi risponde: “Dove vuole andare?”. Dico, all’assemblea dei portuali. Il giovane sorride, mi dice: “E’ in arrivo il corteo”.  Emozionata, rivedo i compagni che ho incontrato all’assemblea di Livorno del 4 giugno 2021 presso la sala della Fortezza Vecchia in Piazzale dei Marmi, organizzata da Coordinamento nazionale USB Porti, Collettivo autonomo lavoratori portuali Genova, USB Livorno, con la partecipazione di Controllarmi Rete Italiana per il disarmo, Weapon Watch, Sea Watch International (allegato 4).  Dal comunicato del giugno 2021: “Porti chiusi alle armi: i lavoratori non vogliono essere complici dei massacri delle guerre” […] “Recentemente i portuali di Livorno organizzati con l’Unione Sindacale di Base, si sono espressi contro un carico d’armi su una nave diretta in Israele, dove infuriano i bombardamenti nei territori palestinesi occupati. In Israele è in atto un genocidio che dura da più di 70 anni. Ciò che rimane della Palestina non è altro che una vera e propria prigione a cielo aperto, dove la popolazione non ha alcun diritto e viene continuamente vessata in ogni modo possibile. Non ultimo con bombardamenti che causano continui lutti principalmente tra la popolazione civile”.

Nel corso dell’assemblea al CAP intervengono rappresentanti di molte organizzazioni, giovani, studenti. Passione e determinazione. Prendo anch’io la parola, in rappresentanza del “Gruppo di lavoro per le periferie – Milano”. A questa assemblea partecipa qualcuno che abbia mai visto un bambino senza casa? non già, senza casa, a causa di un bombardamento, ma in conseguenza di politiche governative, regionali, politiche proprie del Modello Milano, ad esempio, che arricchiscono i ricchi e impoveriscono i poveri. Partecipa qualcuno che sappia come si abita e come si vive nelle case popolari del degrado e dell’esclusione?

“Ricomporre le lotte”, “mettere le lotte tutte insieme”, nell’assemblea è un leitmotif che risponde al mio impegno.   Propongo dunque di costituire un Gruppo di lavoro per passare dalle affermazioni virtuose al compito di un processo di costruzione di unità, contro la frammentazione e le sue cause, contro l’ioioio. 

Due giorni dopo, sabato 2 aprile 2022, Genova Centro, Cattedrale di San Lorenzo, h 15. Nel pomeriggio freddo e piovoso una folla di manifestanti si raccoglie sul sagrato, davanti agli scalini della cattedrale. Monsignor Marco Tasca, arcivescovo di Genova, e monsignor Calogero Marino, arcivescovo di Savona, si uniscono ai portuali con una manifestazione di cui tiene le fila don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi. Invio di soccorsi umanitari in Ucraina e assunzione di responsabilità per la pace, secondo l’insegnamento della chiesa cattolica. I due prelati firmano la bandiera della pace e parlano con i giornalisti. Monsignor Tasca dichiara che la strada giusta è quella dei portuali del C.A.L.P. Anche papa Francesco ha approvato la loro lotta e li ha incoraggiati a continuare. 

Da San Lorenzo parte un corteo, in testa i due arcivescovi e don Renato Sacco, verso Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità Portuale. Davanti al Palazzo il corteo sosta, si dà pubblica lettura della lettera indirizzata all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e al suo Presidente, Paolo Emilio Signorini, affinché si apra al dialogo con i lavoratori portuali e vigili sul rispetto della Legge 185/90, del Trattato Internazionale sul commercio delle armi. E’ firmata dall’Arcivescovo di Genova, dalla Comunità di San Benedetto al Porto, dalla Diocesi di Savona, da Genova Aperta alla Pace, da Pax Christi, da the Weapon Watch. Con il C.A.L.P. e con l’Unione Democratica Arabo-Palestinese, aderiscono altri 23 soggetti di rappresentanza (allegato 5). 

Continua il cammino per l’adesione di tutti i porti italiani alla lotta.   

Franca Caffa

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