23 novembre 2021

PARTECIPAZIONE CIVICA

Filosofia del "ghe pensi mi". Bene, ma non benissimo


virtuani2

A vedere i risultati delle ultime elezioni amministrative, la situazione della democrazia cittadina non è delle più confortanti. Con un tasso di astensione mai visto prima, l’attuale Amministrazione governa la città con il voto circa di un cittadino su 4 (57,7% di un 47,7% di votanti), come già ampiamente messo in luce sulle pagine di questo periodico. Nulla da dire sulla legittimità del voto, le regole sono queste ed è giusto così. Non si può tuttavia negare che vi sia un problema di partecipazione da parte della cittadinanza (per altro non solo a Milano). Dagli anni 70 – quando si recavano alle urne più del 90% degli aventi diritto – c’è stato un costante quanto drastico calo dei votanti fino ad arrivare al 47% di oggi (si veda al proposito il grafico pubblicato nell’editoriale del 26 ottobre). Di questo passo, non siamo lontani dal drammatico quadro immaginato e descritto con consueta sagacia e magistrale sarcasmo da José Saramago in Saggio sulla Lucidità, dove, a seguito di un’astensione elettorale del 83% – vista come una vera e propria sovversione e sfida al potere da parte delle Istituzioni – la situazione degenera rapidamente, facendo precipitare il Paese in un caos senza precedenti.

Scenari apocalittici a parte, da cui si spera essere ancora lontani – si auspica del resto che vi sia e vi sarà sempre un nucleo solido di elettori che, comunque sia, si recheranno alle urne, che eviti un ulteriore eccessivo calo dei dati – sembra prevalere un sentimento di “disaffezione nei confronti della politica”, di una “sfiducia dei cittadini” verso le istituzioni, che vengono percepite come non più attendibili nel tutelare il bene comune (1).

La situazione merita una riflessione seria ed approfondita, da una parte sulle cause di questo disinteresse, dall’altro sulle modalità per ripristinare quella fiducia e quel rapporto di dialogo tra la cittadinanza e le Istituzioni che oggi sembra in crisi. Sul primo aspetto, mi limito ad uno spunto di riflessione. Se certo la città del post-Expo è cambiata in maniera positiva – indubbie la ritrovata fiducia e dinamicità sul piano internazionale, la positiva riqualificazione di alcune aree urbane, la riacquistata vivacità culturale, la ristabilita posizione di leadership nel Paese ecc. – ci si deve chiedere se questa rincorsa alla conquista delle prime posizioni nelle classifiche nazionali e internazionali abbia davvero migliorato, oltre che l’immagine della città, la reale qualità della vita di tutti i giorni dei cittadini. Molte esigenze sentite da tanto tempo da una parte della popolazione – dalla mobilità, alla qualità dell’aria, dalla situazione periferie alla cura dell’ambiente urbano, dall’accessibilità per alcune categorie di cittadini alla movida (sempre più) selvaggia – non hanno ancora trovato soddisfacente risposta o non sono state per nulla  affrontate.

L’impressione è che su molti dei problemi che hanno una reale incidenza sulla vita degli abitanti non vi sia ascolto né coinvolgimento dei diretti interessati. Senza parlare dei grandi progetti, dove non sempre sono chiare le dinamiche processuali e i criteri di scelta delle soluzioni (vedi progetto nuovo Stadio). 

“La caratteristica principale di una democrazia è l’ininterrotta disponibilità del governo a recepire le istanze dei cittadini”, scrive lo studioso Robert Putnam (2), tra i principali teorici del concetto di capitale sociale. D’altra parte, per generare e mantenere un “buon governo”, la cittadinanza deve “partecipare al processo decisionale o almeno poterlo osservare nei suoi sviluppi, così da capire come si arriva alle decisioni che li riguardano, in base a quali criteri vengono compiute tali scelte nel contesto di interessi contrastanti e risorse limitate” (3).

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-40, Siena

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città, 1338-40, Siena

Negli ultimi anni molte realtà territoriali si sono dotate – in alcuni casi su impulso delle amministrazioni, in altri per iniziativa dei cittadini – di strumenti finalizzati a sviluppare la condivisione e partecipazione alle scelte di governo della comunità di riferimento. Tra questi, quello che sta avendo maggior successo è l’Assemblea dei Cittadini. Si tratta di pratiche in cui gruppi di cittadini si confrontano, dibattono e deliberano su determinate tematiche, producendo documentazioni finali che contengono idee, proposte e raccomandazioni (4). I componenti sono in genere scelti in maniera casuale e stratificata – per estrazione da liste elettorali o anagrafiche ad esempio – in modo da rappresentare gli interessi di tutte le categorie sociali in termini di genere, reddito, residenza, età, ecc. e talvolta possono essere presenti politici eletti. 

In Irlanda, tra i pionieri in quest’ambito, il lavoro di Assemblee di cittadini (Citizens’ Assembly), ha condotto alle proposte referendarie del 2015 e del 2018 che hanno portato alla legge sul matrimonio di persone dello stesso sesso e sull’aborto.  In Francia, nel 2019 è stata costituita la Convenzione dei cittadini per il clima (Convention citoyenne pour le climat) (5) , promossa dallo stesso Presidente Macron, i cui output sono stati poi recepiti, anche se solo parzialmente, nelle proposte di legge del Governo. In Belgio è stata creata da un paio di anni la prima istituzione politica permanente dell’Ostbelgien (la Comunità germanofona del Belgio), composta da un’Assemblea Cittadina e da un Consiglio Cittadino, che si affiancano al Parlamento e all’Esecutivo della regione, coinvolgendo nel processo decisionale i cittadini che discutono e approvano delibere su diverse tematiche che riguardano il loro futuro (6). Per quanto le risoluzioni prese da questa Istituzione non siano vincolanti, rimanendo a livello di raccomandazioni, questo modello è considerato uno dei casi più avanzati di democrazia deliberativa. Questi citati sono solo alcuni esempi, ad oggi le Assemblee si stanno diffondendo in tutta Europa e nel resto del mondo (7)

In Italia è interessante il caso di Bologna, che nel 2018 vince l’Engaged Cities Award (8), premio promosso da Cities of Services, realtà internazionale no profit che aiuta le amministrazioni a sviluppare la cooperazione tra il governo locale e gli abitanti. Bologna rappresenta probabilmente nel nostro Paese l’esperienza più matura di amministrazione condivisa di beni pubblici. Nel 2014 il Comune approva il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni”, che trova attuazione attraverso i Patti di Collaborazione (ne sono stati siglati già diverse centinaia), convenzioni che definiscono caso per caso responsabilità e compiti reciproci dell’Amministrazione e dei cittadini (9). Quest’anno il Consiglio Comunale ha inoltre modificato lo Statuto prevedendo l’Assemblea cittadina tra le modalità partecipative dell’Ente.

Altro strumento utile di ascolto e condivisione civica sono le piattaforme, adottate da diverse municipalità nel mondo. Tra queste Decidim, promossa dal Comune di Barcellona e offerta come software libero a organizzazioni civiche e municipalità. Sulla base di questa è stata sviluppata la piattaforma Milano Partecipa, per la raccolta di commenti e osservazioni da parte di cittadini e comitati, che tuttavia non sembra essere bene spiegata e si limita ad un “colloquio” su poche tematiche, come ci fa notare Giuseppe Longhi in un suo recente articolo su ArcipelagoMilano, dando l’impressione di una “carenza di empatia” da parte dell’ente pubblico. La partecipazione sembra così “ridotta ad un ascolto di facciata, ad un contentino e ad un coinvolgimento in puro stile volontaristico”, come osserva Luca Vinti, in un contributo sempre su questo periodico. Tendenza questa che sembra trovare conferma nella filosofia del “Ghe pensi mi” manifestata apertamente dal Sindaco, nella gestione del progetto del nuovo Stadio, nella carenza di informazioni sulla destinazione dei fondi PNRR rivolti alla città, nella mancanza di ascolto lamentata da vari comitati cittadini. 

Sarebbe auspicabile incominciare a pensare anche per Milano a meccanismi sostanziali di partecipazione democratica alle scelte che riguardano i beni comuni, soprattutto su tematiche di primaria importanza (grandi interventi urbani, PNRR, traffico e mobilità, qualità dell’aria e sostenibilità…). Se la città negli ultimi tempi si vanta di aver conquistato la preminenza in diversi ambiti, a quando dunque un primato in quello della democrazia e della partecipazione? 

Francesco Virtuani

Cara lettrice, gentile lettore, se sei arrivata/o qui, c’è voglia e bisogno di dibattito pubblico su Milano, indispensabile ossigeno per la salute della democrazia. Sostienici subito perché solo grazie a te possiamo realizzare nuovi articoli e promuovere il primato dei beni comuni per Milano. Attivati ora!

NOTE:

1. R. Bartoletti e F. Faccioli, “Public Engagement e pratiche partecipative: una mappatura della collaborazione civica a Bologna” in R. Paltrinieri (a cura di), Culture a pratiche di partecipazione. Collaborazione civica, rigenerazione urbna e costruzione di comunità, Franco Anegeli, 2020, Milano, pp. 55-66.

2. R. D. Putnam, La Tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano,1993, pp. 73-74.

3.  Susan L. Podziba, Le nostre città: dalla corruzione alla democrazia partecipata. Storie di successo, idee-guida operative, IPOC, Milano 2017, pp. 27- 28.

4.  www.odearal.org/cosa-sono/

5. Un’assemblea di 150 cittadini estratti a sorte si è riunita per diversi fine settimana con l’obiettivo di discutere e proporre soluzioni per affrontare la crisi climatica, dopo aver ascoltato esperti, funzionari pubblici, parti sociali, stakeholder.

6. Questo Consiglio permanente dei cittadini è costituito da 24 membri che rimangono in carica per 18 mesi e che devono definire le tematiche poi discusse all’interno della Bürgerversammlungen, una seconda Assemblea cittadina di 50 persone il cui mandato è a termine e da cui poi vengono scelti i membri del Consiglio. Il modello dell’Ostbelgien è stato elaborato da G1000, piattaforma per l’innovazione democratica.

7.  Al proposito, alcuni siti utili: 

www.oderal.org/assemblee-nel-mondo/

https://www.alcuoredellapolitica.net/assemblee-di-cittadini-esperienze-europa 

https://www.linkiesta.it/2020/09/democrazia-diretta-house-of-lords-assemblee-dei-cittadini-funzione-propositiva/

8. www.engagedcities.jhu.edu

9. Bartoletti, Faccioli, “Public Engagement e pratiche partecipative: una mappatura della collaborazione civica a Bologna”, cit., pp. 55-66.

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema








20 febbraio 2024

UNA CASA PER TUTTI?

Veronica Pujia






2 maggio 2023

PGT: FORSE SI CAMBIA

Gregorio Praderio





Ultimi commenti