8 febbraio 2022

LE ATTUALITÀ MILANESI


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LETTERA DEL 16.02.2022

Care lettrici e cari lettori, 

di seguito la Lettera da ArcipelagoMilano, per commentare con prontezza – i mercoledì nei quali ArcipelagoMilano non è online nella sua versione integrale – quel che accade nella nostra città. 

Buona lettura.

Luca Beltrami Gadola

Indice:

  • Via Monte Napoleone, una passeggiata…irritante!
  • L’ultimo che esce spenga la luce
  • La vicenda Istituto dei Ciechi e la vicesindaca Scavuzzo
  • Niente più auto a Milano
  • Un appello per lo Stadio San Siro
  • Questione nuovo Stadio – il Comune e i Municipi

VIA MONTE NAPOLEONE, UNA PASSEGGIATA…IRRITANTE!

Mi capita, qualche raro weekend, di trovarmi a passeggiare per via Monte Napoleone, più per caso che per volontà, certo non per fare acquisti. E, tutte le volte, appena arrivato nella strada, cerco il prima possibile una via d’uscita. Perché mi irrito. I marciapiedi sono affollati di gente e la carreggiata è affollata di macchine, tra quelle che passano e quelle in sosta. Queste ultime per altro parcheggiate per buona parte fuori dalle strisce che delimitano i posti auto, “impunemente” sotto i cartelli di sosta vietata. Ennesimo esempio di sciatteria urbana, ennesimo esempio di trascuratezza meneghina. Piaccia o non piaccia la via – o, meglio, il “posizionamento” che ha assunto, perché la strada senza dubbio è potenzialmente bella da un punto di vista estetico – si tratta di un biglietto da visita per la città. Qualunque turista, che intenda o meno fare acquisti, credo passi a vedere la famosa via di shopping milanese. E i messaggi che questo riceve sono chiari: l’Italia è un bel Paese, certo, ma come è gestito male, se una via così centrale, così famosa, così lussuosa è, come qualsiasi via, una colata di cemento (spesso mal messo, al solito) piena di macchine. In Italia il “privato” (i negozi e i loro clienti) può essere anche ricco e lussuoso, il “pubblico” (la strada) è povero. In Italia, chi ha soldi (molti dei veicoli che sostano sono macchinoni costosi), si sente in diritto di non rispettare le regole. Del resto, nessuno lo obbliga a farlo.  

Il problema non è nuovo, se ne parla da anni, anche sulle pagine di questo periodico il tema è già stato trattato. Intanto faccio sinceramente fatica a comprendere perché la via non venga resa pedonale. Sembra siano i negozianti a non volerlo, dicono di perder clienti. Non ne sono molto convinto: la capienza della strada, pur contando i veicoli in sosta vietata, è molto ridotta. Credo che la quasi totalità dei potenziali clienti debba comunque cercarsi un altro parcheggio. Divieto di ingresso o no alle automobili, rimane che la via ha bisogno di un restyling. Sembrava si fosse trovato un accordo nel 2017 con una pedonalizzazione soft, come riportato in un articolo de Il Giornale. Il Sindaco, contrario però al divieto alle automobili, già quasi cinque anni fa annunciava l’intenzione del Comune di intervenire, tanto che il presidente di Monte Napoleone District – ingenuo! – si era detto speranzoso che i lavori iniziassero nel 2018. In questi ultimi anni si sono poi susseguiti diversi annunci da parte dell’Amministrazione che ci eravamo quasi, quasi, quasi… 

Di certo c’è, e questo va detto a onore del vero, che il Comune dimostra coerenza, virtù ormai sempre più rara, rimanendo fedele al proprio motto: Ghe pensi mi, si ma con calma, molta calma…

FV

L’ULTIMO CHE ESCE SPENGA LA LUCE

Il Comune ha deciso, per risparmiare sulla bolletta, di spegnere le luci che illuminano i monumenti milanesi. Il problema però non è solo di spegnere le luci per ridurre la bolletta comunale ma, più importante, di ridurre contemporaneamente l’importazione di corrente elettrica dall’estero di ridurre le importazioni di petrolio che fanno girare le nostre centrali.

Il Comune dovrebbe anche prevedere di emanare una norma che impedisca l’illuminazione delle pubblicità che rivesto le facciate in corso di rifacimento, le insegne dei negozi e tutte le insegne luminose non essenziali per la circolazione notturna in città.

La prima crisi energetica del 1979 ci portò alle famose domeniche di divieto d’uso delle automobili, un sacrificio pesante ma condiviso dai cittadini. Anche allora ci furono i furbetti che approfittarono della norma che escludeva dal divieto alcune categorie, i medici, gli handicappati, e così via. 

Fu una norma generale di facile applicazione.

Oggi le pubbliche amministrazioni sono chiamate ad una sorta di spending review sui consumi energetici – forse anche su altro – perché non solo le casse dello Stato sono vuote e il nostro debito pubblico aumenta, ma perché tutti ci battiamo il petto colpevoli di indebitare le prossime generazioni ma si sta andando esattamente nella direzione contraria.

Lo spegnere le città sarebbe anche un segnale di ritrovata parsimonia civica, segnale che raggiungerebbe inevitabilmente anche i giovani per lanciar loro un segnale che chi ci governa lo fa pensando al bene comune e non al proprio tornaconto elettorale.

Anche i cittadini dovrebbero avere la stessa attenzione e per i distratti il buio in città e anche per loro un segnale che non sono tempi belli, Covid a parte.

LBG

LA VICENDA ISTITUTO DEI CIECHI E LA VICESINDACA SCAVUZZO

La vicenda riguarda lo sfratto del Comune all’Istituto dei ciechi di via Vivaio, un ente morale milanese con una gloriosa storia alle spalle, nato 180 anni fa. Non è un inquilino qualunque.

Il Comune vuole rientrare in possesso dell’immobile suppongo con l’intento di alienarlo per far cassa e propone il trasferimento dell’istituto in viale D’Annunzio.

Naturalmente genitori e insegnanti si oppongono per due ragioni: l’edificio indicato dal Comune non risponde ai requisiti necessari per le attività che oggi svolge l’Istituto e il suo bacino di utenza ha bisogno di una sede più facilmente raggiungibile di quanto non sia d’Annunzio. Resta aperto il problema dell’anno didattico in corso e degli allievi dei prossimi corsi.

La vice sindaca Scavuzzo non molla e non apre un dibattito sulla questione che ovviamente non riguarda docenti e allievi ma un pezzo storico di Milano.

Niente confronto, alla faccia della “partecipazione”, la ormai sfilacciata bandiera che il Comune sventola ogni piè sospinto. È il new deal della seconda sindacatura di Sala? Bisogna lanciare l’ennesimo referendum con annessa raccolta di firme?

LBG

NIENTE PIÙ AUTO A MILANO

In un’intervista al Corriere della Sera, l’assessora all’Ambiente e Verde del Comune di Milano Elena Grandi ha dichiarato che la giunta intende lavorare con l’obbiettivo, entro il 2050, che in città non ci siano più auto private. Di nessun tipo, nemmeno quelle elettriche.

Contro questa ipotesi, anche se lontana nel tempo ma che prevede la prosecuzione della politica in corso di rendere sempre più difficile la vita agli automobilisti – accessi limitati e riduzione dei parcheggi in strada – molti hanno espresso perplessità se non addirittura dissenso, tra questi anche esperti di problemi di traffico e mobilità, non solo gli automobilisti che la sera vagano in cerca di un parcheggio.

Detto questo vorrei combinare un incontro tra Governo, che vara operazioni di sostegno all’industria automobilistica – un miliardo di incentivi all’anno – l’amministratore delegato di Stellantis Italia (FIAT) che sa bene che l’evoluzione delle auto elettriche farà perdere 70.000 posti di lavoro, e magari la nostra assessora.

Si mettano d’accordo e ci prospettino le loro strategie, ma soprattutto ne trovino una che metta d’accordo tutti e tre.

Ora una piccola nota di costume.

La pubblicità delle automobili occupa per circa un terzo lo spazio di tutta la pubblicità televisiva, e ovviamente un terzo dei ricavi.

Vediamo auto che percorrono spiagge incontaminate, sentieri di montagna e panorami lussureggianti o sfrecciano disinvolte in città deserte dove belle ragazze ammiccano. “Pubblicità progresso” ?

Forse è giunto il momento di obbligare ad incollare al parabrezza un adesivo con scritto “Nuoce gravemente alla salute”, come sulle sigarette!

LBG

UN APPELLO PER LO STADIO SAN SIRO

Gentile Redazione,

vi invio un appello [cliccare qua per vederlo], con preghiera di pubblicazione, per la tutela dello Stadio Meazza, in collaborazione con le associazioni Gruppo Verde San Siro e Verdi Europa Verdi Milano, inviato agli enti competenti l’1 febbraio. 

Pierfrancesco Sacerdoti 

QUESTIONE NUOVO STADIO – IL COMUNE E I MUNICIPI

Questione San Siro Nuovo Stadio ecc. presentata il 21 gennaio 2022 l’Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea, presentata da Rosa D’Amato (Verts/ALE) Oggetto: Aiuti di Stato – realizzazione nuovo stadio Milano.  Depositati il ricorso al TAR e l’esposto alla Corte dei Conti. Predisposti due referendum, che, con la mia SPID, ho firmato al link: www.referendumxsansiro.it/firma abrogativo quesito 1 e propositivo quesito 2.

Dopo partirà l’Udienza Pubblica, qualificazione del San Siro Meazza e la riqualificazione dell’area circostante, 29 ettari di proprietà comunale, con la partecipazione informata al processo deliberativo da parte dei cittadini. Il sindaco Sala: ” Ora i due club devono presentare il progetto di fattibilità sulla base delle restrizioni imposte in delibera”. “Di più non so dire, quello che la giunta doveva fare lo ha fatto”. Infatti è toccato alla cittadinanza attiva, farsi carico di una politica urbanistica che l’amministrazione comunale elude, preoccupata dall’essere una funzione delle scelte e degli interessi dei fondi proprietari di Inter e Milan. Fondi interessati alla speculazione immobiliare permessa dalla legge sugli stadi laddove non sia adeguato l’impianto sportivo esistente, perciò da abbattere per la costruzione di un nuovo impianto e di tutte le volumetrie commerciali e di terziario consentite in aggiunta. A noi hanno proposto il solo render dello stadio immerso in un contesto verde che manco nelle colline toscane…ma il San Siro Meazza è stato qualificato secondo i criteri UEFA.  Sala ha detto che “Il Dibattito Pubblico va fatto con le formule giuste”. Formule? Di cosa stiamo parlando il Codice degli Appalti in proposito è chiaro e la ‘Commissione Nazionale Dibattito Pubblico’ è estata esplicita. L’Amministrazione non ha capito che il suo ruolo non è solo notarile ma si deve assumere la responsabilità di scegliere come organizzare Milano per i prossimi 50 anni. Così è restata una promessa di convocare in Commissione, a gennaio, un incontro con Inter e Milan e le associazioni e comitati interessati. Questa condotta donabbondiesca è l’indicazione, dal sindaco a scendere. L’area dello stadio è nel Municipio 7, contiguo con il Municipio 6. La questione del progetto di Inter e Milan di abbattimento dell’attuale stadio Meazza, della costruzione di un nuovo stadio affiancato da importanti interventi edificatori terziari e commerciali, riguarda le zone dei Municipi adiacenti, sia quelle interne al comune capoluogo che nei comuni metropolitani di cintura. Le funzioni lì allocate genereranno tipologie di traffico entro giorni e fasce orarie precisi. I relativi consumi energetici ed emissioni entreranno nel processo di equilibrio sostenibile della città. L’abbattimento dello stadio avrà implicazioni ambientali, dalle polveri al trasporto e collocazione delle macerie. Mi è parsa logica la richiesta alla Presidente del Consiglio di un incontro promosso dal Municipio 6. Ciò affinché, nella sua prossimità territoriale e sociale, dia il suo contributo alla partecipazione informata dei cittadini alle scelte amministrative che li riguardano.

Il Presidente Santo Minniti, PD, ha richiamato all’ordine la Presidente del Consiglio e i Capigruppo: “Il Regolamento dei Municipi ci attribuisce facoltà di trattare argomenti che riguardano il territorio che ci viene assegnato e non mi risulta che San Siro sia nel nostro territorio e sarebbe alquanto strano che il Consiglio facesse delle Commissioni o dei Consigli o promuovesse delle attività su San Siro. Sarebbe come se Milano promuovesse delle Commissioni o delle attività su Como, sarebbe alquanto strano. Non c’è connessione diretta, oggettivamente, tra San Siro e il Municipio 6, non è neanche a ridosso del nostro confine. Quindi, francamente, lo troverei uno spreco di risorse pubbliche, che ci vengono assegnate per gestire il nostro territorio, quello di utilizzarle per parlare di una cosa che con il nostro territorio non c’entra nulla. “Spiccano l’ignoranza topografica ‘non c’è connessione’ e quella democratica, per cui la partecipazione informata dei cittadini è considerata ‘uno spreco di risorse pubbliche’. La saggezza di un proverbio milanese dice: ‘In mancanza de cavai, se fan trottà i asen’ (Se mancano i cavalli si fan correre gli asini).

Fiorello Cortiana



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  1. Luca Beltrami GadolaCommento da Marco Ponti: "Nuoce gravemente alla salute" è un cartello che dovremmo mettere innanzitutto sui nostri frigoriferi. Infatti l'agricoltura e l'allevamento hanno superato come inquinanti i trasporti. Ma non solo: l'agricoltura è pesantemente sussidiata per inquinare, mentre i trasporti stradali "internalizzano" gran parte dei costi ambientali che generano. I nostri giulivi ambientalisti ignorano di solito anche il significato della parola, pur rifacendosi questa al mantra fondamentale dell'ambientalismo nei paesi sviluppati, che suona "polluters pay", cioè "chi inquina paghi". Marco Ponti
    16 febbraio 2022 • 16:25Rispondi
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