26 ottobre 2021

LA PAROLA ALLE DONNE TRA PAURE E DISINFORMAZIONE

Un Sondaggio su Milano


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Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre un gruppo di Donne Democratiche hanno lanciato online un Sondaggio su Milano: parola alle donne. Obiettivo testare il polso delle milanesi su come vivono la loro città e che cosa chiedono alla futura amministrazione su Lavoro e Smartworking, Tempi di cura, Trasporti, Servizi di prossimità, Qualità della vita del proprio quartiere, Percezione della sicurezza, Conoscenza e valutazione della rete antiviolenza del Comune.

1.086 donne hanno compilato il questionario: un numero certamente importante, ancorché si tratti di un campione auto-selezionatosi anche rispetto allo strumento tecnologico! Pensionate quasi il 40%, mentre lavorano come dipendenti nel 47.3% dei casi: uno spaccato interessante del mondo femminile milanese.

Sono donne istruite (diploma di scuola secondaria e laurea): per il 45.5% tra i 45 e i 65 anni, giovani adulte tra 25 e 44 anni nel 16.5% dei casi mentre il 38% dichiara più di 65 anni confermando la collocazione di pensionate. 

Le donne che hanno risposto rappresentano dunque un gruppo socialmente ben definito culturalmente connotato e probabilmente sensibile ai valori progressisti e di centrosinistra. 

Solo il 50% ha risposto alla domanda sullo smartworking e, di queste, un terzo lo giudica positivamente; l’8.8% ne dà invece una valutazione negativa e quasi il 10% non si sbilancia. Dato particolarmente interessante perché potrebbe rappresentare donne per le quali da una parte, il nuovo modo di lavorare ha rappresentato un miglioramento della qualità di vita, legato per esempio a tempi di spostamento lunghi e faticosi, ma che nello stesso tempo, lavorando da casa, hanno dovuto contemporaneamente far fronte ad una organizzazione familiare complessa evidenziando le contraddizioni prodotte dai tempi della conciliazione lavoro e cura. Contraddizioni messe in luce da chi non ha potuto condividere con nessuno questa fatica (11.8%); lo ha fatto invece il 30%: una buona percentuale, ma certo ben lontana dall’obiettivo auspicato dal mondo delle donne.

Le donne giudicano mediamente elevata la qualità della vita del proprio quartiere: (7,4%) e discretamente dotati di servizi, anche se, in realtà, l’unico veramente raggiungibile a piedi riguarda l’offerta scolastica per i più piccoli (asilo e scuola primaria). Inoltre, come sappiamo dagli stili di vita delle donne nelle città europee più evolute, anche questo campione privilegia il traporto pubblico e la mobilità lenta (a piedi il 20% o in biciletta il 10%), diffusa soprattutto tra coloro che ha più di 65 anni con le più giovani che fanno buon uso della bicicletta.

“Ti senti sicura nel tuo quartiere?” Le risposte sono positive sia che riguardi il “giorno”, sia la “notte”. Tuttavia, nel primo caso si tratta della quasi totalità (97%) della risposta. Alla sera prevalgono ancora i sì: probabilmente perché cultura e istruzione consentono di elaborare i temi della sicurezza e della paura. Però il campione si divide quasi a metà: i no, infatti, rappresentano il 42% rispetto al 58% ed è interessante leggere che la percentuale cambia di poco tra le diverse classi di età. Notevoli differenze, invece, si verificano tra i Municipi: più del 50% si sente insicuro di notte nei Municipi nell’ordine 5 e 2; mentre, a parte il caso particolare del Municipio 1 (largamente il più sicuro) negli altri la percentuale del senso di insicurezza varia dal 36% nel 6, seguito dal 7 e man mano dagli altri.

Preoccupa e allarma il dato relativo a chi dichiara di essere stata vittima di molestie, stalking, violenza sessuale, pari al 26%. Non sappiamo se si tratti di atti vissuti sul posto di lavoro, per strada, sui mezzi pubblici o in famiglia. Rimane, in ogni caso, il valore del dato. Per fortuna abbastanza significativa è la quota – pari al 70% – di chi dichiara di “essere a conoscenza dell’azione della rete antiviolenza del Comune di Milano per il sostegno alle donne maltrattate”. Ma un restante 30% non la conosce e questa disinformazione è, purtroppo, diffusa soprattutto tra le più giovani. E se complessivamente l’azione dell’Amministrazione è giudicata positivamente dal 52.4% di chi ha risposto, c’è un 47% che non si sente di rispondere: e non è forse un caso che sia ancora il gruppo di età tra i 25 e 44 anni a rintanarsi in questa non risposta (né positiva né negativa). 

In definitiva, il tema dell’informazione (e della disinformazione) rimane rilevante e ciò è ancora più grave e preoccupante se si considera che il campione di donne che hanno risposto al sondaggio rappresenta una porzione di società milanese istruita, acculturata e sensibile.

In conclusione, si può dire che per quanto riguarda la rete anti violenza e il sostegno alle donne maltrattate l’azione del Comune deve diventare più incisiva e capillare; mentre buona, ma non del tutto soddisfacente la presenza di servizi di prossimità: la città 15 minuti deve essere l’obiettivo concreto dei prossimi anni, accompagnata – come chiedono le donne  tra le priorità di cui occuparsi – da più verde e parchi, più servizi di aggregazione, più iniziative culturali diffuse, più pulizia e attenzione agli anziani.

Francesca Zajczyk  

Università Milano Bicocca 

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